Ma il talco è da considerare cancerogeno oppure no?
Non aver menzionato i rischi tumorali correlati all’utilizzo di talco, questa l’accusa da parte dei giudici americani nei confronti del colosso farmaceutico Usa.
Una sentenza che costa alla Johnson & Johnson 4,7 miliardi di dollari.
A tanto infatti ammonta la cifra dovuta dall’azienda a 22 donne e alle loro famiglie riconosciuta da una corte del Missouri come danni punitivi e compensativi.
La nota azienda farmaceutica e di prodotti per la cura della persona è infatti accusata di aver nascosto la presenza di amianto (o asbesto) nel talco che avrebbe causato alle donne cancro alle ovaie.
Questo è quanto sentenziano i giudici nelle aule di loro competenza.
Ma come ben sappiamo molto spesso le aule della giustizia non la pensano alla stessa maniera di quelle della scienza.
Siamo, comunque, solo al primo grado della sentenza.
Non è la prima volta che il talco finisce al centro delle cronache giudiziarie e sanitarie.
Solo lo scorso agosto, per esempio, l’azienda era stata condannata a un risarcimento record nei confronti di una donna con tumore ovarico allo stadio terminale, poi deceduta.
Il giudizio contro la Johnson & Johnson venne poi ribaltato, ma le questioni legali sono tutt’altro che scomparse per l’azienda che, secondo quanto riferisce oggi il New York Times è alle prese con circa 9000 casi che chiamano in causa i suoi prodotti a base di talco.
Al momento la multinazionale ha fatto sapere che ricorrerà in appello contro quella ritenuta un’ingiusta sentenza, e che i suoi prodotti non contengono amianto né causano tumori all’ovaio.
La questione scientifica, fuori dalle aule dei tribunali, non è però così chiara.
L’amianto è sì cancerogeno e allo stesso modo dovrebbero essere considerate le sostanze minerali che lo contengono (come il talco minerale, appunto).
Diverso il discorso per le polveri a base di talco (per uso perianale), che nella classificazione dell’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer, Iarc) sono classificate come 2B, ovvero come possibili cancerogeni per l’uomo e il talco non contenente amianto come non classificabile per la sua cancerogenicità per l’uomo.
I prodotti a base di talco sono asbesto-free dagli anni Settanta in Usa, ricorda l’American Cancer Society e contengono dunque oggi meno impurità rispetto al passato.
Lasciando da parte per un momento i botta e risposta sulla presenza/assenza di amianto nelle polveri a base di talco al centro della causa Johnson & Johnson, i dubbi sulla cancerogenicità dei prodotti a base di talco e i relativi giudizi espressi dalla Iarc rimangono ancora (possibili – non classificabili) perché le evidenze scientifiche in materia non sono univoche e completamente chiare.
Per alcune ricerche che suggeriscono un aumentato rischio di tumore alle ovaie, altre lo smentiscono.
Lo stesso National Cancer Institute statunitense parla di studi al momento inconsistenti.
L’Airc in uno speciale sul tema conclude come, anche ammettendo un aumento dei rischi pari al massimo osservato, il rischio relativo rimarrebbe comunque basso, data la bassa frequenza del tumore alle ovaie.
Ciò non toglie che, nel dubbio e in ottemperanza al principio di precauzione, alcuni esperti consiglino di ridurre ed evitare l’applicazione del talco, specialmente alle zone perianali.
Salvarico Malleone
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