L’Ue penalizza fortemente i produttori di riso italiano
Unione Europea cambi rotta e metta finalmente i dazi per fermare l’invasione di riso asiatico dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myanmar) che per anni ha fatto concorrenza sleale ai produttori italiani nonostante l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya.
È quanto afferma Ettore Prandini il presidente della Coldiretti nel commentare l’incontro sui dazi sulle importazioni di riso da questi Paesi del comitato “Sistema Preferenze Generalizzate” su proposta della Commissione europea.
È necessario che tutti i prodotti importati dall’estero seguano le stesse regole in vigore a livello comunitario in termini di rispetto delle norme sul lavoro, sull’ambiente e sulla salute.
Il comitato ha votato a maggioranza l’imposizione di misure di salvaguardia richieste dall’Italia con 13 voti a favore tra i quali la Francia (57% della popolazione), 7 astenuti tra i quali la Germania e 8 contrari tra i quali la Gran Bretagna con la mancanza di una maggioranza qualificata che consente ora alla Commissione di procedere con le misure.
Si tratta infatti del risultato della mobilitazione della Coldiretti nelle piazze italiane e nelle sedi istituzionali che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso che giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero.
Nonostante le accuse di sfruttamento del lavoro anche minorile i due Paesi asiatici hanno goduto fino ad ora da parte dell’Unione Europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi).
Il risultato è che il regime preferenziale di scambi ha consentito di far crescere vertiginosamente le importazioni di riso Indica lavorato da Cambogia e Myanmar che nel 2008/2009 ammontavano infatti a 5.297 tonnellate mentre nel 2017/2018 sono state 326.007 (e sono cresciute ancora nel 2018, superando le 372.000).
Le vendite di riso lavorato italiano nell’Ue invece sono passate da 240.305 tonnellate a 192.302 nello stesso arco di tempo (-20%) e le quotazioni della produzione nazionale sono crollate del 40% negli ultimi 2 anni.
Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore e pertanto è stato giustamente chiesto il ripristino dei dazi nel triennio 2019-2022.
In particolare la clausola di salvaguardia ha un periodo di reintroduzione dei dazi sul riso indica lavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo stesso da 175 euro a tonnellata nel 2019, 150 euro a tonnellata nel 2020 e 125 euro a tonnellata nel 2021; una proroga è possibile ove sia giustificata da particolari circostanze.
Una misura indispensabile per difendere la coltivazione di riso in Italia che detiene il primato nazionale in Europa con una produzione di 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 219300, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica.
Arnaud Daniels
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