Nessun ateneo italiano tra i 100 più innovativi al mondo
Ogniqualvolta si pubblicano delle selezioni accademiche mondiali ci accorgiamo che la Penisola arranca nelle retrovie e facciamo fatica a scrollarci di dosso un sistema che penalizza l’intera collettività.
In queste ore ci ha pensato la Reuters a mostrarci una realtà mortificante.
Promuovere la scienza, inventare nuove tecnologie alimentando così nuovi mercati e industrie per un pianeta in movimento.
Impegnarsi per portare a termine questi lodevoli obiettivi non può considerarsi sicuramente impresa semplice, anzi, ma neppure impossibile o invalicabile.
Alcune università, infatti, ci riescono e proprio per questo motivo Reuters ha deciso di inserirle nella sua classifica annuale dei 100 atenei più innovativi al mondo.
Come sovente accade per l’Italia in questo genere di graduatorie le soddisfazioni non sono nemmeno dietro l’angolo, sono collocate a distanze quasi siderali per un Paese come il nostro.
Il podio della classifica stilata dalla famosa agenzia di stampa britannica è tutto a stelle e strisce.
Le prime tre università sono infatti americane: medaglia d’oro per la Stanford University grazie al suo costante flusso di brevetti e ricerche portate avanti.
Nello specifico, l’ateneo californiano ha raggiunto importanti risultati nel campo dell’intelligenza artificiale. Tra questi, una generazione di telecamere in grado di guidare automobili e dei simulatori che possono prevedere le potenziali reazioni farmacologiche prima ancora che i farmaci vengano testati sull’uomo.
Al secondo posto della graduatoria troviamo invece il MIT (Massachusetts Institute of Technology), di Boston; mentre il terzo gradino del podio è occupato dalla prestigiosissima Università di Harvard.
Nel campo dell’innovazione gli ottimi risultati degli atenei d’oltreoceano sono evidenti, tant’è che anche le successive tre posizioni, dalla quarta alla sesta, sono occupate da istituti statunitensi. Nell’ordine, si trovano l’Università della Pennsylvania, l’Università di Washington e quella del Texas.
Per incontrare un ateneo europeo serve pazienza ed attendere, il primo della graduatoria ma collocato in settima posizione scorgiamo il Katholieke Universiteit di Leuven (in Belgio).
Segue, subito dietro all’ottavo posto, l’Imperial College di Londra.
Chiudono la top ten, a conferma del netto dominio, due strutture degli USA: l’Università del North Carolina a Chapel Hill e la Vanderbilt University di Nashville (Tennessee).
Supremazia assoluta ed incontrastata nordamericana.
Considerando l’intera classifica, isolando le varie aree geografiche, il Nord America può vantare ben 48 presenze, l’Europa 27, l’Asia 23 e il Medio Oriente solamente 2.
Totalmente assenti gli atenei dell’America del Sud, dell’Oceania e dell’Africa.
E le università italiane, dove sono?
Purtroppo, tra le 100 accademie più innovative a livello mondiale nessuna merita di posizionarsi tra le élite del globo, nella graduatoria stilata da Reuters.
Per conoscere le università più all’avanguardia presenti nel nostro Paese bisogna abbandonare questa classifica e consultarne un’altra, sempre stilata dall’agenzia britannica, che raggruppa sì gli atenei più innovativi ma solo a livello europeo.
Al primo e secondo posto ci sono i già citati KU Leuven e il London Imperial College; terzo posto per l’Università di Cambridge.
Per imbatterci in un ateneo italiano si deve scendere fino al 44° posto, dove troviamo il Politecnico di Milano, al 66° c’è la Statale di Milano e alla posizione numero 81 La Sapienza di Roma.
Il nostro Paese può dunque vantare solo tre università tra le migliori 100 più innovative d’Europa.
La classifica delle 100 università più innovative in Europa mostra con chiarezza che la grandezza del Paese, a livello di territorio e popolazione, poco ha a che fare con le possibilità di innovare.
Il Belgio ne è l’esempio più lampante: nel ranking, infatti, conta ben 7 atenei, nonostante la sua popolazione sia di appena 11 milioni di persone.
Altri esempi di questo tipo sono rappresentati dalla Svizzera, dalla Danimarca e dai Paesi Bassi. Fallisce invece la Russia, il paese più popoloso ed esteso del continente europeo che non riesce a piazzare nella classifica Reuters delle migliori 100 università innovative nemmeno un ateneo.
Magrissima consolazione.
Dovrebbe, comunque servire da stimolo a migliorare un ambiente che in alcuni casi è ancora avvinghiato ai modelli borbonici.
Raimondo Adimaro
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