Carnevale tempo di dolci e di secolari tradizioni
Storico ritorno della cucina fatta in casa per 4 famiglie su 10 che riscoprono le specialità tradizionali soprattutto durante le feste.
È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè in occasione dell’ultimo fine settimana prima del martedì grasso del Carnevale 2019 durante il quale al mercato degli agricoltori di Campagna Amica a Roma è stata organizzata la prima sfilata d’Italia dei dolci di Carnevale con “il tutor delle frappe” ma iniziative sono state previste lungo tutta la Penisola (il programma su www.campagnamica.it).
Nella settimana di Carnevale – stima la Coldiretti – vengono consumati circa 12 milioni di chili di dolci tipici per una spesa complessiva attorno ai 150 milioni di euro.
Il costo varia infatti dai 5 euro al chilo per le preparazioni casalinghe contro una spesa dai 15 ai 30 euro, con picchi anche di 65 euro per le diverse specialità in vendita nei forni e nelle pasticcerie.
Prepararle in casa offre anche la possibilità di assicurarsi la qualità e la freschezza degli ingredienti, che fanno la differenza sul risultato finale, a partire dalle uova e dal miele che possono essere acquistati anche nei mercati degli agricoltori di campagna amica dove sono offerti a volte anche dolci della tradizione contadina i cui segreti sono stati trasmessi da generazioni.
I dolci fai da te sono peraltro preferiti dai bambini che stanno riscoprendo l’orgoglio di mostrare a scuola o nelle feste private l’abilità in cucina delle proprie mamme.
Il fatto che una porzione di 50 grammi di frappe contenga 235 chilocalorie significa che un consumo moderato non ha effetti drammatici sulla dieta e sulla salute anche perché la privazione in un momento di festa, soprattutto per i piu’ piccoli, può avere effetti negativi sull’umore.
Dai tortelli della Lombardia alle lasagnette fritte dell’Emilia, dai cecamariti del Lazio ai friciò del Piemonte, dai crostoli del Friuli Venezia Giulia, dalla schiacciata dolce toscana fino agli scroccafusi delle Marche ma anche le bugie liguri, le pastarelle della Basilicata, il migliaccio e il sanguinaccio della Campania, la cicerchiata dell’Abruzzo e la crema fritta del Veneto sono solo alcune delle specialità gastronomiche censite a livello regionale che gli italiani riscoprono nei giorni di carnevale.
La leggenda racconta che le prime frappe siano nate ai tempi dell’antica Roma con il nome di “frictilia” ed erano realizzate con un impasto di farina e uova che veniva steso, tagliato e fritte nello strutto bollente e mangiato durante le feste, soprattutto nel periodo invernale.
La festa prende le mosse dalla tradizione della campagna, dove segnava il passaggio tra la stagione invernale e quella primaverile e l’inizio della semina nei campi che doveva essere festeggiata con dovizia.
I banchetti carnevaleschi sono molto ricchi di portate perché, una volta in questo periodo si usava consumare tutti i prodotti della terra, non conservabili, in vista del digiuno quaresimale.
I dolci tipici di Carnevale per regione
Abruzzo: cicerchiata, gnocchetti grandi come ceci, fritti, guarniti con zucchero caramellato e miele e decorati con i canditi e confettini
Basilicata: pastarelle, biscotti ricoperti da glassa fondente e coriandoli chiacchiere al vin cotto o spolverati di zucchero a velo, torta da sanguinaccio, taralli al nastro con glassa di zucchero
Calabria: pignolata, piccole sfere di pasta dolce, fritte in olio di oliva e unite tra di loro dal miele e chiacchiere, nacatuli
Campania: struffoli, palline fritte con zucchero, miele, sanguinaccio e l’antico migliaccio che nasce da una base di semolino, latte e burro.
Emilia Romagna: sfrappole e lasagnette, tagliatelle dolci fritte bagnate con succo di arancia e cosparse di zucchero a velo
Friuli-Venezia Giulia: crostoli, frittelle e castagnole
Lazio: frappe, castagnole, cecamariti ciociari
Liguria: bugie nastri di pasta dolce fritti e spolverati di zucchero a velo
Lombardia: tortelli, dolci fritti cosparsi di zucchero e cannella o farciti con crema o con uvetta
Marche: arancini e scroccafusi, palline di pasta con cannella e scorza di limone spolverate di zucchero e bagnate con alchermes
Molise: scorpelle, dolcetti ricoperti di miele, struffoli, tortelli di carnevale guarniti con tre tipologie di ripieno (crema, cioccolato, noci e mandorle, o marmellata di amarene) e successivamente fritti.
Piemonte: Friciò, dolcetti fritti con uvetta e scorze di limone, bugie, rombi o nastri fritti
Puglia: chiacchiere e frittelle
Sardegna: brugnolus, a base di farina, uova e purea di patate, fritti e avvolti nello zucchero e orillettas, listarelle di pasta intrecciate, fritte e ricoperte di miele, aciuleddi con il miele
Sicilia: pignolata dolce metà bianco e metà nero composto da pezzettini di pasta fritti e ricoperti da glassa al limone o cioccolata e ravioli fritti con crema o ricotta
Toscana: berlingozzi, ciambelle e cenci, nastri di sfoglia fritti e schiacciata dolce realizzata anticamente – ricorda la Coldiretti – con l’uso di strutto insieme a uova, latte e farina.
Trentino A.A: grostoi, nastri di pasta dolce fritti e spolverati di zucchero a velo
Umbria: frappe, brighelle e strufoli, dolci fritti e bagnati con alchermes
Valle d’Aosta: bugie, tortelli con uva sultanina ammorbidita nel rum e ricoperti di zucchero e panzerotti alla marmellata
Veneto: galani, strisce quadrate o rettangolari fritte, frittelle. castagnole bocconcini e crema veneziana fritta
Claudia Treves
Commenti
Carnevale tempo di dolci e di secolari tradizioni — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>