Olio EVO e broccoli per sconfiggere Alzheimer e tumori
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile.
Il processo degenerativo, che colpisce progressivamente le cellule e le connessioni cerebrali, provoca quell’insieme di sintomi che va sotto il nome di demenza, con progressivo e globale declino delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione.
Una ricerca in atto all’Università di Firenze ha scoperto che l’olio extra vergine d’oliva è il miglior alleato contro l’Alzheimer.
Una ricercatrice di Airalzh Onlus, ha dimostrato come l’oleuropeina aglicone e l’idrossitirosolo possano prevenire la formazione di proteine tossiche responsabili dello sviluppo dell’Alzheimer.
La ricerca si è focalizzata prevalentemente sulle basi molecolari dei principali composti fenolici dell’olio extravergine di oliva, il 3,4-diidrossifeniletanolo (idrossitirosolo, HT) e l’oleuropeina aglicone (OleA), come strumenti utili per combattere alcune delle alterazioni cellulari e tissutali che caratterizzano tale patologia.
I risultati ottenuti dallo studio, tramite tecniche biofisiche in vitro, hanno dimostrato che OleA interferisce col processo di aggregazione del peptide Aβ1-42 dando origine ad oligomeri non citotossici e incapaci di legarsi alle membrane cellulari.
Tali effetti risultano ancora più evidenti in presenza di HT, il principale metabolita che si ritrova in circolo, anche a livello neuronale, in seguito ad assunzione di olio extra vergine di oliva.
L’idrossitirosolo è in grado di accelerare il processo di aggregazione di Aβ1-42, riducendo la presenza di oligomeri tossici che vengono invece trasformati in strutture fibrillari non tossiche.
I dati ottenuti hanno dimostrato, inoltre, come gli aggregati ottenuti in presenza di polifenoli riducano anche quei processi che determinano un ulteriore acutizzarsi della patologia.
Un’altra importante scoperta è stata fatta negli Stati Uniti con la partecipazione determinante di un genetista italiano.
Una molecola presente nelle crucifere riesce a riattivare meccanismi di protezione che nei tessuti tumorali sono bloccati, sfruttando l’azione dell’indolo-3-carbinolo (I3C), un composto naturale che si trova in alcune verdure presenti sulle nostre tavole, come broccoli, cavoli, cavolfiori e cavolini di Bruxelles.
La scoperta, pubblicata su Science, viene dagli Usa ma il primo autore dello studio è un genetista italiano, Pier Paolo Pandolfi, che dirige il Cancer Research Institute della Harvard Medical School di Boston.
Il team di ricerca si è servito di diversi campioni di cellule umane e topi grazie ai quali è riuscito a identificare gli attori in gioco in questo processo molecolare.
È stato possibile riattivare PTEN, il Titano della soppressione tumorale, andando a bloccare la molecola WWP1, cioè l’interruttore che tiene PTEN spento, con il composto presente nei broccoli
Si tratta di una strategia promettente che consentirebbe di ampliare le opzioni preventive e terapeutiche contro il cancro: “L’inattivazione di PTEN è molto frequente e poter risvegliare farmacologicamente questa molecola è un’arma importantissima”.
Infatti, anche se lo studio si è focalizzato su campioni di tumore alla prostata, l’approccio proposto dai ricercatori dovrebbe funzionare in molti tipi di tumore di grande impatto, incluso quello alla mammella e del fegato, perché in questi tipi di tumori l’oncogene WWP1 è molto abbondante.
In sintesi PTEN è il Titano buono, mentre WWP1 è l’oncogene cattivo.
Si tratta infatti di un enzima, già noto per il suo ruolo nello sviluppo del cancro, e che, come spiega l’esperto, tiene spento il guardiano delle cellule.
Durante lo studio, i ricercatori hanno poi condotto delle analisi biochimiche e delle simulazioni al computer grazie alle quali sono riusciti a individuare la molecola presente nelle verdure – l’indolo-3-carbinolo –, quella cioè in grado di risvegliare i sistemi di controllo contro la crescita e la proliferazione incontrollata delle cellule nei quali è coinvolto l’oncosoppressore PTEN, ponendo quindi le basi per la messa a punto di una nuova strategia anti-cancro.
Il trattamento basato su questa molecola, e testato su alcuni modelli animali, ha consentito la riduzione del tumore sia in termini di peso sia di dimensioni.
In poche parole, il composto contenuto nelle verdure potrebbe diventare un buon alleato nella lotta contro il cancro, grazie alla sua capacità di contrastare gli effetti dannosi dell’oncogene WWP1.
Mangiare broccoli potrebbe dunque tenerci lontani dal cancro e questa scoperta enfatizza l’importanza di introdurre nella dieta alimenti vegetali, come le verdure crucifere, appunto broccoli, cavoli, cavolfiori.
Affinché il composto naturale sia efficace si dovrebbero mangiare circa 7 chilogrammi di broccoli, per questo al momento il composto in purezza è l’unica alternativa se si volessero sviluppare sperimentazioni cliniche.
Claudia Treves
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