Le decisioni del copyright in Europa rimandate a settembre
Per non rovinare le ferie a quanti nel corso dell’anno si sono prodigati per rendere la vita un tantino più agevole a milioni di utenti informatici a Bruxelles il Parlamento europeo non ha adottato alcuna decisione in merito al copyright digitale.
Per due giorni gli amministratori della versione italiana di Wikipedia hanno deciso di oscurare il proprio sito in segno di protesta contro il nuovo pacchetto di regole continentali sul copyright informatico.
Hanno bloccato ogni decisione e rimandato tutto alle sessioni autunnali.
Alle iniziative italiane si sonno accodati gli amministratori della Spagna e della Lettonia, ed anche loro non appena appreso la notizia del rinvio a settembre hanno reso disponibile la consultazione delle pagine enciclopediche.
Lunedì 18 giugno il Comitato Affari legali del Parlamento europeo, Juri, ha approvato una revisione del copyright digitale.
Sono principalmente due articoli che hanno fatto sobbalzare la critica e i diretti interessati, gli articoli 11 e 13.
l’articolo 11, prende in nome di link-tax, prevede che gli editori possano pretendere una somma in denaro da chiunque dovesse condividere una notizia, pure sotto forma di link; l’articolo 13 invece prevede un meccanismo di filtraggio e controllo per ciascun contenuto per della pubblicazione online, avente come obiettivo la volontà di combattere la pirateria informatica.
L’iniziativa parlamentare europea è partita sbilenca sin dal primo giorno di stesura essendo stata scritta e riscritta più volte nell’intento di non penalizzare le parti interessate.
Da un lato le associazioni per la libertà digitale e le tante diramazioni, nettamente contrari a regole restrittive e bavagli che favorirebbero in maniera esagerata gli editori, dall’altra perlappunto le case editrici che sostengono e premono per una regolamentazione stretta e vigorosa.
Il Parlamento italiano ha seguito le orme di Bruxelles e si è spaccato.
Su una sponda la Lega di Salvini, il quale sostiene che qualora gli articoli 11 e 13 approvati diverrebbero un bavaglio alla rete, ed il Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo che rimarca i limiti che imporrebbero a milioni di giovani e studenti le nuove formule.
Di parere opposto il Pd, abbastanza frammentato, che accusa i partiti di maggioranza di raccontare falsità poiché la riforma riguarda un numero limitato di piattaforme ma nel contempo permette agli editori di incassare quote che rimpinguerebbero i bilanci che non sono di certo rosei.
Serve specificare che gran parte della stampa nazionale ha vincoli e legami piuttosto stretti con il Pd mentre sono pochissime le testate imparentate con Salvini e con Beppe Grillo.
Nella diatriba Forza Italia e Fratelli d’Italia non sono voluti entrarci ed hanno preferito rimanere alla finestra.
Guglielmo d’Agulto
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