Serve maggiore innovazione per la crescita del vino made in Italy
Innovazione e mercati sono i driver per lo sviluppo del vino italiano, ma è importante declinarli nel modo giusto.
Le prime risposte sulle nuove strategie per la viticoltura sono arrivate dall’incontro promosso dal Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti a cui ha partecipato il gotha dei tecnici, come Attilio Scienza dell’Università di Milano, e delle cantine del nostro Paese.
Un prodotto che rappresenta, come ha detto il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo in apertura dei lavori, il migliore ambasciatore della bellezza, del paesaggio, dell’ingegno, in una parola dell’essenza del made in Italy nel mondo.
La Coldiretti punta sempre di più a svolgere un ruolo di traino nel comparto vitivinicolo coagulando le migliori risorse per influire sempre di più nelle scelte delle istituzioni per un settore in cui l’Italia è primo produttore nel mondo con 48,5 milioni di ettolitri e vanta un attivo di 6 miliardi di euro nella bilancia commerciale.
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha sostenuto con forza la necessità di investire in innovazione esaltando tutto quello che distingue il patrimonio nazionale: 20 regioni in cui si produce vino e in ciascuna delle quali si racconta una storia di vitigni autoctoni.
Un’innovazione a tutto campo, dai vitigni all’impiego delle più avanzate tecnologie come i droni e le rilevazioni in campo finalizzate alla riduzione dei trattamenti sanitari.
Occorre puntare sulla sostenibilità perché lo vogliono i produttori e i consumatori.
Per raggiungere tale obiettivo ci sono due aspetti strategici: innanzitutto la formazione, rafforzando il modello di alternanza scuola-lavoro e successivamente le infrastrutture, che non sono esclusivamente la viabilità.
Occorre rammentare che nelle aree rurali è presente solo il 30% della banda larga.
Altro elemento importante è l’e-commerce che nel settore agroalimentare negli ultimi due anni è cresciuto del 37%.
Tornando alle infrastrutture viarie il problema non è solo il Tav che coinvolge meno del 10% delle merci, ma l’obiettivo deve essere quello di creare una rete ferroviaria ad alta velocità da Nord a Sud che parta dalle merci in linea con la scelta Ue di ridurre entro il 2030 del 30% il trasporto su gomma in Europa.
E infine un altro tema sensibile, l’internazionalizzazione.
Occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando ad un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo sul modello della Sopexa.
Ed è importante investire sulle ambasciate, per esempio creando dei principi nella valutazione delle ambasciate legati al numero dei contratti commerciali.
E infine le Fiere.
Tre poli fieristici che lavorino sodo sono sufficienti. Sul fronte dell’internazionalizzazione è utile ricordare la questione degli accordi commerciali. Nel recente accordo stipulato con il Giappone sono state riconosciute solo 25 Doc e Docg, 20 nel Vietnam e 21 a Singapore, mercati interessanti per il vino, ma nei quali è precluso l’accesso a gran parte delle zone e delle realtà produttive.
Alla nuova metodologia di lavoro sul vino ha collaborato l’Ismea.
Diventa essenziale l’applicazione delle nuove tecnologie e l’importanza dell’agricoltura di precisione che Ismea sta portando avanti con Bonifiche Ferraresi con una linea precisa.
Innovare, ma non standardizzare, perché la standardizzazione non serve al nostro paese.
Puntare sulle innovazioni è fondamentale per ridurre i costi e garantire maggiori rese ottimizzando le tecnologie che vanno bene all’agricoltura.
Un focus è stato dedicato alla Germania un paese importante per l’export di vino italiano, ma che comincia a presentare diverse criticità.
Bisogna tener presente che il vino continua a crescere sui mercati, ma grazie al traino del prosecco, mentre i vini fermi imbottigliati “sono fermi”.
Purtroppo non basta produrre vini di eccellenza. La qualità c’è, ma manca il mercato e dunque occorre aiutare i produttori a rientrare dai sacrifici economici. Una delle strategie da seguire è quella di puntare su un rapporto più stretto con gli importatori dei diversi paesi per sapere cosa chiedono i consumatori.
Riccardo Dinoves
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