Ricercatori italiani pongono fine all’antiestetica calvizie
Bisogna ringraziare alcuni studiosi e ricercatori italiani se l’annoso problema della calvizia si può dire sia giunto al capolinea.
Calvizie, o più precisamente alopecia androgenetica. Un disturbo che colpisce ben 30 milioni di europei, per il quale, tenendo anche conto del fatto che 3 persone su 4 considerano i capelli come un aspetto indispensabile del proprio look e della propria personalità, la ricerca scientifica sta da tempo cercando un rimedio.
Si tratta di un risultato rivoluzionario per questo settore della ricerca scientifica, in grado di restituire il sorriso a quasi tutte le persone che avevano perso le speranze di riavere la propria chioma.
L’ultima notizia in questo senso arriva dagli scienziati dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (Idi) Irccs di Roma, che hanno appena messo a punto una terapia biologica, basata sull’inflitrazione di derivati del sangue, che si è dimostrata efficace nella ricrescita dei capelli nell’80% dei pazienti trattati per alopecia androgentica.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata Dermatologic Surgery.
Nel loro lavoro, i ricercatori dell’Idi hanno utilizzato iL-PRF, un cosiddetto emoconcentratore – ossia una sorta di “aggregatore” per il sangue – che contiene piastrine, globuli bianchi, fibrinogeno e altre proteine plasmatiche in alta concentrazione.
Sostanzialmente, il paziente viene sottoposto a prelievo del sangue; successivamente, il fluido viene trattato con l’emoconcentratore, e la soluzione viene poi infine reinfusa nel paziente, nella zona della testa in cui si osserva la perdita dei capelli.
La terapia, dicono gli scienziati, può essere riutilizzata e non ha particolari effetti collaterali, se non una sensazione di gonfiore o bruciore che scompare spontaneamente 72 ore dopo l’infusione.
Sperimentato su 168 persone (102 uomini e 66 donne) seguite per tre anni, con un’età media di 28 anni per i primi e 36 per le seconde. È stato coinvolto anche un gruppo di controllo.
Schiavone e colleghi hanno effettuato due iniezioni a distanza di tre mesi l’una dall’altra e hanno fatto valutare i risultati da un gruppo di cinque esperti (totalmente ignari alla procedura) attraverso la scala Jaeschke, messa a punto per determinare il cambiamento clinico nella ricrescita dei capelli.
Come indicato, essa è stata evidenziata nell’80 percento dei pazienti trattati.
Nei pazienti del gruppo di controllo, non sottoposto alla terapia, si è invece registrato un peggioramento della calvizie.
La tecnica, dicono gli autori, potrà essere utilizzata anche su pazienti oncologici: “Un possibile campo di applicazione del trattamento”, dice Giovanni Schiavone, primo autore dello studio e responsabile dell’Unità di medicina rigenerativa dell’Idi di Roma, “riguarda anche pazienti che hanno perso i capelli a causa della chemioterapia”.
La procedura è già a disposizione di chi volesse curare la propria perdita di capelli presso l’Idi di Roma e ha un costo di 1.500 Euro.
Arnaud Daniels
Commenti
Ricercatori italiani pongono fine all’antiestetica calvizie — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>