La Corte giustizia Ue condanna i falsari enogastronomici
Meglio tardi che mai, ci sono voluti anni e ricorsi ma finalmente qualcosa comincia a muoversi per mettere ordine in settori che sino ad oggi sono rimasti in balia di bandoleri e bucanieri.
Dal sud al nord e dall’est all’ovest del pianeta è stato un arrembaggio al veliero del made in Italy, con particolare attenzione al comparto alimentare.
Le nostre eccellenze sono state bersagliate e prese di mira da pseudo industriali e produttori carenti di progetti e di capacità creative, bravi solo a scopiazzare le nostre iniziative e la nostra produzione.
Dopo estenuante peregrinare è arrivato l’atteso giro di vite sulle produzioni a denominazione protetta.
La Corte di giustizia Ue, con sede in Lussemburgo, in una sentenza pubblicata il 2 maggio, afferma che l’utilizzo di segni figurativi che evocano l’area geografia di una denominazione d’origine protetta su prodotti che non sono a marchio Ue possono costituire una evocazione illegittima di tale Dop.
Il caso riguarda un formaggio spagnolo a denominazione in concorrenza con un formaggio prodotto nella stessa zona, ma non Dop che però utilizza simboli che riportano alla Regione La Mancia dove viene prodotto il formaggio tutelato.
Un principio sancito dalla Corte di Giustizia europea è che “l’evocazione di una denominazione registrata può derivare dall’uso di segni figurativi”.
Il regolamento su Dop e Igp prevede una protezione delle denominazioni registrate contro “qualsiasi evocazione”.
Il criterio è di stabilire se determinati simboli (nel caso esaminato dalla Corte raffigurazioni che evocano Don Chisciotte della Mancia) possano confondere il consumatore.
L’obiettivo, secondo la Corte, è di garantire una informazione chiara e credibile sull’origine del prodotto e tale finalità si persegue meglio se“la denominazione registrata non può essere oggetto di un’evocazione per mezzo di segni figurativi”.
La Corte rimanda poi al giudice nazionale di valutare se i segni figurativi possano richiamare al consumatore prodotti che si fregiano del marchio Dop.
La protezione contro qualsiasi evocazione, secondo la sentenza, deve interessare l’intero territorio dell’Unione europea e deve pertanto essere rivolta non solo al consumatore dello Stato dove il prodotto è più diffuso, ma a tutti i consumatori europei.
Si tratta di una sentenza che può essere di particolare interesse per l’Italia.
Molti prodotti realizzati fuori dai confini nazionali riportano simboli, a partire dal tricolore o da alcuni paesaggi che evocano il Bel Paese, che ingannano il consumatore.
Vietare dunque l’uso di tali simboli potrebbe rappresentare un importante contributo al contrasto all’italian sounding che vale oltre 100 miliardi di euro.
Forse è la volta buona di incamminarsi sulla retta via della legalità.
Raimondo Adimaro
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