Coop e alleanze cattocomuniste si lagnano per il dl Salvini
La ragione dell’odio che la sinistra e numerosi cattocomunisti nutrono nei confronti dell’attuale governo, e in particolar modo, del ministro Matteo Salvini lentamente affiora in superficie.
Come sovente accade si cela dietro una pseudo ideologia ma nei fatti è di natura spicciola, ovvero è dovuta alla chiusura delle erogazioni milionarie attuate nei confronti delle migliaia di giovanotti sbarcati in maniera massiccia tra il 2014 al 2017, in pieno governo Renzi (dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016), per un totale di oltre 624mila migranti, fonte ministero dell’Interno.
Le numerose associazioni e cooperative che sbandieravano lo stendardo della carità e dell’accoglienza e che in pochissimi mesi hanno incassato milioni di euro, dal momento che Matteo Salvini ha quasi dimezzato i contributi per i giovanotti sbarcati si sono attivate ad emettere comunicati e proclami contro il governo Lega-M5S.
La più recente è quella delle associazioni cooperative emiliane Legacoopsociali Emilia Romagna, Confcooperative Emilia Romagna e Agci Solidarietà Emilia Romagna che a Bologna hanno sottoscritto un documento tramite il quale invitano il mondo coop a non partecipare ad eventuali gare di appalto indette sulla base del nuovo schema di capitolato previsto dal recente Decreto legge. La causa? “… non sono previsti l’utile di impresa e le spese generali, ponendo dei dubbi circa la congruità della base d’asta”.
Non vi sono guadagni e utili da spartire per cui non vale neppure la pena di partecipare alle gare di appalto. E la carità, l’altruismo, il buonismo e tutto il resto?
Senza il vil metallo lo si trasferisce nell’ultimo cassetto.
I professionisti dei gommoni e della migrazione sono venuti a galla con i loro principi e la loro concretezza.
Essendo il contributo sceso da 35 a 21 euro al giorno significa che su 100 ragazzotti assistiti la quota giornaliera passa 3500 euro a 2100 euro, che rimane sempre una bella somma ma non più appetibile come quella di ieri perché poi quando la torta si assottiglia la gola si lagna. I concetti filantropici scompaiono.
Il racket dei barconi si è arenato.
Un esempio emblematico è quello della coop cattocomunista “Dimora d’Abramo” (sino a pochi anni fa aveva nel suo board anche alcuni sacerdoti, tra cui don Giuseppe Dossetti junior) si lamenta che sono stati fatti degli investimenti immobiliari.
Quindi adesso lo Stato dovrebbe continuare ad alimentare il racket dei barconi per consentire alle coop di pagare la loro spesa? Detta così è brutale, ma leggendo le parole del suo presidente alla Gazzetta di Reggio non vengono in mente altre interpretazioni: “Una complicazione organizzativa ci preoccupa perché abbiamo fatto degli investimenti, comprando ad esempio degli appartamenti, abbiamo rinnovato dei contratti, ne abbiamo altri in essere con lavoratori professionisti”.
Si lamentano del fatto che non arrivano più giovanotti, non del fatto che costoro non riescono ad ottenere permessi di permanenza sul suolo italiano.
Erano riusciti a mettere su delle organizzazioni galattiche che si preoccupavano di offrire il massimo dei servizi etici e materiali, orientamenti formativi e lavorativi (con le impressionanti percentuali di disoccupazione giovanile specie meridionale che ci ritroviamo), insegnamento della lingua italiana, sostegno nell’accesso ai servizi sanitari e sociali e, giusto per non farci mancare nulla, anche la presa in carico psico-sociale per le situazioni vulnerabili.
Con i nuovi bandi si garantisce solo vitto e alloggio.
Ciò non significa che lo straniero sia privo di assistenza gli vengono semplicemente tolti una seri di optional di cui non ha bisogno appena sbarcato, anche in considerazione del fatto che ad una percentuale altissima di sbarcati viene rifiutato il permesso di soggiorno.
La norma dice che le misure di integrazione spettano a chi sia entrato in Italia in modo regolare, a chi abbia già ottenuto la protezione internazionale. Non a una massa indistinta sulla quale si continua a fare confusione. Una confusione, quella tra veri profughi e semplici migranti, che si diffonde prospettando masse di sbandati abbandonati a sé stessi, quando invece i dati danno gli arrivi in calo costante.
Inoltre il ministero sta accelerando le pratiche di asilo, sia davanti alle Commissioni, il cui personale è stato moltiplicato, sia nella fase del ricorso al giudice. E tutto questo risponde alla logica che non sia permesso il radicamento a una persona che nella gran parte dei casi ha proposto una domanda infondata ed è destinata a essere espulsa.
Le coop, invece di rallegrarsi che ci sono meno schiavi importati dall’Africa per il “mercato” occidentale, lamentano il venir meno di lavoro e dunque di introiti e di arricchimento.
Che è un po’ come venire a sapere che in un reparto Infettivi di un grande policlinico, i ricoverati per Hiv sono sempre meno e invece di rallegrarsene, il fornitore di pasti, di farmaci e di detergenti chiede alla direzione sanitaria di predisporre ancora più letti.
Salvarico Malleone
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