Si potrà ricavare acqua potabile da un nuovo dispositivo
L’obiettivo era chiaro: per aggiudicarsi gli 1,5 milioni di dollari messi in palio nel 2016 dal Water Abundance Xprize bisognava creare un dispositivo in grado di estrarre dall’atmosfera almeno 2.000 litri di acqua al giorno (il fabbisogno giornaliero di un centinaio di persone) utilizzando energia pulita.
E la spesa per ogni litri di acqua potabile non doveva superare i 2 centesimi.
Ci sono voluti due anni, ma il vincitore c’è: il container targato Skysource/Skywater Alliance può fare tutto questo, arricchendo oltretutto il terreno di carbonio.
Emergenza acqua
Nel 2016 il Tata Group e l’Australian Aid hanno lanciato una sfida al mondo: proporre progetti che aiutassero a fronteggiare la scarsità d’acqua potabile, un problema che al giorno d’oggi riguarda 800 milioni di persone nel mondo.
Troppo costosa la dissalazione delle acque così come i poch i strumenti disponibili per estrarre acqua dall’atmosfera. Serviva, dunque, una novità economica e sostenibile.
Il dispositivo
L’obiettivo è stato raggiunto dalla Skysource/Skywater Alliance che si è aggiudicata gli 1,5 milioni di dollari della competizione progettando e realizzando un prototipo di un container che crea nuvole artificiali traendo energia dalla biomassa disponibile – sterpaglie, legna, noci di cocco o altro.
Il nuovo sistema, chiamato Wedew (wood-to-energy deployed water), è frutto della combinazione di due tecnologie già esistenti: un dispositivo Skywater e un gassificatore a biomassa.
In sintesi Skywater è un container all’interno del quale si imita il processo di formazione delle nuvole: aria calda e aria fredda si scontrano formando condensa che viene raccolta in un serbatoio, pronta per essere imbottigliata come acqua potabile pura.
L’energia per farlo è fornita dal gassificatore a biomassa: trucioli di legno, gusci di noci di cocco o alberi deceduti una volta immessi nel gassificatore vengono vaporizzati in un processo chiamato pirolisi, che ricrea l’ambiente caldo-umido ottimale per il funzionamento della macchina aria-acqua.
Ma c’è di più: oltre a fornire energia per il processo di estrazione dell’acqua, dalla pirolisi della biomassa si ottiene anche carbone (biochar) che può essere riutilizzato come fertilizzante per il terreno.
Impatto zero
Secondo i suoi ideatori non importa in quale area del mondo si trovi il dispositivo o quali siano le fonti energetiche a disposizione (qualora non fosse disponibile alcun tipo di biomassa si potrebbe ricorrere all’energia solare o a una batteria), il sistema può essere dislocato ovunque – da aree in cui non esiste rete idrica a luoghi devastati da calamità naturali – e costituisce una fonte di approvvigionamento di acqua potabile a impatto zero.
Per il momento esiste solo il prototipo realizzato per il concorso, ma, come ha dichiarato il capo del progetto David Hertz, il premio verrà utilizzato per implementare la tecnologia e realizzare nuove unità, che grazie alla collaborazione con enti non profit potranno essere dislocate in giro per il mondo.
Piero Vernigo
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