Tra tre mesi 380 milioni di europei votano per il Parlamento
Nelle prossime settimane oltre 370 milioni di cittadini europei saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento europeo.
Gli italiani, poco più di 50 milioni gli aventi diritto al voto, dovranno recarsi in cabina domenica 26 maggio.
Saranno in tutto 751 gli eletti che dovranno frequentare Strasburgo per il prossimo quinquennio, di questi 73 saranno italiani, 96 tedeschi, 79 francesi, 59 spagnoli, 52 polacchi per finire ai 6 di Malta e Cipro
Mancheranno gli inglesi, erano 73, e, stando alle previsioni, ci sarà un notevole cambiamento nello schieramento politico.
Le accese polemiche che si sono sviluppate negli ultimi mesi tra alcuni rappresentanti del governo Eu, in bella evidenza il lussemburghese Jean-Claude Junker ed il belga Guy Verhofstadt scagliatosi contro il premier Conte, hanno incrinato ulteriormente il non idilliaco rapporto tra l’Italia e i lautamente retribuiti burocrati di Bruxelles e Strasburgo.
Se immigrazione, Brexit e sicurezza informatica hanno radicalmente cambiato il dibattito pubblico su quello che l’Europa può e dovrebbe fare, dall’altra hanno aperto la strada ai populismi che si diffondono in tutto il continente.
L’antica architettura politica è ormai un vago ricordo, spiega Doru Frantescu, direttore di Vote Watch Europe.
“Ci sarà un’ ampia frammentazione del parlamento: i due gruppi più grandi si ridurranno e i gruppi più piccoli diventeranno più grandi, il che significa a che sarà molto più difficile fare coalizioni per raggiungere la maggioranza”.
L’eurocamera sarà diversa dal solito e c’è il rischio che le minoranze euroscettiche paralizzino l’emiciclo.
Ciò potrebbe potenzialmente dare energia al dibattito politico sull’Europa.
“Mi aspetto un’affluenza maggiore questa volta perché l’Europa è stata un argomento ricorrente negli stati membri, sia tra gli euroscettici che tra gli europeisti. Sono state affrontate molte crisi dall’UE e il pubblico lo sa. Forse a qualcuno è piaciuto, ad alcuni non è piaciuto, ma lo hanno notato e ciascuno si è fatto un’opinione”.
Il panorama politico europeo è profondamente cambiato rispetto alla passata legislatura: i demolitori sfidano i custodi della tradizione e della stabilità.
Ma hanno giocato tutti secondo le regole?
Ci sono state pesanti campagne di disinformazione, afferma il portavoce del Parlamento europeo.
“Penso che i cittadini europei siano stati travolti da informazioni di scarsa qualità tramite piattaforme digitali ecc. E che, sempre di più, dobbiamo tornare alle fonti di informazioni affidabili che sono i media tradizionali”.
Eppure, proprio dal cyberspazio proviene una nuova potenziale arma di disinformazione, che permette ingerenze esterne nelle elezioni.
Questa volta potrebbe essere diverso, oppure no.
Riccardo Dinoves
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