Ma gli inceneritori servono o se ne può fare a meno?
Più che una contesa tra guelfi e ghibellini è un conflitto tra chi sostiene che l’ambiente ha diritto assoluto di precedenza e chi, invece, è convinto che gli inceneritori non procura alcun danno alla salute e all’ambiente.
Da un lato il Mezzogiorno ha estremo bisogno di termovalorizzatori in grado di annullare l’enorme quantità di rifiuti sfruttandone le implicite caratteristiche energetiche d’accumulo, dall’altra c’è un’esigenza importante di preservare il territorio e valorizzarlo partendo proprio dall’ambiente.
Per quanto riguarda l’emergenza rifiuti in Campania e nel Sud Italia va tenuto presente la necessità delle imprese di svolgere le loro attività produttive in un ambiente salubre e in assenza di scorie derivate dai molteplici scarti.
In relazione al riciclo dei rifiuti, centrale è la raccolta differenziata che, in Italia, già rappresenta in percentuale il 30% (media nazionale) delle operazioni sui rifiuti.
La differenziata, specie al Sud, non è mai decollata in pieno, e non é solo una questione di mentalità, ma soprattutto di norme e applicabilità delle misure in assenza di centri specializzati per il riciclo.
Degli inceneritori è impossibile fare a meno. Di sicuro nell’immediato, ma probabilmente anche quando l’economia circolare sarà una realtà e non solo l’obiettivo posto da una direttiva europea.
È quanto sostiene Stefano Poguz, ricercatore del dipartimento di Management e Tecnologia dell’Università Bocconi di Milano, che si occupa di sostenibilità ed economia circolare.
A suo parere fare a meno degli inceneritori è un obiettivo verso il quale mirare ma che al momento è irrealizzabile, è un chiodo fisso di qualcuno però solo a livello ideologico.
È indispensabile svolgere un’analisi basata sui fatti, le tecnologie e una valutazione oggettiva dei flussi di rifiuti.
Per aree urbane con alta densità abitativa e un modello di consumo come quello odierno non è possibile prescindere dall’incenerimento. Si può realizzare in aree rurali, poco popolose.
L’alternativa peggiore è la discarica. E peggiore non solo per una questione di impatto ma anche perché, non richiedendo tecnologie complesse, diventa più appetibile per le organizzazioni criminali.
Un argomento dal quale, in un contesto come quello italiano, non va mai sottovalutato.
I roghi che hanno colpito le piazzole di stoccaggio provvisorio, non ultimi quelli visti intorno a Milano, sono lì a ricordarlo. Vista l’enorme produzione di rifiuti attualmente è pressochè impossibile farne a meno.
Di positivo, rispetto alle discariche, i termovalorizzatori hanno la produzione di energia, esempio lampante sono gli impianti di Brescia e di Milano.
Sorge spontanea una domanda: quante sono le emissioni generate da altre attività umane?
Non è un ricordo sbiadito i cumuli di immondizia che pochissimi anni addietro ornavano le strade della Campania incapace di smaltire i propri rifiuti.
E se Milano e la Lombardia si rifiutassero di continuare a bruciare i rifiuti campani?
Anselmo Faidit
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