Un consumo moderato di caffè al giorno non fa male al cuore
Uno appena svegli, uno prima di uscire di casa, un altro quando si arriva al lavoro e così via, fino a perdere il conto.
Ma quanto caffè possiamo bere durante una giornata senza correre rischi per la salute?
Da decenni la comunità scientifica analizza pile e pile di dati per giungere a una risposta conclusiva.
A provare a rispondere è oggi un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, che pone ora il nuovo limite a 6 caffè al giorno.
Infatti, secondo i ricercatori della , oltrepassarlo vorrebbe dire aumentare il rischio di malattie cardiovascolari fino al 22%.
Ricordiamo che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in tutto il mondo, ma anche una delle più prevenibili.
E tra i fattori di rischio ci sarebbe anche il caffè.
Tanto che era stato proposto dalla Council for Education of Research on Toxics, in California, un sistema di etichettatura (con messaggi simili a quelli che si trovano sui pacchetti di sigarette) che avvertisse i consumatori come i consumi eccessivi di caffeina possano essere dannosi per la salute.
“Il caffè è lo stimolante più consumato al mondo, ci sveglia, aumenta la nostra energia e ci aiuta a concentrarci, ma spesso ci si chiede quanto caffè si può consumare”, spiega l’autore della nuova ricerca, Ellina Hypponen.
“La maggior parte delle persone è d’accordo sul fatto che se si beve molto caffè, ci si può sentire nervosi, irritabili, e magari anche nauseati”.
Ma cosa dice la ricerca?
In fatto di caffè e di cuore, le ricerche sono davvero molte.
Tanto per fare un esempio, l’Amerticab Heart Association dichiara che un consumo moderato di caffè, ovvero una o due tazze al giorno, non sembra essere associato a rischi per il cuore.
Risultati in contrasto con uno studio che correlava il consumo moderato di caffè (da tre a cinque tazze al giorno) a una più bassa prevalenza di aterosclerosi coronarica subclinica (ovvero nella sua fase precoce).
Per far luce sull’associazione tra consumo di caffè per un lungo periodo di tempo e malattie cardiovascolari, i ricercatori australiani hanno passato in rassegna i dati provenienti dalla Biobank britannica, coinvolgendo un totale di 347.077 partecipanti tra i 37 e i 73 anni.
Dalle analisi è emersa la conferma che l’eccesso di caffeina, ovvero superiore al limite di 6 caffè al giorno, potrebbe aumentare fino al 22% il rischio di insorgenza dell’ipertensione, precursore delle malattie cardiache.
E, come raccontano i ricercatori, questa è la prima volta che è viene evidenziato un limite maggiore sul consumo di caffè ritenuto dallo studio “sicuro” per la salute cardiovascolare.
“Per mantenere un cuore e una pressione sanguigna sani, le persone devono limitare i loro caffè a meno di sei tazze al giorno”, spiega l’autore, precisando che nei dati quel limite rappresenta il punto critico in cui la caffeina iniziava a influenzare negativamente il rischio cardiovascolare.
Precisiamo che il team si è concentrato su una mutazione del gene che metabolizza più velocemente la caffeina (il CYPIA2).
Dai risultati è emerso che, sebbene i portatori della mutazione genetica siano ben quattro volte più veloci nel metabolizzare la sostanza, la ricerca non supporta la teoria secondo la quale queste persone potrebbero consumare più frequentemente caffeina, senza presentare effetti collaterali.
“Si stima che tre miliardi di caffè vengano bevuti ogni giorno in tutto il mondo”, conclude Hyppönen.
“Conoscere i limiti di ciò che ci fa bene oppure no è un imperativo. E come per molte altre cose, si tratta solo di consumarlo con moderazione”.
Aenaud Daniels
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