4 giugno 1989, 10.000 morti e il vuoto di memoria cinese
Un carro armato, uno studente immobile che blocca l’avanzata dei cingolati in una piazza immensa. È una delle foto simbolo del XX secolo.
La piazza è quella di Tienamen a Pechino. È la domenica mattina del 4 giugno 1989. In quei giorni in Europa si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo. A Berlino il Muro ed il Charlie Chechpoint sono quasi al capolinea.
Dopo decenni di oppressione, di stragi e vittime il colosso d’argilla comunista sta per sciogliersi. Anche a Pechino gli studenti scendono piazza per reclamare democrazia e libertà, il regime rosso stronca col sangue ogni qualsivoglia iniziativa.
Il 4 giugno ricorre il 30° anniversario del massacro di Piazza Tienamen.
Il numero degli studenti inermi uccisi dall’esercito inviato dal regime totalitario comunista nelle strade di Pechino non è mai stato quantificato con esattezza.
Il 6 giugno 1989 il portavoce del Consiglio di Stato cinese, Yuan Mu, parlò di «300 morti e 2.000 feriti».
Il 17 giugno, undici giorni dopo, lo stesso Yuan dichiarò a un’emittente americana: «Non è morto nessuno. Neanche uno studente è stato schiacciato dai carri armati».
La Società della croce rossa cinese, al contrario, stimò «2.600-3.000 morti».
Un anno e mezzo fa, il governo britannico ha declassificato un documento inviato dall’allora ambasciatore inglese in Cina, Sir Alan Donald, che parla di «minimo 10.000 morti».
La fonte del documento è lo stesso Consiglio di Stato cinese presieduto dall’allora primo ministro Li Peng, che il 20 maggio 1989 dichiarò la legge marziale, legge che avallò il massacro pochi giorni dopo.
Il documento racconta nel dettaglio come sono stati uccisi in modo barbaro e crudele i civili.
Di seguito una libera traduzione.
I “Primitivi” del 27°
Fatto.
Ad aver commesso le atrocità a Pechino è il 27° gruppo di armata, composto da truppe provenienti dallo Shanxi, per il 60% analfabete e soprannominate: “Primitivi”.
Il comandante era Yang Zhenhua, figlio di Yang Baiding, fratello di Yang Shangkun.
Per dieci giorni non hanno ricevuto notizie fino a quando non hanno saputo che dovevano prendere parte a una esercitazione. (…) Sono stati informati della legge marziale il 20 maggio.
Durante i primi quattro giorni dal loro arrivo a Pechino sono stati condotti per le vie della città per familiarizzare con l’area.
Il 27° era nel pieno delle sue forze con carri armati, mezzi corazzati e ogni tipo di munizioni, gas lacrimogeni e lanciafiamme. (…)
Fatto.
La notte del 3/4 giugno al 27° è stato ordinato di attaccare da ovest insieme ad altre unità provenienti da Shenyang.
La prima ondata doveva attaccare senza armi, la seconda con le armi ma senza munizioni, la terza con le armi cariche per spaventare la folla, la quarta era il 27° a pieno regime.
Le prime tre ondate sono state bloccate dai dimostranti, mentre le truppe cercavano di respingerle per far passare il 27°.
Non ci sono riuscite e il 27° ha aperto il fuoco sulla folla (sia civili che soldati) prima di schiacciarli con i mezzi blindati.
Carri armati sui civili a 65 km/h
Fatto.
Le masse, inferocite, hanno continuato a ignorare il fuoco e a Liubukou (vicino a Tienanmen, ndr) i mezzi blindati hanno schiacciato truppe e civili allo stesso modo a una velocità di 65 km/h.
Un mezzo si è ribaltato e il capitano è stato tratto fuori dal veicolo e portato in ospedale dalla folla. Ora è impazzito e ha chiesto di morire per le atrocità compiute.
Fatto.
Arrivate a Tienanmen, le truppe hanno separato gli studenti dai residenti.
Gli studenti hanno compreso di avere un’ora per abbandonare la piazza ma dopo appena cinque minuti i mezzi blindati li hanno attaccati.
Gli studenti si sono compattati unendo le braccia ma sono stati falciati insieme a molti soldati.
I blindati sono passati e ripassati sui corpi più volte, i resti sono stati raccolti con le ruspe, cremati e dispersi nei canali di scolo.
Mille sopravvissuti falciati con i mitra
Il 27° ha ordinato di non risparmiare nessuno, sparando anche ai feriti.
Quattro studentesse ferite hanno implorato i soldati di risparmiare loro la vita, ma sono state trafitte con le baionette.
Una bambina di tre anni è rimasta ferita, la madre ha cercato di soccorrerla ma le hanno sparato.
Altre sei persone hanno cercato di soccorrerla ma hanno fatto la stessa fine.
A mille sopravvissuti è stato detto che potevano scappare prendendo via Zhengyi, ma sono stati abbattuti con le mitragliatrici già appostate.
Le ambulanze dell’esercito che hanno tentato di soccorrere le persone sono state colpite con armi da fuoco, al pari di un’ambulanza ospedaliera sino-giapponese.
Un conducente dell’ambulanza ha cercato di contrattaccare ma è stato fatto a pezzi con un’arma anti blindati.
Durante l’attacco un ufficiale del 27° è stato ucciso dai suoi stessi uomini, apparentemente perché stava tentennando.
I soldati hanno spiegato che se non l’avessero ucciso, sarebbero stati uccisi loro.
La ribellione da parte dell’esercito
Ipotesi.
È stato usato il 27° (per il massacro, ndr) perché era l’armata più affidabile e ubbidiente.
Secondo alcuni, le altre armate avrebbero attaccato il 27° se avessero avuto le munizioni. (…).
Voce.
Alcuni soldati delle prime tre ondate sono tornati alle basi militari per prendere le munizioni.
Le armate provenienti dallo Shandong, Jiangsu e Xinjiang hanno lasciato le caserme senza aver ricevuto l’ordine per distruggere il 27°.
I comandanti provenienti da Guangzhou, Pechino e Shenyang si sono rifiutati di partecipare a un incontro con il comandante Yang Shangkun.
Fatto.
Il comandante di Pechino si è rifiutato di rifornire le truppe in città con cibo, acqua e riparo.
Il 27° utilizzava proiettili a espansione (che aumentano la gravità delle ferite, ndr).
Cecchini del 27° hanno ucciso molti civili appostati sui balconi.
Hanno sparato su netturbini ecc. per fare pratica.
Gli ospedali di Pechino hanno ricevuto l’ordine di accettare solo i feriti delle forze di sicurezza.
Al momento, 6 studenti stranieri e 23 giornalisti stranieri sono stati uccisi nei combattimenti (nota: di quest’ultimo fatto non abbiamo le prove).
«Stima minima: 10.000 morti»
Fatto. La prima fase delle operazioni aveva lo scopo di mettere in sicurezza Piazza Tienanmen.
La fase successiva avrà l’obiettivo di controllare le strade principali e le traverse spingendosi dal centro verso l’esterno.
Questa fase comincerà entro due giorni.
Fatto.
Yang Shangkun e Deng Xiaoping (leader de facto della Cina, ndr) sono amici stretti.
Alcuni membri del Consiglio di Stato [affermano] che la guerra civile è imminente.
Qin Jiwei (generale e ministro della Difesa, ndr) è stato costretto contro la sua volontà ad apparire in televisione il 20 maggio per dare l’impressione [che il governo] fosse unito.
Stima minima dei civili morti: 10.000.
la Redazione
Commenti
4 giugno 1989, 10.000 morti e il vuoto di memoria cinese — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>