AfD, il partito tedesco sotto la lente di ingrandimento
Da poche settimane l’ufficio federale per la protezione della Costituzione ‒ Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV) ‒ ha dichiarato che il partito populista di destra della AfD (Alternative für Deutschland) è sotto esame per un suo possibile inserimento nella lista delle formazioni politiche formalmente sotto controllo delle autorità federali che vigilano sulle minacce all’ordine democratico tedesco.
Le reazioni a queste dichiarazioni non si sono fatte attendere.
I vertici del partito hanno minacciato di adire le vie legali contro l’ufficio federale, accusato di agire politicamente sotto l’influenza del nuovo presidente ‒ Thomas Haldenwang.
Questi, che ha sostituito Hans-Georg Maaßen, costretto a lasciare per aver cercato di minimizzare la gravità delle manifestazioni xenofobe di Chemnitz occorse nel mese di agosto dello scorso anno, è accusato dalla AfD di essere il braccio politico delle forze parlamentari tradizionali che avversano il partito guidato da Alice Weidel e Alexander Gauland.
La decisione dell’agenzia federale è una novità assoluta nella storia della Repubblica Federale Tedesca per almeno due motivi.
In primo luogo, si tratta della prima volta che un partito rappresentato in tutti parlamenti regionali della federazione e con 91 eletti nel Bundestag alle elezioni generali del 2017 finisce nel mirino – anche solo in qualità di “Prüffall” (caso da verificare) ‒ della BfV.
In secondo luogo, nell’annunciare la notizia, l’agenzia ha differenziato tra il partito come istituzione unitaria e almeno due delle sue organizzazioni interne. Se la AfD è considerata come “caso da verificare”, la sua organizzazione giovanile Junge Freiheit e la corrente interna ultranazionalista Der Flügel nata nel 2015 sotto l’influenza del politico di ultradestra della Turingia Björn Höcke, sono state dichiarate come “Verdachtsfall”, ovvero formalmente sospettate di rappresentare formazioni estremiste.
Il dibattito sulle decisioni dell’agenzia avviene in un clima già fortemente marcato dai dibattiti pre-elettorali.
Appena due giorni prima del ricordato annuncio della BfV, il partito celebrava nella piccola città di Riesa, in Sassonia ‒ uno dei suoi bastioni elettorali ‒ il Congresso federale dedicato ai temi europei.
Nel corso dei lavori, i delegati della AfD si sono scontrati sulla prospettiva della Dexit, l’uscita della Germania dall’Unione Europea, da alcuni percepita come obiettivo naturale del partito, da altri come ultima ratio in caso di impossibilità di riforma delle istituzioni europee.
Allo stesso tempo, però, il partito sta cercando di liberarsi dalle figure troppo marcatamente estremiste, che potrebbero spingere eccessivamente verso la percezione – tra gli elettori così come tra gli organi di protezione costituzionale – del partito come di una forza antisistema.
Dal 2013, anno della sua nascita ad opera di Bernd Lucke, economista e docente all’università di Amburgo, la AfD è riuscita ad esercitare una non comune influenza sulla cultura politica tedesca, immune fino a quel momento dal “contagio populista” diffuso in quasi tutti i Paesi europei.
L’iniziale euroscetticismo che aveva permesso al partito di ottenere un promettente 7,1% dei voti alle elezioni europee del 2014, dopo aver mancato di poco nel 2013 la soglia del 5% necessaria per ottenere rappresentanza parlamentare al Bundestag nelle elezioni federali, era stato presto accompagnato nell’evoluzione del partito dai temi che di lì a poco avrebbero costituito la forza elettorale della AfD: anti-islamismo, rifiuto dell’immigrazione e delle società multiculturali, condanna delle politiche di genere, attacco ai media tradizionali come “traditori del popolo”.
Il punto di svolta per la piattaforma programmatica, ma anche per le prospettive di successo della AfD a livello regionale e federale, ha successivamente coinciso con la decisione della cancelliera Angela Merkel di aprire le frontiere nel settembre del 2015 per dare accoglienza a più di un milione di richiedenti asilo.
È stato in quel momento che le correnti interne alla AfD presenti fin dal momento della sua creazione ‒ l’ala nazional-conservatrice e quella radicale di destra ‒ hanno apertamente sfidato il fondatore, Lucke, costretto nello stesso anno a lasciare la leadership a Frauke Petry, espressione della corrente nazionalista moderata.
Sotto la direzione dell’imprenditrice cresciuta nello Stato della Sassonia, nel corso del 2016 e del 2017, il partito ha ottenuto ottimi risultati elettorali, soprattutto nei Länder dell’Est, riuscendo – oltre che nella conquista di seggi in tutte le elezioni regionali in cui il partito si presentava – a nutrire la polarizzazione tra la cosiddetta Willommenskultur – la cultura dell’accoglienza – e il netto rifiuto della natura multiculturale della società tedesca.
Alla vigilia delle elezioni del 2017, che hanno sancito l’inedito ingresso con il 12,6% dei voti nel Bundestag della AfD, il primo partito a destra della Cdu/Csu ad ottenere rappresentanza parlamentare, il fragile accordo tra le fazioni del partito ha cominciato a vacillare, mostrando una realtà degli equilibri interni al partito assai più sbilanciata sulla destra estrema di quanto il partito non fosse intenzionato a svelare.
Le dimissioni di Frauke Petry alla vigilia delle consultazioni federali, l’ascesa del ticket Alice Weidel-Alexander Gauland al vertice del partito, ma soprattutto l’ascesa di figure politiche come Björn Höcke, portavoce della AfD nel Land della Turingia, autore di un discorso nella città di Dresda durante il quale ha descritto il bombardamento della città un crimine di guerra, paragonandolo a quello di Hiroshima e Nagasaki, ma soprattutto noto per aver definito il Memoriale dell’Olocausto nel centro di Berlino come un «monumento della vergogna», hanno contribuito ad un’estremizzazione del posizionamento politico della AfD.
A rafforzare la percezione che il partito stia operando una trasformazione all’interno dello spettro destro della cultura politica tedesca contribuiscono i legami della AfD con il movimento anti-islamico e anti-immigrazione di PEGIDA (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes), i contatti della fazione Der Flügel di Höcke con noti esponenti della cosiddetta Nuova destra intellettuale tedesca radunati attorno a Götz Kubitschek ‒ fondatore dell’Institut für Staatspolitik, considerato come il think tank della destra radicale tedesca ‒ e, non da ultimo, il sostegno al partito da parte di nuovi prodotti editoriali come il mensile sovranista Compact, molto diffuso nell’ambiente della destra radicale partitica e movimentista.
Su questi e altri aspetti si basa il documento di quasi 500 pagine con cui l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione ha dichiarato di voler monitorare l’organizzazione giovanile del partito e la corrente Der Flügel.
Nel suo status di “caso in odor di verifica”, la AfD grida al complotto politico dei partiti tradizionali contro la voce del popolo.
Anche questo rientra nella lunga fase della precampagna elettorale per le elezioni europee di maggio.
Piero Vernigo
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