Le fisime della politica italiana non finiscono mai di stupire
Il 30 marzo 2004 il Parlamento Italiano approva la Legge n. 92 che recita: “Istituzione del ‘Giorno del ricordo’ in memoria delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”.
A guidare il Governo è stato eletto Silvio Berlusconi, mentre Carlo Azeglio Ciampi ricopre la carica di Presidente della Repubblica.
L’articolo 3 specifica:
“1. Al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, nonché ai soggetti di cui al comma 2, è concessa, a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7, comma 1.
2. Agli infoibati sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento”.
Chi comandava le milizie assassine che hanno annegato, fucilato, massacrato, gli italiani dell’Istria, della Dalmazia e delle province del confine orientale?
Il croato Josip Broz, universalmente conosciuto con il nomignolo Tito.
A distanza di un quarto di secolo, il 2 ottobre 1969, il compagno Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, nomina il massacratore Tito “Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone”.
È utile precisare che tale titolo “per altissime benemerenze può essere eccezionalmente conferito”.
Invece di denunziare i crimini commessi davanti al Tribunale militare internazionale di Norimberga per i crimini commessi contro le popolazioni inermi e accostarlo ai gerarchi nazisti, Saragat gli conferisce il titolo più elevato del cavalierato.
Trascorrono 34 anni e il Parlamento riconosce ufficialmente le atrocità commesse dagli sgherri di Tito ma non si preoccupa minimamente di espellere dall’Ordine quel dittatore che ha distrutto famiglie e depredato villaggi e città italiane.
Ma lo scandalo prosegue. Insieme al boia di Fiume, Pola, Zara, furono insigniti anche alcuni suoi fidati esecutori ma i vari ministri degli Esteri che si sono succeduti non effettuano ricerche ed insabbiano tutto.
Nascondono prove e documenti al ministero come pure nelle varie ambasciate si perdono le tracce dei compagni assassini.
Agevolati da coperture politiche e insabbiamenti.
La sinistra nostrana si accanisce con tanta foga, giustamente, nel condannare i genocidi di Adolf Hitler, a parere di Timothy Snyder docente alla Yale University, responsabile della morte di circa 11 milioni di innocenti.
Con altrettanta flemma e sbadataggine sorvola sui 9 milioni di morti procurate dal georgiano Josip Visssarionovich Stalin e sui 40 milioni di morti cagionati dal compagno cinese Mao Zedong.
E dall’assassino Josip Broz.
Cifre impressionanti che fanno rabbrividire.
Il compagno Tito e i suoi scagnozzi ne ammazzarono oltre 20.000 e 250mila italiani furono costretti ad abbandonare le loro case, i loro sacrifici e i loro ricordi sotto la minaccia degli squadristi rossi.
In ringraziamento per questa pulizia etnica la Repubblica Italiana conferì agli assassini slavi il cavalierato per altissime benemerenze.
Titolo che nessuno ancora ha provveduto a revocare.
Salvarico Malleone
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