Proseguono le stragi delle mine antiuomo nel mondo
Dal 1975 ad oggi le mine antiuomo hanno causato più di un milione di vittime e provocato danni al sistema economico, sanitario e sociale di oltre ottanta Paesi al mondo. Fino ai primi anni 90 del secolo scorso tra le aziende leader nella produzione di quei mortali ordigni spiccava la Valsella Meccanotecnica di Castenedolo (Brescia).
Ad Ottawa, in Canada, il 3 dicembre 1997 veniva firmata la cosiddetta “Convenzione di Ottawa” che proibiva uso, stoccaggio, produzione e vendite di mine antiuomo.
Firmarono 122 Stati e successivamente se ne aggiunsero altri 40. non hanno mai aderito e sottoscritto 34 Paesi tra i quali Cina, Russia e Stati Uniti.
Fu un grande apporto da parte dello stato nordamericano alla pace e alla sicurezza planetaria.
Da quel 3 dicembre 1997 vennero distrutte più di 51 milioni di mine.
Ma è ancora una spina nel fianco dell’umanità questo ordigno mortale.
Le vittime delle mine antiuomo e degli ordigni affini continuano ad essere un numero elevato, 7.200 nel 2017, di cui 2.716 colpite da ordigni improvvisati, cioè le mine artigianali impiegate da diversi movimenti insurrezionali in molte aree di crisi e di guerra.
Secondo il rapporto annuale dell’Osservatorio sulle mine, reso noto dalle Nazioni Unite, il drammatico bilancio vede le vittime distribuite in 49 Paesi, inclusi quelli in cui i conflitti sono terminati ma restano vaste aree ancora minate (in Angola, Mozambico, Myanmar, Colombia, Azerbaigian o il confine tra Etiopia ed Eritrea) anche se la maggioranza si registrano in Afghanistan (1.093) e in Siria (887).
Il rapporto rivela che le vittime di questi ordigni sono per l’87% civili e di questi il 47% è costituito da bambini: nel 2017 secondo il rapporto sono stati 2.452 i minori uccisi da mine o ordigni improvvisati interrati.
Il rapporto si basa evidentemente su dati incompleti, valutati molto al di sotto di quelli reali tenendo conto delle difficoltà a raccogliere informazioni nelle zone di guerra o in aree isolate.
Il rapporto sottolinea inoltre come il numero delle vittime di ordigni antiuomo resti elevato per il terzo anno consecutivo: in ribasso rispetto alle 9.437 del 2016, ma in rialzo rispetto alle 6.967 del 2015.
Nonostante una campagna mediatica, sostenuta dalle monarchie sunnite del Golfo e dall’Occidente, che mira accusare il regime di Damasco di Bashar Assad per crimini di guerra e uccisioni indiscriminate di civili nel conflitto siriano, l’Osservatorio sulle mine non è stato in grado di confermare l’utilizzo di mine antiuomo da parte delle forze governative siriane nel 2017.
Un dato rilevante che conferma come siano oggi soprattutto i movimenti insurrezionali a impiegare ordigni antiuomo, industriali o artigianali, e in particolare lo facciamo le milizie jihadiste solitamente ben poco preoccupate della sorte dei civili dal momento che la popolazione è quasi sempre considerata un bersaglio delle loro azioni di guerriglia o terroristiche o in ogni caso un elemento sacrificabile.
Neppure gli errori nei bombardamenti aerei statunitensi in Afghanistan, americani o russi in Siria, avrebbero provocato un così elevato numero di vittime come quelle registrate dagli ordigni anti uomo utilizzati dai ribelli per ostacolare l’accesso ai centri abitati delle forze governative o rendere più difficili i transiti dei convogli lungo arterie stradali.
Il rapporto infatti sottolinea come gruppi di insorti abbiano sicuramente fatto ricorso a questi ordigni in Afghanistan, Colombia, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Tailandia e Yemen.
Da un lato alcuni paesi continuano a produrre ed esportare mine antiuomo, anche perché non hanno firmato la convenzione di Ottawa che le mette al bando paesi produttori di mine (e spesso privi di scrupoli in tema di export militare) come Usa, Russia, Cina, Corea del Nord, Israele, Yemen, Arabia Saudita, Azerbaigian, Egitto, Cuba, India, Emirati Arabi Uniti, Iran, Pakistan, Siria e Iran.
Dall’altro appare evidente come nessuna convenzione possa impedire la realizzazione su vasta scala di ordigni improvvisati e artigianali, costruiti con esplosivo di tipo civile o recuperato dai proiettili di artiglieria, divenuti una delle principali armi dei gruppi eversivi e insurrezionali.
Guglielmo d’Agulto
Commenti
Proseguono le stragi delle mine antiuomo nel mondo — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>