“Integrazione (im)possibile”, i dati che vengono nascosti
Marco Zacchera è uno dei pochi politici italiani che ha fatto tutta la trafila prima di sedere sugli scranni parlamentari.
In Comune, in Provincia, in Regione e poi cinque legislature a Montecitorio.
Sempre sulla riva destra. Quella moderata, che preferisce il dialogo all’arroganza, che non è convinta di possedere nella propria dimora la ragione e la verità, ma che si sforza di cercarla e, sopratutto, di divulgarla garbatamente.
Argomento dominante oramai da diverse settimane su tv e carta stampata è la questione migrantes, ossia quei ragazzotti che hanno fatto arricchire cooperative biancorosse e associazioni cattocomuniste e che oggi sbraitano a squarciagola contro quel Matteo Salvini che si è posto come obiettivo prioritario alzare delle barriere contro gli sbarchi illegali che arricchiscono pochi malfattori.
“Integrazione (im)possibile” è il titolo del lavoro uscito dai tipi della Poligrafica Laziale Frascati e firmato da Marco Zacchera.
Facile comprenderne il contenuto scorrendo le prime pagine a partire dalla presentazione.
“Un razzismo alla rovescia di cui non parla nessuno, un esempio di quante poche informazioni si hanno in questo campo … Scrivendo queste note ho cercato infatti di trasmettere informazioni corrette, numeri certi, fatti documentati e poche opinioni”.
Segue una puntualizzazione “prego chi mi criticherà di considerare che sono partito per il mio primo viaggio missionario in Africa nel novembre del 1980”.
È lecito immaginare il volto degli illuminati della gauche en cachemire, con quella loro aria di superiorità e di distacco dal resto del mondo, con una viscida puzzetta sotto le narici.
Illuminati che depongono il libro di Zacchera non appena hanno letto la quarta riga, convinti di conoscerne il contenuto sino a pagina 259 e che non valga la pena sprecare il loro tempo prezioso a scorrere quei capitoli.
In un periodo in cui i compagni buonisti si sono alleati con smarrite frange cattoliche, con l’intento di succhiare le mammelle statali, consentendo a vagabondi, spacciatori, prostitute e truffatori di infoltire le già robuste maglie della malavita nazionale, crea un certo fastidio leggere la ricerca e lo studio analitico riportato da Zacchera.
Secondo i dati Istat in Italia, nel 2018, vi sono 106mila nigeriani, di cui 62mila maschi 44mila femmine, che non sono scappati né da una guerra e né dalla miseria visto che nel loro paese posseggono 78 telefonini ogni 100 abitanti, oltre ad essere l’ottavo produttore di petrolio al mondo.
Nel rapporto annuale del 2017 stilato dall’OIM, Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, circa l’80% delle nigeriane sbarcate via mare nel 2016 sono probabili vittime di tratta destinate allo sfruttamento sessuale in Italia o in altri paesi dell’Unione Europea.
“Il voler documentare e conoscere non deve necessariamente portare ad odiare, ma piuttosto a capire meglio i fenomeni e ad affrontarli”, annota Zacchera, ma purché si possegga onestà intellettuale e desiderio di comprendere senza stravolgere e manomettere la realtà oggettiva.
Notare per le strade e le piazze delle città italiane giovanotti africani muscolosi e sorridenti, con un cappellino in una mano e un i-phone last generation nell’altra, a chiedere l’elemosina è qualcosa che urta la suscettibilità ed il senso civico comune.
Ma come mai queste scene non compaiono nelle città francesi, tedesche, svizzere, austriache, spagnole e degli altri paesi europei? In giro per il mondo si va per motivi di studio, di lavoro e di vacanza, al di fuori di queste tre possibilità si entra nell’illegalità.
“Il problema di un mix di razze nella piccola Europa senza una serie di scelte, porterà a far sì che gli ‘indigeni’ europei perderanno velocemente le proprie caratteristiche, sopraffatti per numero e senza sufficiente forza di volontà.
Il non voler parlare di questa realtà è un magnifico esempio di induzione al suicidio della società europea” chiosa Zacchera.
Il buonismo della sinistra e dei cattolici disorientati ha consentito alla destra estrema di lievitare e di rafforzarsi, l’utilizzo di termini distanti dalla realtà, quali razzismo e fascismo, sta ad indicare l’incapacità dei novelli e vetusti compagni di affrontare e risolvere il problema indicato da Zacchera.
Razzismo che spunta solo se si parla di africani, di magrebini giammai di filippini, peruviani, moldavi e ucraini o di quanti sono giunti nella Penisola con l’intento del lavoro onesto e legale.
L’Italia è un paese con oltre quattro milioni e mezzo di cittadini in povertà assoluta, con il 63% dei pensionati che ricevono meno di 750 euro al mese, con una disoccupazione di circa il 10% che supera abbondantemente il 20% in alcune province del Meridione.
Nella Penisola dimora la mafia, la camorra e la ndrangheta e non si avverte alcuna necessità di importare la funesta mafia nigeriana e la sanguinaria delinquenza magrebina.
Integrazione, riporta Treccani, significa incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita.
L’ospite non può imporre al padrone di casa le proprie tradizioni e le proprie abitudini, se vuole integrarsi deve accettare la cultura, i costumi e le leggi di chi gli ha aperto la porta e lo ha rifocillato.
Se ciò non avviene l’integrazione diviene impossibile. Il razzismo ed il fascismo non hanno nulla a che vedere.
Marco Zacchera avrebbe potuto tranquillamente eliminare la parentesi, però la sua pacatezza e la sua ponderatezza gli hanno suggerito “(im)possibile” ma andrebbe letto “impossibile”.
Bruno Galante
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