Dopo un 2018 disastroso l’olio evo riprende la corsa
Veleggia un cauto ottimismo negli ambienti olivicoli nazionali ma soprattutto pugliesi, dopo le innumerevoli promesse e assicurazioni di intervento adeguato per la tutela dei produttori e di quanti investono e operano nel comparto dell’olio d’oliva.
Pare che, finalmente, dai discorsi e dalle promesse si passi alla concretezza degli interventi.
Secondo i dati della Coldiretti la filiera dell’olio evo, acronimo che sta per extravergine d’oliva, ha perso centomila posti di lavoro e potrebbe divenire un trend destinato a crescere se non si adottano provvedimenti drastici in tempi brevi con le dovute e adeguate disposizioni.
Abbiamo appena registrato la peggiore annata che si ricordi a memoria d’uomo con una produzione più che dimezzata di 185 mila tonnellate, disfatta dovuta alla Xylella e alle pessime condizioni climatiche.
Oltre metà dell’oro verde nazionale viene prodotto in Puglia e rappresenta per la regione la più redditizia industria green. L’annata 2018 dal Gargano al Salento ha significato il crollo del 65% del raccolto, un disastro che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie nei campi e nei frantoi.
Uno dei brand alfieri dell’oro frantoiano è Mimì, azienda agricola di Modugno situata alle porte di Bari con finestra sul Mar Adriatico. Proprietà e gestione depositate nelle mani di Donato Conserva il quale ha saputo tramutare in realtà il sogno del padre Domenico, per l’appunto Mimì, che per tutta la vita aveva coltivato il desiderio di produrre olio di eccellente qualità.
“Mio padre mi ha trasmesso tutto il suo amore e la sua passione per la terra e per l’olivo. Con il sacrificio, l’impegno e l’innovazione abbiamo raggiunto traguardi gratificanti dei quali ne siamo fieri”.
La Puglia è una distesa chilometrica di oliveti una parte dei quali, specie nelle province di Lecce e Brindisi, ha dovuto subire l’assalto del nefasto batterio Xylella fastidiosa che ha colpito 21 milioni di piante procurando un danno economico che supera 1,2 miliardi di euro.
“Nelle ultime ore sono stati raggiunti accordi che fanno ben sperare. Vi è un massiccio impegno da parte della Regione Puglia, in primis il presidente Michele Emiliano e l’assessore all’Agricoltura Leonardo Di Gioia, e del ministro Gian Marco Centinaio, come pure del produttore andriese Onofrio Spagnoletti Zeuli, presidente onorario di Confagricoltura Puglia, a recuperare il tempo perduto. Gli ultimi avvistamenti della Xylella sono nella zona di Monopoli che dista circa 60 km da Modugno. Se attivano le misure studiate e preparate da accademici studiosi di statura internazionale possiamo essere tranquilli”.
In Puglia si è iniziato a badare con la meritata scrupolosità ad un olio extravergine di qualità eccelsa, il gruppo dei produttori che bada principalmente alla qualità si infoltisce ogni giorno di più.
“Da qualche lustro l’olio di oliva extravergine per un numero sempre maggiore di noi produttori è divenuto un bene da tutelare, preservare e migliorare giorno dopo giorno. L’oliveto è considerato il salotto domestico da accudire, rassettare e conservarlo lucente, i fitofarmaci vanno utilizzati con parsimonia e quando diventano indispensabili”.
Altro particolare non trascurabile è divenuto la bottiglia e l’involucro.
“Effettivamente oggi si cura parecchio di più l’aspetto estetico, la bottiglia ha assunto un ruolo che sino a pochi anni fa nessuno considerava, come pure il packaging, ovvero la confezione, è gestito in ogni particolare”.
Tutti questi piccoli accorgimenti si traducono in Eccellenza del Made in Italy.
“Bisogna seguire la strada tracciata dai comparti della moda, dell’enologia, della cantieristica da diporto, della motoristica che ci ha fatto conoscere in tutto il pianeta”.
Però gli sforzi di molti rischiano di diventare inutili consentendo l’importazione di olio tunisino, greco e da altri paesi che non rispettano i nostri protocolli e i nostri controlli che sono parecchio rigidi. Olio importato che a volte si confonde con quello italiano.
“Di ciò dovrebbe preoccuparsi la politica che dovrebbe salvaguardare le eccellenze agricole e alimentari nazionali. È anche una garanzia e una sicurezza nei confronti dei consumatori i quali acquistando un olio extravergine di oliva italiano sanno cosa comprano. Ecco perché diventa indispensabile apporre sulle etichette dei prodotti alimentari la tracciabilità. L’acquirente deve sapere cosa compra, dove viene prodotto, imbottigliato e il percorso che segue. L’etichetta deve divenire il “vangelo” del prodotto, senza la quale si rimane al di fuori delle regole e della legge. Altrettanto importante sono i controlli continui della filiera perché in ogni cesto possono capitare delle mele marce ma queste vanno individuate ed isolate immediatamente, per il bene della collettività e del comparto”.
Il segreto di alcune aziende è quello di realizzare un prodotto di alta qualità ad un prezzo accessibile.
“Mio padre amava ripetere che se si privilegia la qualità i risultati arrivano sempre, magari non oggi ma domani di sicuro. Come mentalità aziendale guardiamo di continuo al rapporto qualità-prezzo e se abbiamo raggiunto taluni traguardi evidentemente non abbiamo mai perso di mira la qualità che per noi rimane prioritario ed essenziale come l’importo finale”.
Grazie a questo coraggio imprenditoriale anche l’acquirente oggi cerca l’eccellenza dell’extravergine.
“Sino a ieri l’olio era solo un ingrediente a tavola, oggi molti sono alla ricerca di talune peculiarità aromatiche e olfattive. Si organizzano corsi per degustatori di Olio Evo ai quali partecipano appassionati senza distinzione di sesso e di età. Abbiamo intrapreso la strada giusta, rimane ancora tanto da fare ma finalmente si è invertito rotta”.
Ottimismo, passione, professionalità. Il 2019?
“Gli alberi stanno reagendo bene al 2018 burrascoso. Incrociamo le dita e dotiamoci di un pizzico di fiducia in più”.
La terra non tradisce due volte di seguito.
Bruno Galante
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