6mila migranti dalla Libia pronti a salire sui gommoni
Con l’uccisione di Gheddafi, al potere dal 1969 al 2011, la Libia è divenuta una santabarbara che si infiamma alla minima vampata. Dalla scomparsa del colonnello, fortemente voluta ed attuata da Nicolas Sarkozy con il supporto di Hillary Clinton ed in parte di Giorgio Napolitano, in meno di dieci anni ha collezionato la terza guerra civile.
In questa occasione i francesi sono in prima fila guidati dal presidente, simpatizzante dei gilet jaunes, Emmanuel Macron.
Nell’attuale conflitto da una parte è schierato il premier Fayez al Serraj e dall’altra il generale Khalifa Haftar il quale può contare sull’appoggio dell’esercito ed è sostenuto da Francia, Russia, Egitto ed Emirati Arabi.
Qualora la crisi dovesse perdurare o allargarsi le preoccupazioni diverrebbero anche italiane visto che dai porti libici salpano i gommoni carichi di giovanotti alla ricerca dell’eden facile facile.
Pare che siano ben 800mila gli africani intenzionati ad imbarcarsi con destinazione Italia.
Il Corriere della Sera riporta che gli 007 italiani hanno consegnato al premier Conte dei dossier ove sono annotate talune considerazioni secondo le quali la prima ondata potrebbe coinvolgere qualcosa come 6mila stranieri pronti a salire su gommoni guidati da trafficanti senza scrupoli.
Sono quelli rinchiusi nei centri di detenzione o in quelli per i profughi. Il pericolo è stato confermato anche dal direttore dell’Aise, Luciano Carta, nella sua audizione al Copasir.
Il nostro Paese non intende cedere alle pressioni esterne in Libia. Salvini lo ha ribadito chiaramente, invitando in particolare la Francia a non spargere benzina sul fuoco della guerra.
Anche i libici sono scesi in piazza contro Macron, convinti che ci sia lui dietro la nuova crisi nel loro territorio.
In effetti gli emissari di Haftar sono andati a Parigi, ma hanno incontrato anche il premier Conte. A Roma sono arrivati, invece, gli ambasciatori di Al Serraji. Per il governo gialloverde la priorità è quella di impedire lo scontro e mantenere tutti gli impegni presi con Tripoli.
Sullo sfondo c’è la necessità di evitare un’altra invasione di migranti.
In caso di ampliamento del conflitto interno libico si andrebbe incontro ad una emergenza umanitaria.
A scanso di equivoci dal Viminale fanno sapere che “Non cambia nulla sulle politiche migratorie. In Italia si arriva con il permesso, coloro che scappano dalla guerra arrivano in aereo come stanno facendo. Ma i barchini, i gommoni o i pedalò in Italia, nei porti italiani non arrivano”.
Bisogna precisare che per ora i barconi faticano a salpare a causa della difficoltà di organizzare le partenze. Ma se la situazione dovesse peggiorare, allora la musica potrebbe cambiare.
Fonti libiche trasmettono che i trafficanti di uomini stanno cercando di organizzarsi nel reperimento di barche e gommoni.
Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore alla Difesa e vicepresidente dell’Istituto Affari Esteri, in un’intervista rilasciata al Giornale sostiene che “La prima difficoltà dell’Italia in Libia è quella di gestire un paese immenso abitato da popolazioni diverse che ci ostiniamo a tenere insieme. Il secondo è la carenza della nostra politica estera. Ci manca l’attenzione politico diplomatica indispensabile per gestire un dossier così complesso”.
Le recenti diatribe con la Francia tornano a galla.
“Lo scontro con la Francia risale al governo Monti quando rifiutammo di mettere a disposizione i nostri aerei per la logistica della loro operazione contro le forze jihadiste in Mali. Il Parlamento aveva già dato l’assenso, ma Monti bloccò la disponibilità. I francesi non ce l’hanno mai perdonata. I tedeschi, mai troppo disponibili ad impegnarsi militarmente, capirono al volo e mandarono 800 uomini. Noi con quel rifiuto abbiamo compromesso i rapporti con Parigi”.
Scontri che diventano economici.
“C’è una competizione evidente tra Total ed Eni per lo sfruttamento delle risorse libiche, ma le aree d’interesse delle due compagnie non coincidono mentre ci sono grandi risorse ancora da sfruttare. Bisogna avviare dialoghi sotto traccia e facilitare un’alleanza d’interesse tra le due compagnie”.
Sottostima del problema o inesperienza?
“Vi è un’eccessiva preoccupazione e attenzione per gli affari interni da parte di chi sta al governo. Dimenticare quel che succede al di fuori dalle nostre frontiere ha conseguenze dirette ed immediate sugli affari interni. La tendenza a guardare al proprio ombelico tipica della politica italiana si è accentuata in maniera abnorme con l’ultimo governo”.
Anselmo Faidit
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