L’embargo russo alimentare è costato 150 milioni di euro
A Bruxelles proseguono imperterriti a disinteressarsi dei danni che ha procurato all’Italia la cervellotica decisione dell’embargo russo. Iniziativa sponsorizzata da Francia e Germania i cui rapporti commerciali agroalimentari con la Russia non sono corposi come quelli italiani.
Ora si sta affacciando un altro pericolo e proviene dall’altra parte dell’Atlantico, le antipatie evidenziate ed espresse nei confronti di Donald Trump stanno per trasformarsi in ingenti danni economici.
Qualora gli Usa incrementassero i dazi sull’import del settore automobilistico allora, molto probabilmente, la signora Angela Merkel si attiverebbe con vigore insieme a quel signorino d’Oltralpe al quale siamo terribilmente antipatici.
Embargo russo, stop ai ritiri straordinari di ortofrutta. Dopo quattro anni la Commissione europea ha chiuso i fondi per tamponare gli effetti negativi del blocco commerciale imposto da Mosca, in vigore dall’agosto del 2014.
Alcuni Stati membri come Italia, Belgio, Spagna e Polonia hanno tentato di opporsi alla decisione dell’Ue formulando specifiche richieste per evitare di vedersi chiudere i fondi per gestire la crisi.
Tuttavia, sembra invano, visto che la Commissione europea non sembra intenzionata a ritornare sui propri passi, avendo ribadito ufficialmente la propria decisione, mettendo in seria difficoltà gli operatori del settore.
I primi dati a disposizione, seppur non ufficiali, dicono che dalla metà del 2014 alla fine maggio scorso, a livello comunitario sono stati richiesti aiuti per oltre 502 milioni di euro, a fronte di 1,7 milioni di tonnellate di ortofrutta oggetto di ritiro straordinario.
Nei giorni scorsi il ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio ha anche affermato di aver chiesto con una nota congiunta con la delegazione spagnola una proroga delle misure di sostegno sino al 15 ottobre 2018.
Nel contempo il ministro ha sottolineato come rispetto al triennio 2011-2013, periodo in cui l’export agroalimentare si attestava intorno ai 625 milioni di euro in media, dall’agosto 2014 al 2017 è stato registrato un calo nelle esportazioni agroalimentari di circa il 25%, per un importo medio di circa 470 milioni di euro.
Il prezzo dell’embargo è stato quindi di oltre 150 milioni di euro.
Ora serve un tavolo tra Ue e Usa
“Bene il Ministro per le politiche agricole e alimentari, Gian Marco Centinaio, contro l’introduzione di dazi sulle importazioni dagli Usa, che porterebbe ad un escalation tra le due sponde dell’Atlantico e, inevitabilmente, ad una deriva muscolare con pesanti ripercussioni anche sul settore agroalimentare.
È invece il momento di aprire rapidamente, su iniziativa italiana, un tavolo di discussione tra l’Ue e le autorità statunitensi per analizzare la minaccia americana al sistema di aiuti europei, e individuare le buone soluzioni”.
Lo afferma Paolo De Castro, il primo vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo che “invita le autorità nazionali a concentrarsi sui controlli alle frontiere affinché i prodotti importati dai Paesi terzi rispettino gli alti standard di produzione comunitari che garantiscono le eccellenze del ‘Made in Italy’, ma rappresentano anche costi elevati per chi produce”.
La filiera agroalimentare italiana, dopo la crisi dovuta all’embargo russo conclude De Castro: “non può rischiare di perdere il più importante partner commerciale dell’Unione europea, gli Stati Uniti, che rappresentano per i nostri produttori un volume di export superiore ai 20 miliardi di euro”.
Raimondo Adimaro
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