Una storia di intuizioni, Marco Felluga un artefice del Collio
Difficile stabilire il confine tra l’amore per l’arte, per la cultura e per la terra.
A separarlo un sottilissimo filo di cachemire ondulato, policromo e appassionato.
Te ne accorgi immediatamente quando principi a sfogliare quel volume dall’Aquila bicipite dal sapore asburgico dalla copertina cartonata e rigorosamente in nero e leggi una frase del Nobel Rita Levi-Montalcuni: “Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura la pensione …”.
Il lavoro letterario titolato “Una storia di intuizioni Russiz Superiore” scritto da Walter Filipputi e Marco Felluga stampato dalla tipografia Grafiche Antiga di Crocetta del Montello, Treviso.
A me fa tornare in mente il pensiero di Luigi Einaudi che è divenuto stendardo di tantissimi capitani d’azienda del Made in Italy: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”.
Se le eccellenze del tricolore dalla Marmolada all’Etna hanno valicato i confini del Bel Paese e si sono imposti nei cinque continenti è solo grazie a questi nostri coraggiosi e intraprendenti imprenditori che non hanno atteso la manna dal cielo, si sono rimboccati le maniche e sin dalla adolescenza hanno iniziato a pedalare con lena e tanta passione senza porsi la domanda di cosa ci fosse in palio.
Marco e Roberto Felluga appartengono a questa eroica schiera.
Le loro origini sono in quel fascio di lembo che oscilla tra l’Italia, la Slovenia e la Croazia.
A Isola d’Istria i Felluga, l’antenato Giovanni, si dedicano alla terra e alla vigna, producono vino ed incrementano l’azienda, l’attività prospera e necessitano di nuovi spazi e mercati per cui si trasferiscono a Grado e successivamente a Gradisca d’Isonzo.
Nel dopoguerra il figlio Marco si innamora del vitigno e studia enologia, da un colpo di genio scaturisce l’etichetta Isontino con l’effigie del Leone di San Marco, il riscontro è immediato ed incoraggiante.
Il nobile nettare viene commercializzato non più in damigianette o bottiglioni ma in eleganti bottiglie da 0,75.
Nel 1964 nasce il Consorzio Collio, quattro anni dopo arriva la doc.
I vignaioli lentamente cominciano a rendersi conto della loro importanza e del ruolo che devono occupare, con coraggio investono e puntano sulla qualità.
Il Collio sta divenendo una realtà nel panorama nazionale.
A distanza di tre anni Marco Felluga intravede gli sviluppi del territorio ed acquista un gioiello chiamato Russiz (in slavo rusa sta per zolla, terreno erboso) Superiore, 68 ettari che presto diventeranno 100.
La Regione Friuli Venezia Giulia in quel periodo prepara un programma di supporto ai nuovi vigneti che stanno trasformando un territorio che comincia a produrre vini bianchi, freschi e profumati guidati da Mario Schioppetto, un oste intraprendente di Udine.
Si viaggia col vento in poppa e nel 1988 Marco affida all’architetto Aldo Bernardis la costruzione della cantina di invecchiamento mentre Silvio Coppola crea le etichette che a distanza di decenni suscitano ancora ammirazione.
Oramai ha intuito, e messo in atto, che per raggiungere il successo quello con la S maiuscola capace di valicare i confini nazionali è indispensabile curare tutti i minimi particolari e che occorre continuare ad investire per migliorare sempre più prodotto e azienda.
Dal 1999 al 2005 è alla guida del Consorzio Collio, punta immediatamente alla comunicazione e promuove il bimestrale “Doc Collio” e successivamente dai tipi di Gribaudo esce il volume “Collio – I volti di una terra”.
Istituisce il premio Attems destinato a quanti si sono maggiormente attivati per la viticoltura dal punto di vista scientifico e della comunicazione.
Dato che le lancette del tempo corrono inesorabili Marco lentamente si sposta dietro le quinte e sul palcoscenico si affaccia Roberto che si pone immediatamente tre obiettivi: rafforzare la presenza sui mercati; consolidare il ruolo del Consorzio; aggiornare lo stile dei bianchi senza distaccarsi dalle origini.
Crea e presiede il consorzio Famiglie del Vino, intanto l’azienda raggiunge il 50% di export con una presenza in 45 Paesi.
“Se sapremo lavorare bene, potremo consegnare a chi verrà dopo di noi più di quanto abbiamo ricevuto. È questo il mio impegno”, il messaggio chiaro e forte di Roberto Felluga.
Bruno Galante
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