In Italia si legge sempre meno e le donne leggono di più
Numerosi piccoli e medi editori, che pubblicano dalle dieci alle cinquanta opere all’anno, contro un gruppo minoritario di grandi (il 15,1%) che pubblica la stragrande maggioranza dei titoli (l’80% circa) e delle copie stampate (circa il 90%).
Questo il quadro dell’editoria italiana, nonostante i piccoli editori stiano progressivamente diminuendo e siano passati, in relazione al peso percentuale sul totale degli operatori attivi, dal 67,5% del 1997 al 54% del 2017.
Al contrario, i medi e i grandi stanno accrescendo il loro peso, passando rispettivamente dal 24% al 31% circa e dall’8,5% a più del 15% nello stesso periodo.
I grandi si trovano perlopiù al Nord, con la Lombardia al primo posto e Milano come capitale indiscussa del settore; segue poi il Lazio, il secondo polo della grande editoria.
Con le sue circa 2000 aziende l’Italia si colloca molto lontana dalla varietà della Francia, che ne ha quasi 4000, ma è in linea con Germania, Olanda, Polonia, Regno Unito e Svezia.
Soprattutto rispetto a Germania e Gran Bretagna, spiccano appunto le piccole dimensioni di ciascuna impresa, che ha una media di 4,7 dipendenti, contro rispettivamente i 12 e i 12,8 delle aziende degli altri due Paesi (ma in Francia le dimensioni sono ancora più piccole di quelle italiane, con 3,8 dipendenti in media per azienda).
Per cercare di sopravvivere, i piccoli editori mostrano una forte propensione alla iperspecializzazione tematica: oltre il 57% di essi ha infatti una linea di produzione editoriale tendenzialmente monotematica, con tre titoli pubblicati su quattro che riguardano la stessa materia, e il 70% degli editori specializzati è di piccole dimensioni.
Per quanto riguarda la cura del libro e l’organizzazione imprenditoriale, l’esternalizzazione ha coinvolto le varie fasi di lavoro in modo diverso: quasi tutti, piccoli, medi e grandi, fanno almeno una lettura di bozze, nel 79,2% dei casi con risorse interne.
Similmente, si preferisce mantenere all’interno il lavoro grafico (impaginazione e copertine), che esternalizza il 30,2% delle imprese.
Un lavoro vero e proprio di editing, supporto all’autore nella stesura dei testi, controllo dei contenuti e così via, lo fa in media l’84% delle imprese: le grandi lo fanno di più delle medie e delle piccole, e nel 73,4% dei casi viene fatto da addetti interni.
Ancora le grandi sono più capaci delle altre di dedicare tempo alla valutazione dei manoscritti proposti, mentre lo “scouting” editoriale, ossia la ricerca di autori e novità, è molto ridotto nelle piccole aziende (34%), sensibilmente in quelle medie (55,2) e regge solo in quelle grandi (73,2%), con il dato complessivo che oltre la metà lo delega all’esterno.
Il settore più esternalizzato è però quello delle traduzioni.
Gli editori pubblicano in maggioranza opere nuove, che costituiscono il 61%, mentre il 33,7% sono ristampe; si rivolgono nel 79,4% dei casi a un pubblico adulto, e nel 21,6% ai giovani, soprattutto attraverso l’editoria scolastica (che costituisce l’11,8 dell’intera produzione di titoli); anche se per i giovani i titoli sono meno, più alte però sono le tirature.
Infine, i dati sulla lettura: determinante si dimostra l’ambiente familiare, dal momento che tra i ragazzi di 11-14 anni legge l’80% di chi ha madre e padre lettori e solo il 39,8% di coloro che hanno entrambi i genitori non lettori.
La quota più alta di lettori si riscontra proprio in questa fascia di età, in cui il 12,7% legge almeno un libro al mese (ed è perciò definito un “lettore forte”).
Tra i lettori forti vi sono anche le persone da 55 anni in su, che mostrano le percentuali maggiori: 16,5% tra i 55 e i 64 anni e 17,4% tra gli over 65.
Le donne leggono più degli uomini e tale distanza si va approfondendo: nel 1988 la differenza in favore delle donne era di 5,6 punti percentuali, mentre oggi è di 12,6 punti.
In generale, tuttavia, la quota di “lettori” (coloro che leggono almeno un libro all’anno) continua a diminuire: è pari al 41% della popolazione, quasi 6 punti percentuali in meno rispetto al 2010.
Raimondo Adimaro
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