La filiera dell’ortofrutta nuoce a produttori e consumatori
Poche mattine orsono all’interno di un mercato all’ingrosso del Nord Italia è stata segnalata una scena allucinante. Alcuni operatori di diversi supermercati della zona facevano a gara per acquistare il prodotto di qualità più bassa.
E, si badi bene, si sta parlando di supermercati, non di ambulanti stranieri che vendono tutto a 99 centesimi.
Gli operatori hanno acquistato per i loro punti vendita pomodoro Cuore di bue di qualità scadente, da 600 grammi al pezzo: frutti gialli e stanchi, provenienti da chissà dove.
Si tratta di un prodotto scarso dal punto di vista organolettico e anche scomodo da preparare.
Però veniva venduto a meno di 50 centesimi al kg.
E ci guadagnano pure.
Rifilano un prodotto scarso, ma attirano i consumatori che poi, nel punto vendita, comprano altro. Di certo non acquisteranno più pomodoro, o saranno comunque scoraggiati dal consumarlo.
Per i produttori onesti e professionali è la fine.
Provocatoriamente, il produttore onesto si domanda: Ma come mai in questi casi le catene non scrivono, ad esempio, ‘offerta speciale, pomodoro cattivo a basso prezzo‘?
Sarebbe onesto e non si carpirebbe la fiducia del consumatore.
Questi signori che vendono al dettaglio non si rendono conto che agendo in una determinata maniera stanno uccidendo quegli agricoltori che provano a fare qualità.
Non si è mai visto un consumatore fare storie per pagare 1 euro in più del pomodoro di ottima qualità.
Magari ne compra uno in meno, ma il giorno successivo lo riacquista, se gli è piaciuto.
Questo periodo è quello più nero di tutto l’anno dal punto di vista dei consumi.
Vanno meglio coloro che riforniscono le zone turistiche come le Riviere, ma nelle città cominciano a scarseggiare sia i turisti, sia i residenti.
Certe politiche aggressive di marketing stanno uccidendo quegli agricoltori che privilegiano l’onestà e la correttezza.
Si nota ultimamente anche alcuni fruttivendoli, che dovrebbero giocare tutto sulla qualità, inseguono il falso mito dell’offerta, come fossero un supermercato.
Se si prosegue ancora su questa strada, non so dove andremo a finire. Non è un’ottima prosepettiva per gli agricoltori, ma anche per i consumatori il futuro non è roseo.
Arnaud Daniels
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