La Gazzetta del Mezzogiorno esce con una pagina bianca
Un doveroso pensiero agli amici e colleghi della Gazzetta, che per noi pugliesi è La Gazzetta del Mezzogiorno, gloriosa testata in edicola sin dal 1887, la quale in 132 anni ha servito ed informato milioni di lettori non solo pugliesi e lucani.
Da alcune primavere il quotidiano barese sta navigando con mare forza sette per via dei passaggi di mano di proprietà, passaggi che a volte fanno inciampare e ruzzolare.
Mercoledì 9 gennaio la Gazzetta è uscita con una pagina bianca per segnalare il pericolo imminente e per sollecitare quanti sono interessati a darsi una mossa.
Ecco il testo integrale pubblicato.
Oggi la Gazzetta è in edicola con una pagina bianca. Il perché di tale iniziativa, decisa dai giornalisti, è spiegata nella lettera -rivolta ai lettori dal Cdr e dall’assemblea di Redazione – pubblicata nell’edizione odierna della Gazzetta. Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio che incombe sul giornale, da settembre scorso sottoposto a un commissariamento deciso dal tribunale di Catania nell’ambito di un sequestro-confisca delle quote societarie di proprietà dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo imputato in un procedimento per mafia. Vicenda in cui la Gazzetta (e i suoi dipendenti) sono totalmente estranei.
Di seguito il testo della lettera.
Cari Lettori, questa pagina esce quasi completamente bianca per mostrarvi a quale rischio sarebbe esposta l’informazione in Puglia, in Basilicata e nel Mezzogiorno, se la Gazzetta del Mezzogiorno non uscisse più. Le storie, i commenti, le notizie, le opinioni, le istanze delle nostre comunità non troverebbero più voce. In queste settimane, i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno hanno continuato a lavorare garantendo l’uscita del Giornale, benché non retribuiti.
Ad oggi, infatti, i giornalisti hanno ricevuto soltanto un acconto del 40% sullo stipendio del mese di novembre; non hanno percepito le tredicesime, lo stipendio di dicembre e continuano a non sapere se e in che misura verranno retribuiti in futuro. Né, sino ad oggi, hanno ottenuto risposte in tal senso dagli amministratori giudiziari, nominati dal Tribunale di Catania, e dal direttore generale dell’azienda, rimasto in carica malgrado il provvedimento di sequestro-confisca e gestore da anni di un’azienda sopravvissuta solo grazie ai tagli sul personale. A ciò si aggiunga che persino le quote del Tfr relative all’anno 2017 non sono state ancora conferite al Fondo di categoria.
Ed è quanto meno paradossale che tutto ciò accada in un momento nel quale, proprio in forza del provvedimento della magistratura siciliana, l’Editore e, quindi, il datore di lavoro dei giornalisti sia di fatto diventato lo Stato. In altre parole, lo stesso Stato ci chiede di lavorare senza percepire stipendio e nemmeno ci ringrazia.
A questo proposito, sarà utile ricordare che, dopo avere assunto le proprie funzioni, gli amministratori giudiziari si sono limitati a proporre un taglio lineare del costo del lavoro del 50%, senza tenere conto delle specificità di un’azienda editoriale, che nulla ha a che fare con le imputazioni a carico del proprio editore, ipotizzando in alternativa il fallimento della società editrice e, di conseguenza, la scomparsa del quotidiano, da 131 anni punto di riferimento delle comunità di Puglia e Basilicata e autorevole voce degli interessi del Mezzogiorno.
Tutto questo perché i giornalisti, già da anni costretti a pesanti sacrifici economici, sono stati considerati dei semplici «costi» anziché delle risorse.
I giornalisti pur nella consapevolezza di dovere accettare ulteriori sacrifici, hanno respinto ogni ipotesi di spending review che prescinda da un serio piano editoriale e industriale. Un piano che tenga conto innanzitutto della qualità dell’informazione offerta a Voi Lettori. E hanno avanzato già da tempo agli amministratori giudiziari e al direttore generale dell’azienda proposte alternative per contenere i costi del lavoro.
Nelle scorse settimane i redattori della Gazzetta, attraverso il Comitato di redazione, hanno anche inviato un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ribadendo che l’informazione è tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. E, successivamente, per intervento del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindacato dei giornalisti è stato convocato dalla task force regionale per il lavoro, insieme con tutte le altre parti sociali e con gli amministratori giudiziari.
L’iniziativa del «Gazzetta Day» ci ha dimostrato tutto il vostro commovente affetto, per il quale vi manifestiamo ancora una volta la nostra gratitudine. Ma questo sostegno da solo non basta. Nonostante la vostra massiccia adesione all’iniziativa del 29 dicembre scorso, i giornalisti e i poligrafici continuano a non essere pagati. Serve imprimere una svolta nella gestione e amministrazione di un giornale che, a quanto pare, non tiene nella debita considerazione i suoi lavoratori.
Attraverso questo appello, intendiamo manifestare a voi tutti il nostro profondo disagio per una situazione che diventa ogni giorno più insostenibile per i lavoratori e per le loro famiglie, a loro volta sottoposte a pesanti sacrifici. Per questo motivo i redattori della Gazzetta hanno affidato al Comitato di redazione la gestione di dieci giorni di sciopero, il primo dei quali è stato proclamato ieri a causa della mancata pubblicazione di questa pagina.
Ci impegniamo a continuare ad aggiornarvi su questa vertenza che riguarda il diritto all’informazione.
Il Comitato di redazione
per conto dell’Assemblea di redazione
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bruno galante
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