A Bruxelles fanno di tutto per bloccare la crescita italiana
In Europa è in atto un cambiamento epocale dovuto ad una politica scellerata attuata negli ultimi lustri e finalizzata a procurare enormi vantaggi alle lobby della grande finanza e della grande industria. Politici che hanno chiesto continui ed intollerabili sacrifici al ceto medio e basso nel mentre tutelavano i loro privilegi e i loro tornaconti. Le elezioni continentali del prossimo maggio sono viste come una spada di damocle dai vari Junker, Moscovici, Drombovskis, visto le continue sconfitte fatte registrare alle numerose consultazioni elettorali che si sono tenute a livello regionale e nazionale quasi ovunque.
Le cassandre che temevano un fallimento per la Gran Bretagna l’uscita dall’Ue, sono state clamorosamente smentite, quelle stesse cassandre che incrementavano l’invasione strisciante e continua da parte di giovanotti dotati di poca voglia di lavorare nelle loro città convinti di trovare l’eldorado nel vecchio continente.
Ora è il momento di criminalizzare e boicottare le iniziative del governo italiano che ha osato evidenziare il lassismo e l’incapacità dei commissari europei nell’affrontare e risolvere i problemi dei giovanotti che si avventurano nel Mediterraneo con l’intento di sbarcare sulle nostre coste.
Dopo la bocciatura della nostra manovra da parte della Commissione europea e il conseguente avvio della procedura di infrazione per debito eccessivo, pare a Bruxelles cominci ad aleggiare l’ipotesi di “chiederci” l’applicazione di una nuova patrimoniale.
Sono già una quindicina le imposte patrimoniali che gli italiani sono costretti a pagare ogni anno. Nel 2017, ad esempio, tra l’Imu, la Tasi, l’imposta di bollo, il bollo auto, etc., abbiamo versato al fisco 45,7 miliardi di euro.
Rispetto al 1990, il gettito riconducibile alle imposte di possesso sui nostri beni mobili, immobili e sugli investimenti finanziari in termini nominali è aumentato del 400 per cento, mentre l’inflazione è cresciuta del 90 per cento. In buona sostanza, in oltre 25 anni abbiamo subito una vera e propria stangata.
Va segnalato che quasi la metà del gettito complessivo (21,8 miliardi di euro) è ascrivibile all’applicazione dell’Imu/Tasi sulle seconde/terze case, sui capannoni, sui negozi e sulle botteghe artigiane.
Rispetto a qualche anno fa, tuttavia, il gettito delle imposte patrimoniali è leggermente in calo.
Dal 2016 le famiglie e le imprese beneficiano dell’abolizione della Tasi sulla prima casa, dell’Imu agricola e dell’Imu sugli imbullonati. Queste misure, approvate dal governo Renzi, ci hanno permesso di risparmiare poco più di 4 miliardi di euro all’anno.
Una leggera boccata d’ossigeno che, comunque, risulta essere ancora insufficiente visto che l’incidenza del prelievo sul Pil è ascrivibile alle patrimoniali è al 2,7 per cento.
Le imposte patrimoniali analizzate nel periodo 1990-2017 sono state:
1) Imposta di registro e sostitutiva;
2) Imposte di bollo;
3) Imposta ipotecaria;
4) Diritti catastali;
5) Ici/Imu/Tasi;
6) Bollo auto;
7) Canone Radio Tv;
8) Imposta su imbarcazioni e aeromobili;
9) Imposta sulle transazioni finanziarie;
10) Imposta sul patrimonio netto delle imprese;
11) Imposte sulle successioni e donazioni;
12) Imposta straordinaria sugli immobili;
13) Imposta straordinaria sui depositi;
14) Imposta sui beni di lusso.
Le imposte patrimoniali sono quelle che di fatto gravano sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza è intesa in senso ampio e comprende i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari, etc.
Di solito, nei manuali di diritto tributario le imposte patrimoniali sono classificate come imposte dirette.
Queste ultime sono quelle che colpiscono direttamente la capacità contributiva del contribuente senza attendere che si verifichino fatti o atti particolari.
Mentre le imposte indirette richiedono, per poter essere applicate, il verificarsi di un determinato evento. L’Iva, ad esempio, si applica quando avviene la cessione di un bene o la prestazione di un servizio.
Le imposte sulle successioni e sulle donazioni, sebbene classificate come imposte indirette, vengono considerate come una forma di imposizione patrimoniale, in quanto colpiscono la ricchezza. Si tratta delle uniche imposte indirette che i testi di diritto tributario includono tra le imposte di carattere patrimoniale.
È stato ricostruito il gettito delle principali imposte che costituiscono l’intera platea delle patrimoniali applicate in Italia tra il 2010 e il 2017. Nel 2012, a seguito delle misure introdotte dal Governo Monti, l’imposizione patrimoniale è cresciuta, rispetto al 2011, di 12,8 miliardi di euro, un balzo di oltre il 40 per cento. Mentre nel 2013 si è avuta una temporanea flessione dovuta all’abolizione dell’Imu sulle abitazioni principali.
In termini di gettito, le imposte più impegnative per i contribuenti italiani sono l’Imu e la Tasi: nel 2017 hanno garantito alle casse dello Stato e dei Comuni quasi 21,8 miliardi di euro. Seguono il bollo auto (6,7 miliardi di euro), l’imposta di bollo (6,3 miliardi di euro) e l’imposta di registro (5,3 miliardi di euro).
Niccolò Rejetti
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