L’aria condizionata produce benessere o crea problemi?
“L’aria condizionata, e il modo in cui utilizziamo l’energia, si traduce in un ulteriore aumento nell’inquinamento e delle temperature”. Con costi non solo per l’ambiente ma anche per la salute umana.
A sostenerlo, numeri alla mano, è un team di ricercatori della University of Wisconsin-Madison, negli Stati Uniti, autori di uno studio pubblicato su PLOS Medicine.
Utilizzando una combinazione di modelli matematici, gli studiosi hanno calcolato che il solo aumento dell’uso di aria condizionata nei prossimi 30 anni causerà un notevole aumento di polveri sottili e di ozono, e di conseguenti decessi prematuri dovuti all’inquinamento.
Per capire che impatto potesse avere sull’ambiente e sulla salute umana l’uso dei climatizzatori, gli studiosi hanno effettuato delle previsioni, paragonando le condizioni ambientali nel caso di un utilizzo stabile nel tempo di aria condizionata, con quelle che si avrebbero con l’aumento del consumo dovuto all’innalzamento delle temperature.
L’obiettivo era quello di predire quale sarà la situazione ambientale in un’ipotetica estate a metà del secolo in corso (per esempio del 2050), in termini di inquinamento.
Gli autori hanno combinato 5 modelli matematici che spiegano: le variazioni nella richiesta energetica degli edifici (dovute ai climatizzatori), la produzione di energia e le relative emissioni, la qualità dell’aria, e gli impatti sulla salute umana, basandosi sulle condizioni climatiche attuali e previste per il futuro.
Come area di riferimento gli studiosi hanno utilizzato gli Stati Uniti orientali, dove la produzione e l’utilizzo di elettricità sono collegati tramite un sistema regionale.
Gli scienziati hanno poi ipotizzato tre scenari: quello odierno, quello di metà secolo nel caso in cui le emissioni rimanessero uguali a oggi, e quello di metà secolo con le emissioni adattate all’aumento dei consumi negli anni, per dedurre le relative condizioni di qualità dell’aria e della salute umana.
Nel caso odierno, gli autori hanno simulato la richiesta energetica degli edifici e le emissioni attuali.
Nel secondo caso, ipotizzando il clima di un’estate calda, hanno considerato la richiesta energetica degli edifici e le emissioni costanti rispetto a oggi, questo scenario rappresenta l’impatto del cambiamento climatico da solo sulla qualità dell’aria e la salute.
Non viene quindi considerata nessuna variazione nell’attività degli edifici o nelle emissioni causate dall’uomo per quanto riguarda la richiesta di energia elettricità.
Il terzo scenario, sempre considerando il clima di un’ipotetica estate calda di metà secolo, rappresenta l’impatto del cambiamento climatico considerando un aumento delle emissioni dovuto a una maggiore richiesta di aria condizionata in risposta alle temperature più elevate.
I risultati mostrano che per metà secolo il cambiamento climatico da solo (scenario 2) può fare aumentare le concentrazioni di polveri sottili fini (PM2.5) del 58.6% e l’ozono (O3) del 14.9%.
Se, invece, si considera l’aumento dei consumi degli edifici, dovuto alla maggiore richiesta di aria condizionata per via dell’aumento delle temperature, l’aumento sarà rispettivamente del 61.1% (PM 2.5) e del 15.9% (O3).
Quindi, il 3.8% dell’aumento di PM2.5 e il 6.7% di aumento di O3 totali sarebbero dovuti esclusivamente all’aumento dell’uso dell’aria condizionata.
Per quanto riguarda, invece, i risultati in termini di salute umana, l’aumento dell’uso di aria condizionata porterebbe, a metà secolo, 654 e 315 morti in più (sempre nell’area di riferimento studiata, gli Stati Uniti orientali) dovuti all’aumento di PM2.5 e O3, rispettivamente.
“Non c’è dubbio sul fatto che l’aria condizionata, soprattutto essendo le estati sempre più calde, salverà delle vite.
Ma, se l’aumento dell’uso della climatizzazione continuerà a dipendere dal consumo di energie non rinnovabili, questo causerà un peggioramento della qualità dell’aria e a sua volta della salute umana”, spiegano gli autori.
“Le ondate di calore aumentano, sia in quantità che nella loro durata. Avremo più necessità di sistemi di raffreddamento che, a loro volta, richiederanno più energia. Se continuiamo a basarci sugli impianti a carbone (per quanto riguarda gli Usa, nda) per parte della nostra produzione di elettricità, ogni volta che accenderemo l’aria condizionata staremo inquinando e riscaldando l’ambiente, provocando più malattie, e persino morti”.
Bisogna passare a fonti di energia sostenibili, come quelle eoliche o solari, e fornire dei sistemi di condizionamento più efficienti.
“La risposta è: energia pulita” dichiara David Abel della University of Wisconsin–Madison, primo autore dello studio, “è qualcosa che noi abbiamo il potere di controllare e che influenzerà sia il cambiamento climatico che l’inquinamento dell’aria. Se non cambiamo nulla, entrambi peggioreranno”.
Claudia Treves
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