Bisogna bloccare la produzione del falso made in Italy
Un cesto con i prodotti del falso Made in Italy a tavola scovati nei diversi continenti è stato presentato dal Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dal Consigliere delegato Filiera Italia Luigi Scordamaglia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha partecipato al Forum organizzato dalle due organizzazioni dedicato al valore della filiera agroalimentare italiana “Da Expo a Tuttofood: Milano porta del cibo italiano verso il mondo” alla Fiera di Milano.
Un riconoscimento da parte di Coldiretti e Filiera Italia per l’impegno alla difesa della proprietà intellettuale ed un invito a continuare la battaglia nei confronti dell’agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.
Una priorità per le imprese agricole italiane e per i principali marchi dell’industria alimentare nazionale, riuniti in una storica alleanze.
In questo contesto il decreto crescita prevede per la prima volta agevolazioni pari al 50% delle spese sostenute dai Consorzi che operano sui mercati esteri per tutelare legalmente l’originalità del Made in Italy e combattere i falsi.
Sarà anche agevolata l’attività di promozione dell’export di prodotti di qualità per consentire di informare adeguatamente i consumatori esteri sulle vere produzioni nazionali.
È quanto accaduto in Qatar dove il premier ha presenziato all’inaugurazione del nuovo spazio dedicato ai prodotti a marchio Fai “Firmato dagli agricoltori italiani” promosso da Coldiretti nei supermercati arabi grazie alla collaborazione con “Lulu group” che è una delle principali catene di distribuzione che opera in 31 paesi situati in Asia, Stati Uniti, Europa e Medio Oriente.
Una azione importante per tutelare il vero Made in Italy che secondo Coldiretti e Filiera Italia va sostenuta nell’ambito dei nuovi accordi di libero scambio dell’Unione Europea ma preoccupano anche le misure protezionistiche e le nuove guerre commerciali, dai dazi Usa alla Brexit fino all’embargo russo che favoriscono la moltiplicazione dei prodotti alimentari di imitazione del Made in Italy di produzione locale.
È salito ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio ed oggi due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi con il fenomeno del cosiddetto italian sounding che colpisce in misura diversa tutti i prodotti.
A far esplodere il falso è stata la “fame” di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati nella ex Unione Sovietica.
A preoccupare è ora l’avvio ufficiale della procedura per far scattare i dazi Usa nei confronti dell’Ue con la richiesta alle parti interessate di partecipare ad una consultazione pubblica fissata dal Dipartimento del Commercio statunitense (USTR) scaduta il 6 maggio.
Una mossa concreta che segue la minaccia di Trump di mettere i dazi sui prodotti europei con la pubblicazione di una black list da colpire per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari.
Nella lista sono compresi importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale come i vini tra i quali il Prosecco ed il Marsala, formaggi, come pure l’olio di oliva, gli agrumi, l’uva, le marmellate, i succhi di frutta, l’acqua e i superalcolici.
Con i dazi aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano e sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio Usa e quelle provenienti da Paesi non colpiti dalle misure di Trump.
Il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.
Ma il problema riguarda tutte le categorie merceologiche come l’olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, dalle imitazioni del Parma e del San Daniele alla mortadella Bologna o al salame Milano, o i pomodori come il San Marzano che è prodotto in California.
Un pericolo che riguarda anche la Brexit poiché nel caso di uscita della Gran Bretagna senza accordo con l’Ue non sarebbe garantita la stessa tutela giuridica dei prodotti a denominazione di origine che, senza protezione europea, rischiano di subire la concorrenza sleale delle imitazioni.
In passato in Gran Bretagna, è stato trovato un falso prosecco alla spina o in lattina e persino wine kit e parmesan kit.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti e Filiera Italia ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, la cui quantità di falsi prodotti ha superato quelle originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino, ed il parmesan diffuso in tuti i continenti.
Ma ci sono anche imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina.
Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, la mortadella Bologna, il salame cacciatore e gli extravergine di oliva, le conserve du pomodoro San Marzano.
Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, oltre al Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense.
Claudia Treves
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