Il vino italiano un’eccellenza risultato di cultura e capacità
Si è appena concluso l’11° Forum internazionale della cultura del vino dal titolo “Il valore del tempo” promosso dalla Fondazione Italiana Sommelier e svoltosi nell’Aula Chiesa della Luiss al quale ha presenziato il Presidente Sergio Mattarella il quale ha voluto puntualizzare il perfetto connubio esistente oggi tra la benevolenza del territorio e la professionalità tutta italiana che in pochi decenni ha saputo affermarsi a livello planetario.
Questi alcuni passaggi del discorso presidenziale.
“Abbiamo ascoltato considerazioni che sono state proposte sul piano storico, su quello letterario, culturale, di costume, economico, giuridico.
Tutti questi aspetti manifestano quanto il vino italiano costituisca un’eccellenza che non è soltanto frutto della natura e della condizione privilegiata – sotto questo profilo – del nostro Paese, ma è frutto di una grande capacità degli operatori, di una grande comunità di operatori, di professionalità di alto valore apprezzato in tutto il mondo.
Tutto ciò richiede conoscenza del territorio, saperi tradizionali, ricerca attuale, attente analisi.
Franco Maria Ricci e Angelo Gaja ci hanno richiamato al valore del tempo; richiamo quanto mai opportuno in una stagione che rischia di essere quella dell’eterno presente.
Tutti questi elementi sono definibili, ma non si possono esprimere con un logaritmo.
Non vorrei sembrare irriverente verso una sorta di nuova figura di culto di questa stagione, certamente utile su altri versanti e in altri settori, ma quanto abbiamo ascoltato ci ha ricondotto a come la cultura del vino sia radicata alla civiltà, alla terra.
La Presidente Marcegaglia ci ha ricordato la varietà della produzione nel nostro Paese che richiama alla molteplicità dei suoi territori, delle sue caratteristiche, delle sue specifiche condizioni: ciò lo rende affascinante.
Si tratta di un fronte di grande grande rilievo per il nostro Paese che richiama alla migliore storia dell’Italia e alla sua grande varietà.
Sono tutti elementi che fanno comprendere perché questo prodotto sia vincente sui mercati internazionali.
Vi sono tante ragioni che sorreggono il successo di export della nostra produzione vinicola, nella speranza che l’improvvida stagione di minaccia di dazi non abbia un eccessivo sviluppo e non crei difficoltà.
In realtà questo settore, come tanti altri, dimostra come i produttori italiani abbiano sempre da guadagnare dai mercati aperti, hanno bisogno di mercati aperti, perché hanno il coraggio di affrontare la concorrenza e la capacità di vincere, di prevalere nelle competizioni.
L’economia di ogni Paese ha sempre da guadagnare dai mercati aperti. Questo vale particolarmente per il nostro Paese.
Sono anche lo strumento – per riprendere una considerazione di Paola Severino – che consente, attraverso trattati di grande portata, di regolamentare in maniera trasparente e rassicurante rapporti e criteri di produzione, di concorrenza e di commercio”.
Sono stagioni favorevoli per il vino e l’enogastronomia, divenuti oramai colonne portanti del Made in Italy nel mondo.
Un ringraziamento alle frasi del Presidente sono pervenute anche da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: “A nome dei produttori di vino aderenti alla Confagricoltura ringrazio vivamente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per le parole di apprezzamento indirizzate agli operatori del settore.
Il Presidente ha voluto porre in evidenza quelle che sono le specifiche condizioni alla base del successo dei vini italiani nel Mondo.
Abbiamo particolarmente apprezzato il richiamo alla grande capacità e alla professionalità di alto valore che caratterizzano il settore.
Ringraziamo il Presidente Mattarella anche per aver voluto sottolineare come l’economia italiana abbia bisogno di mercati aperti e regolamentati in maniera trasparente.
Sui mercati aperti, senza dazi e ritorsioni, i produttori di vino e tutto il sistema agroalimentare italiano sanno vincere la concorrenza e conquistare nuovi estimatori del “Made in Italy” in ogni angolo del mondo”.
Anselmo Faidit
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