Tra pochi giorni si parte per una buona vendemmia 2018
Le forbici oramai sono già affilate, tra pochissimi giorni dalle Alpi all’Etna tutti tra i filari per tagliare quei grappoli che lasciano presagire una buona-ottima vendemmia.
In Spagna si sono già avviati e le voci raccontano di 43 milioni di ettolitri, il ministero dell’Agricoltura francese precisa che si dovrebbero superare i 46 milioni, le nostre fonti ufficiali hanno preferito non sbilanciarsi ed attendere un paio di settimane per lanciare delle previsioni.
Nel giardino d’Europa si producono 73 Docg, 332 Doc e 118 Igt che fanno un totale di 523 con i francesi distanziati a 278.
I cugini di oltralpe li abbiamo sorpassati in diverse graduatorie nel giro di pochi anni per cui oggi non ci guardano più con quell’arietta di superiorità ma ci marcano stretto in attesa delle nostre prossime mosse.
Ma qual’è la situazione in questo momento?
In Veneto seppur siano stati colpiti da grandine e pioggia intermittente i vigneti appaiono in ottimo stato. In Piemonte il freddo di marzo aprile, l’elevata piovosità di aprile maggio inframmezzate da grandinate hanno generato non poche preoccupazioni ai vignaioli, però le giornate estive di giugno hanno consentito un ottimo recupero.
Il Trentino Alto Adige si è tenuto lontano dalle intemperie per cui il germogliamento, la fioritura e l’allegagione si sono avute in condizioni eccellenti determinando una buona carica produttiva su tutte le varietà.
La stagione del Friuli Venezia Giulia è partita leggermente in ritardo ma ha recuperato splendidamente a tal punto che si parla di abbondanza in quantità con eccellente qualità.
L’Emilia Romagna ha dovuto combattere la peronospora ma ora va parecchio meglio.
La Toscana risente dei danni causati dalla siccità e dalle gelate del 2017 però alberga un cauto ottimismo.
In Abruzzo la quantità dovrebbe essere superiore alla passata stagione, la qualità un tantino meno per via della peronospora e dello oidio che si sono abbattute su talune zone.
Bisogna attendere il mese di agosto per valutare l’andamento dei filari della Puglia per le numerose piogge che hanno penalizzato tutta la regione.
Non eccessivamente diversa la situazione della Sicilia che difficilmente potrà raggiungere standard qualitativi elevati.
Se la stagione estiva proseguirà senza eccessivi scossoni, il 2018 potrebbe rientrare nei livelli di produzione dell’ultimo quinquennio.
Ne abbiamo parlato con Marco Fornello titolare dell’azienda agricola Il Boschetto di San Damiano d’Asti e socio della cantina Produttori di Govone, Cuneo.
“La primavera-estate 2018 è stata favorevole e non abbiamo registrato scompensi o sventure preoccupanti. Dovrebbe essere una discreta annata sia in quantità che in qualità. Tra pochi giorni si dovrebbe partire con la vendemmia 2018”.
Ci troviamo nelle Langhe una delle zone più incantevoli della Penisola, Patrimonio dell’Unesco e residenza di cantine che hanno contribuito in maniera notevole a diffondere il Made in Italy nei cinque continenti. Da queste vigne sgorga il Barolo, il Barbaresco, il Nebbiolo, il Barbera, il Dolcetto d’Alba.
Dai noccioleti di queste terre scaturisce la Nutella divenuta famosa in tutto il pianeta.
Ed è qui che spunta il tartufo d’Alba, per gli appassionati diventa il biancone.
Se è vero che il nostro nettare ha raggiunto traguardi prestigiosi, è altrettanto vero che vi sono ancora notevoli margini di miglioramento.
“La natura è stata benevola nei nostri confronti, lo abbiamo compreso e ci siamo rimboccati le maniche. Con una tavola amorevolmente imbandita si fa alla svelta a svuotare una bottiglia di pregiato aroma, ma per ottenerlo occorre conoscere, amare e risiedere tra i filari tutti i giorni. La vigna è come un pargolo, necessita di cure e coccole continue. Ti devi appassionare e dedicarle tutto te stesso. Solo appassionandoti puoi raggiungere determinati risultati, se ci si prefigge di anteporre la qualità allora ci si deve sacrificare”.
L’Italia è la dimora delle piccole e medie aziende, una buona percentuale sono a conduzione familiare.
“Le eccellenze italiane nascono quasi tutte nelle piccole aziende che molte volte non ricevono il sostegno da parte della classe politica, dal mondo bancario e dalla pubblica amministrazione. Nel nostro Paese se compi un passo falso rischi di buttare alle ortiche lustri di lavoro e sacrifici. Le banche non vogliono comprendere i tuoi sforzi, i tuoi progetti, le tue idee. Ed il comparto agricolo è tra i più penalizzati”.
Vi è un fondo di verità nelle frasi di Marco. Va pure rammentato che per indole l’italiano è individualista, fa fatica ad associarsi, gli riesce difficile fare squadra. Quasi il contrario dei francesi.
“I francesi hanno altre tradizioni, altra storia e cultura. Gli agricoltori d’oltralpe godono dei massimi appoggi dalla politica e dalla finanza, quando si presentano fuori dei confini sembrano delle corazzate noi compariamo come un’armata brancaleone. È quasi solo grazie alle capacità individuali se abbiamo raggiunto taluni traguardi importanti”.
Eppure vi sono colossi associativi che, quantomeno in teoria, dovrebbero supportarvi.
“Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Uci ed altre sigle, in effetti dovrebbero essere partner dell’agricoltore per agevolare la sua giornata ed il suo lavoro. Alla fine ci si accorge che oltre alla quota annua associativa ad ogni intervento o pratica che svolgono chiedono un compenso, e si aggiungono balzelli su balzelli”.
Altro nodo da sciogliere quello della Gdo, Grande Distribuzione Organizzata, a volte accusata di voler imporre regole e prezzi.
“Personalmente ho instaurato un buon rapporto, se presenti un prodotto di qualità non creano difficoltà a valutarlo per quella che è la quotazione del mercato. A differenza dei ristoranti, anche qualcuno incluso negli elenchi di guide famose, che tira sino all’inverosimile sul prezzo e paga alle calende greche. Con la Gdo ciò non accade”.
Intanto la mente galoppa tra i rigogliosi filari in fondo ai quali compare gioioso e invitante Bacchus.
bruno galante
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