25 aprile, una data che allontana invece di unire gli italiani
Più scorrono le settimane e più si allarga il fosso che divide la sinistra dalla destra.
Il 25 aprile sarebbe dovuto divenire il giorno della unità nazionale ed invece col trascorrere degli anni diventa motivo di scontro.
Ognuno si arrocca sulle proprie convinzioni e non arretra di un millimetro.
E così alle manifestazioni invece di presentarsi con la bandiera tricolore arrivano con la bandiera rossa o con quella nera. Invece di cantare l’Inno di Mameli si ascolta Bella ciao o Faccetta nera.
Per l’ennesima volta a Roma non è stato consentito alla Brigata Ebraica di partecipare al corteo organizzato dall’Anpi poiché i manifestanti palestinesi con le loro bandiere e i loro slogan hanno vietato la presenza delle bandiere israeliane.
A Milano, come accade da anni, i manifestanti della Brigata Ebraica sono stati accolti da fischi e da insulti “Assassini e terroristi” dai soliti gruppuscoli palestinesi.
Costoro, probabilmente, sono all’oscuro oltre 8500 ebrei furono deportati nei campi di concentramento tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e che solo un migliaio riuscì a sopravvivere.
Oramai da anni le bandiere rosse sventolano indisturbate e si assottiglia sempre più il numero dei partecipanti moderati nel mentre si ingrossa la fila di quanti pubblicamente dichiarano di non voler partecipare alla manifestazione e addirittura di eliminare il 25 aprile come data festiva nazionale.
25 aprile festa della Liberazione. Durante le varie manifestazioni ci si dimentica di ringraziare coloro che ci hanno liberato, o, nel migliore dei casi, vengono buttate due frasi veloci e banali.
Dai palchi ci si ostina ad incensare i partigiani tralasciando di spiegare che costoro possedevano solo qualche fucile e senza le fortezze volanti alleate e le loro robuste artiglierie con molta probabilità i tedeschi nella Penisola ci sarebbero rimasti decenni.
I comizianti si dimenticano, involontariamente, di citare il sacrificio immane delle divisioni angloamericane e delle migliaia di giovani che dalla Sicilia al Trentino hanno combattuto e donato la vita per un Paese che non era il loro e che probabilmente qualcuno neppure ne conosceva l’ubicazione geografica.
L’Italia è piena di cimiteri ove riposano migliaia di croci di ventenni e venticinquenni che i loro genitori non possono accarezzare.
È a questi ragazzi che dobbiamo dire grazie principalmente perché hanno sacrificato la propria vita per liberare uno Stato che non era il loro e
dobbiamo dire grazie a queste migliaia di eroi se baffone Iosif il georgiano non ha valicato le Alpi per imporre il terrore della falce e del martello.
Sono 32 mila i soldati delle Forze Armate Americane che hanno dato la vita per l’Italia, di questi 7862 giacciono nel Cimitero Militare degli Stati Uniti d’America a Nettuno e 4.402 Cimitero Militare degli Stati Uniti d’America a Firenze.
Un altro grande ringraziamento deve andare alle Forze dell’Impero Britannico che in 41 cimiteri di guerra piange 45.469 soldati che combattevano per la bandiera inglese.
Di questi 4.265 sono stati seppelliti nel Cimitero di Guerra Britannico di Cassino; 2.278 nel Cimitero di Guerra Britannico Le Falasche ad Anzio; 2.617 nel Cimitero di Guerra Britannico di Torino di Sangro, Chieti; 2.164 nel Cimitero di Guerra Britannico di Bari.
All’indomani dell’8 settembre 1943 con le forze alleate operarono anche le Forze Armate della Francia Libera con il Corpo di Spedizione Francese in Italia che registrarono 7.800 caduti.
Il ricordo delle truppe francesi è parecchio sbiadito per via di parecchi episodi di violenza che manifestarono principalmente nelle province del basso Lazio, contingente che nel luglio 1944 fu ritirato ed inviato in Provenza.
Nel 1957 Alberto Moravia pubblicò La Ciociara traendo spunto da quanto accaduto ad una vedova e a alla figlia violentate da soldati marocchini, tre anni dopo Vittorio De Sica girerà un film con Sofia Loren e Jean-Paul Belmondo adattandolo all’omonimo romanzo.
Azioni ripetute che vennero definite marocchinate e che rimarranno impunite.
Delle forze alleate faceva parte anche il Corpo di Spedizione Polacco in Italia che sacrificò 3.955 soldati i quali trovano pace nei Cimiteri Militari Polacchi di Casamassima, 388; Montecassino, 1.051; Loreto, 1.100; San Lazzaro di Savena, 1.441.
Ricordarsi dei partigiani che hanno difeso il suolo italiano è un dovere, ricordarsi di chi ha sacrificato la propria vita per qualcosa che non gli appartiene merita qualcosa in più.
Sino al giorno in cui sventoleranno bandiere rosse al posto del tricolore e si canterà Bella ciao invece dell’Inno di Mameli il 25 aprile sarà la festa della parte mancina del popolo italiano.
Salvarico Malleone
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