35 miliardi di dollari sporchi l’anno scappano dall’Italia
Vale più di 35 miliardi di dollari l’anno il “giro d’affari” del riciclaggio di denaro sporco che parte dall’Italia per essere trasferito in altri paesi.
La meta preferita è la Cina con 6,8 miliardi, seguita dalla Russia con 4,1 miliardi e dall’Olanda con 3,3 miliardi.
Lontano dal podio, in questa speciale classifica realizzata dal Centro studi di Unimpresa, figurano poi la Germania con 3,3 miliardi, la Francia e il Giappone con 2,4 miliardi, gli Stati Uniti con 2,3 miliardi.
Dallo studio emerge che non risultano paesi del Sud America né dell’America Centrale (per le Americhe ci sono solo gli Usa) tra le mete di denaro veicolato con operazioni finanziarie sospette o anomale.
“Di là dalle mete, osserviamo con enorme preoccupazione che una ingente quantità di flussi finanziari continua ad alimentare attività illecite. Per noi di Unimpresa, da sempre la legalità è un principio cardine che contempla allo stesso tempo un valore etico-morale e un intrinseco valore economico: con un maggior rispetto delle norme, infatti, i benefici si trasmettono a tutti gli attori della cosiddetta economia reale” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo lo studio di Unimpresa, che ha incrociato recenti dati della Banca d’Italia, dell’Unità di informazione finanziaria e delle autorità internazionali antiriciclaggio, ogni anno escono dai nostri confini 35,6 miliardi dollari.
La cifra si riferisce ai movimenti di denaro con anomalie che segnalano la probabile origine illecita dei fondi: dai reati fiscali alla provenienza legata al traffico di armi o alla vendita di sostanze stupefacenti e, più in generale, alle attività commerciali in mano a organizzazioni criminali.
La Cina, da anni osservata speciale, è la meta che presenta i flussi più consistenti con 6,8 miliardi. Poi c’è la Russia con 4,1 miliardi e l’Olanda con 3,3 miliardi.
Nella classifica, dalla terza alla decima posizione figurano in sequenza la Germania (3,3 miliardi), la Francia (2,4 miliardi), il Giappone (2,4 miliardi), gli Stati Uniti (2,3 miliardi), l’Egitto (1,3 miliardi), il Regno Unito (1,2 miliardi), l’Iran (999 milioni).
In totale, nei primi 10 paesi arrivano 27,8 miliardi di fondi illeciti.
Si scende quindi su cifre progressivamente più contenute, con altri 17 paesi destinatari di trasferimenti di denaro sporco per un totale di 7,8 miliardi: in Tunisia 764 milioni, in Austria 754 milioni, in Spagna 689 milioni, in Irlanda 645 milioni, in Arabia Saudita 597 milioni, in Belgio 590 milioni, in Danimarca 541 milioni, in Lussemburgo 508 milioni, a Honk Hong 481 milioni, in Israele 388 milioni, in Grecia 383 milioni, in Ucraina 289 milioni, in Svezia 175 milioni, in Cambogia 105 milioni, in Finlandia 104 milioni, in Bielorussia 101 milioni, in Bosnia 77 milioni.
“Tutto questo denaro è probabilmente solo una parte di quello che alimenta attività illecite e non fa che alterare il ciclo dell’economia che viaggia all’interno dei canali legali. I fondi illeciti non fanno che calpestare le norme sulla concorrenza facendo letteralmente morire attività sane: ciò succede per esempio quando si vende sotto costo oppure quando si interviene con l’utilizzo della forza”. Conclude il presidente di Unimpresa.
Piero Vernigo
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