Crolla il ponte Morandi sull’A10 a Genova: 43 vittime
Poco prima di mezzogiorno della vigilia di Ferragosto mentre Genova è spazzata da un violento nubifragio e avvolta da un cielo plumbeo uno dei tre piloni del ponte Morandi, su cui scorre il tratto finale dell’A10, ha ceduto ed è crollato con un enorme boato travolgendo tutto ciò che ha incontrato.
Parte della campata è piombata su Via Fillak a Rivarolo nella zona di Sampierdarena.
Il numero delle vittime sinora accertate è di 43 ma si continua a scavare tra le macerie.
Detriti sono caduti sui capannoni industriali sottostanti, alcuni edifici e il centro Amiu, l’azienda ambientale del comune di Genova.
Non hanno, invece, toccato i capannoni di Ansaldo Energia, una delle principali industrie di impianti per la produzione di energia d’Italia, oltre a quattro grandi condomini con decine e decine di appartamenti.
Le Autostrade d’Italia, concessionaria del tratto autostradale e che ha in cura la manutenzione, ha emesso un comunicato nel quale specifica che “sulla struttura –
risalente agli anni ‘60 – erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione. I lavori e lo stato del viadotto erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della Direzione del Tronco di Genova”.
Sul posto sono immediatamente intervenuti polizia, carabinieri, vigili del fuoco e mezzi di soccorso.
Una decina di feriti sono stati trasportati negli ospedali cittadini.
Sulla A10 è stato chiuso il tratto tra il bivio A7 Milano-Genova e Genova Aeroporto in entrambe le direzioni, è stata anche sospesa la circolazione ferroviaria nel nodo di Genova.
Il viadotto Polcèvera, chiamato più comunemente ponte Morandi ed intitolato al suo progettista Riccardo Morandi, attraversa il torrente Polcèvera nel capoluogo ligure, tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano.
Progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, fu costruito tra il 1963 ed il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua.
Alcuni lo chiamano “Ponte delle Condotte” in ricordo della società costruttrice, in tanti preferiscono “Ponte di Brooklyn” per una vaghissima somiglianza al più noto ponte newyorkese.
La sua lunghezza è di 1.182 metri, 45 metri di altezza al piano stradale e 3 piloni in cemento armato che raggiungono 90 metri di altezza; la luce massima è di 210 metri.
Il 29 luglio 2016 Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato presso l’Università di Genova, ha pubblicato un articolo su Ingegneri.Info nel quale esprime i propri dubbi sulla struttura.
Il 28 aprile 2016 il senatore genovese Maurizio Rossi, Gruppo misto, ha presentato un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, nella quale chiede “i motivi per i quali il necessario iter amministrativo per la costruzione della Gronda di Genova (é un’opera infrastrutturale viaria che dovrebbe alleggerire l’intenso traffico autostradale esistente) è fermo da anni”.
Nell’interrogazione si parla del ponte Morandi ed è spiegato che “recentemente è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno resa necessaria un’opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura”.
Il senatore chiedeva di conoscere “il dettaglio della attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza del Ponte Morandi, gli interventi che ancora devono essere realizzati, se gli interventi saranno tali da comportare gravi disagi alla circolazione della città e la tempistica di fine lavori. Se corrisponda al vero che il Ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso, almeno al traffico pesante, entro pochi anni gettando la città nel totale caos”.
Sono trascorsi 2 anni e pochi mesi ed il ponte è stato chiuso definitivamente.
Come ogni grande opera pubblica che deve realizzarsi sul territorio nazionale puntualmente spuntano come funghi di Biancaneve i comitati contrari.
A Genova anni orsono nacque il Comitato No Gronda, sponsorizzato da Beppe Grillo ed il M5S, con l’intento di bloccare iniziative e progetti autostradali miranti ad eliminare, o quantomeno ridurre drasticamente, il traffico, specie quello pesante, che quotidianamente opprime la capitale ligure.
La Liguria è un passaggio obbligato per gli italiani che intendono recarsi nel sud della Francia e per quanti devono viaggiare verso la Spagna ed il Portogallo.
In oltre mezzo secolo sul ponte Morandi sono transitati decine di milioni di autovetture e mezzi pesanti, la densità di traffico degli anni Settanta e Ottanta è una bazzecola se confrontata a quella di oggi.
Due corsie per senso di marcia non esistono in nessuna città importante italiana, solo Genova è rimasta ancorata al passato remoto, nelle ore di punta ogni giorno si cammina peggio delle lumache.
Sono ignote le cause del crollo, la voce più insistente è quella del cedimento strutturale, un testimone racconta di aver visto un fulmine colpire il pilastro ma il vice ministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ha sottolineato che “un ponte del genere non crolla né per un fulmine e né per un temporale”.
È auspicabile che questa tragedia possa servire alla classe politica, centrale e periferica, a comprendere che non si deve accelerare l’iter burocratico solo dopo aver registrato incidenti funesti.
È così difficile realizzare le opere importanti con una regolare programmazione?
Niccolò Rejetti
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