La tedesca Deutsche Bank è la peggiore banca europea
Spesso e volentieri vengono fuori notizie che sconvolgono l’opinione pubblica.
Notizie che vengono occultate per non scalfire l’immagine del potente di turno.
Francesi e tedeschi a lungo si sono confezionati abiti da primi della classe nei settori a loro più comodi, salvo poi accorgersi nella realtà che si tratta di abiti fantasiosi e parecchio distanti dal vivere quotidiano.
In Germania la zarina Angela Merkel ha spadroneggiato sino al momento in cui i teutonici se ne sono accorto che il fumo era tanto e la carne parecchio meno e così nel corso delle ultime consultazioni dei vari Land le hanno inflitto scoppole sonore e continue a tal punto da costringerla ad anticipare la meritata pensione.
In Francia non va meglio con il borioso Emmanuel Macron che da quando dimora all’Eliseo ha visto scemare i consensi e ha dovuto registrare emorragie continue nel governo guidato da Edouard Philippe.
Nei sondaggi è ai minimi storici e qualora si andasse alle urne non riuscirebbe a superare il 30 percento a parere dei sondaggisti.
Puntualmente da maggio 2018 ogni fine settimana i gilets jaunes occupano le piazze le principali strade delle città più importanti d’oltralpe.
Nelle ultime ore sono stati pubblicati dei dati sul sistema bancario continentale ove bisognerebbe riflettere a lungo.
Per anni ci hanno chiesto da Bruxelles, con la regia di Berlino, di essere più rigorosi, di rispettare le regole e di fare delle riforme per cambiare il nostro Paese.
Insomma, volevano che diventassimo un po’ tedeschi e più ubbidienti ai parrucconi del Parlamento europeo.
Eppure c’è qualcosa che non ci è stato detto: le banche tedesche sono le meno efficienti d’Europa.
Occorre guardare il rapporto cost/income riferentesi al 2018 che indica la relazione tra i costi di gestione di un istituto finanziario e il suo margine di intermediazione, ovvero quanto guadagna in termini di margini di interesse, commissioni, dividendi, utili della propria attività.
Una sorta di indice di efficienza il cui risultato è clamoroso: gli istituti tedeschi sono quelli che spendono di più in proporzione ai loro guadagni.
Chi è la peggiore in assoluto? Deutsche Bank, l’istituto già già colpito diverse volte dall’Antitrust europeo ma che è così grande che non può fallire.
I costi di Deutsche Bank sono così alti da raggiungere il 91,6% di quanto guadagna.
Ovvero il personale, le filiali, gli affitti per i locali e tutte le altre spese sono gestiti in modo poco efficiente, meno di quanto fanno, per esempio, Intesa Sanpaolo e Unicredit, che sono rispettivamente in 18a e 19a posizione, con il 69,4% e il 67,9%.
A guardare bene sono tedesche 4 banche tra le prime 10 in questa classifica di efficienza delle banche continentali. Al sesto e settimo posto ci sono infatti Commerzbank e Helada, con un cost/income del 77,4% e del 75,4%, al decimo Lbbw con il 74,5%.
La peggiore banca italiana per efficienza è Monte dei Paschi di Siena (in nona posizione).
Nel valutare l’efficienza di una banca bisogna guardare anche alle sue dimensioni.
Deutsche Bank è tra le pochissime che rientrano tra le prime dieci per peso dei costi sui guadagni e tra le prime dieci per asset.
Con questo termine si intende l’insieme dei crediti che la banca ha concesso, i depositi presso la Banca Centrale, i titoli posseduti, la liquidità e anche gli immobili.
Ebbene, Deutsche Bank è quarta in Europa quanto a dimensioni dato che possiede asset per 1.474,7 miliardi di euro.
Assieme ad essa c’è la francese Societè Generale, che è ottava tra le banche più inefficienti nella gestione dei costi e settima come dimensioni con 1.275,1 miliardi di euro.
Si capisce quindi da questi numeri perché Deutsche Bank e Commerzbank, la prima e la terza banca tedesca rispettivamente per dimensione, e tra le prime 6 in Europa per peso dei costi, vogliano unirsi come nelle ultime settimane è stato annunciato negli ambienti finanziari: per guadagnare efficienza, probabilmente tagliando filiali e personale, rispetto alle altre banche europee.
In effetti la fusione si configura come un vero e proprio salvataggio per le regina delle banche tedesche.
Nel 2016 i derivati in seno al principale istituto di credito tedesco erano il 13% di tutti i derivati mondiali.
A fine 2017 erano in tutto 48,26 trilioni, ovvero 48 mila miliardi e 260 milioni.
Basti pensare che tutte le banche giapponesi insieme arrivavano solo a 32,44 trilioni.
Deutsche Bank era la banca europea più esposta e più a rischio, davanti a Barclays e Credit Suisse.
Tutte insieme queste tre superavano quanto a derivati le prime 14 banche americane, 113,2 trilioni contro 112,75.
Dopo Lehman Brothers i governi non hanno più intenzione di lasciar fallire istituti di queste dimensioni.
Diventare ancora più grandi è una garanzia in più per migliorare l’efficienza delle banche europee e anche perché, in caso di bisogno, il settore pubblico può intervenire con risorse proprie, o per meglio dire, dei contribuenti.
Piero Vernigo
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