Parigi e Berlino blindano le frontiere, fine del buonismo
I risultati delle elezioni europee hanno insegnato ai leader franco-tedeschi bastonati alle urne che si rende indispensabile invertire rotta e atteggiamento sulla questione migrantes.
È finito il tempo del finto buonismo ed oggi francesi e tedeschi seguono l’esempio dell’Italia nel rimandare a casa quanti non sono in regola.
Il metodo Macron è leggermente diverso ed un tantino più furbetto? Fare gli accoglienti però ovviamente con i porti degli altri. La morale è sempre quella: gli immigrati vano accolti dall’Italia, ma non dalla Francia.
Per essere più chiari, il governo di Parigi non esclude l’introduzione di un sistema di quote per regolare il flusso di migranti.
Lo ha anticipato il ministro degli interni Christophe Castaner, in una intervista al Journal du Dimanche, precisando che non saranno però regolati da quote le concessioni di asilo politico.
«In materia di asilo, le quote sono contrarie ai nostri impegni internazionali, e alla mia etica personale.
Qualsiasi domanda di asilo deve essere esaminata, questo naturalmente non significa che debba essere accettata.
Ma la questione delle quote potrà porsi nel quadro del dibattito su altre forme di immigrazione legale», ha dichiarato Castaner sottolineando che non sarebbe necessaria una nuova legge sull’immigrazione ma che «si possono usare gli strumenti che abbiamo».
I respingimenti in Francia sono aumentati del 14% e «bisogna fare ancora meglio», e il numero di richieste di asilo «non è mai stato tanto alto», ha aggiunto.
Esattamente un anno fa, il presidente francese, Emmanuel Macron, si era detto favorevole a «sanzioni finanziarie» nei confronti dei paesi dell’Unione europea che si rifiutino di accogliere i rifugiati.
Macron, il simpaticone, aveva aggiunto che «non ci possono essere paesi che beneficiano massicciamente della solidarietà dell’Ue e che rivendicano poi il loro egoismo nazionale quando si tratta di temi migratori».
Macron, proclamandosi l’anti-Salvini, aveva chiesto di «porre condizioni su questo punto al finanziamento di aiuti strutturali».
Il presidente francese era arrivato a dire che in Italia non c’era un’emergenza migratoria e che quindi l’Italia doveva continuare ad accogliere, senza se e senza ma.
La replica del vicepremier Matteo Salvini non si era fatta attendere: «Se per l’arrogante presidente Macron questo non è un problema, lo invitiamo a smetterla con gli insulti e a dimostrare la generosità con i fatti aprendo i tanti porti francesi e smettendo di respingere donne, bambini e uomini a Ventimiglia».
Se da Parigi ci si sposta a Berlino la musica è identica: scaricare tutto su Roma.
In sei mesi la Germania ha mandato in Italia quasi 1.200 profughi via aereo. Trasferimenti che avvengono a ritmo regolare: sono stati 1.114 solo tra novembre e marzo.
Sono i dati forniti da “Repubblica” che, domenica 16 giugno, ha aperto il quotidiano con un’inchiesta intitolata “Porti chiusi aeroporti aperti, la beffa tedesca”.
Il quotidiano di De Benedetti sottolinea come la mancata firma dell’Italia all’intesa con la Germania sui “dublinanti”, i migranti cioè che secondo le regole Ue dovrebbero essere trasferiti nei paesi di primo approdo, abbia finito per penalizzare Roma.
Secondo i dati del ministero dell’interno tedesco, citati da Repubblica, nel primo trimestre del 2019 sono state 4.602 le richieste di trasferire profughi in Italia, il 33% del totale fatte arrivare a tutti i partner Ue.
Ma sono aumentate anche le risposte positive da parte del ministero dell’Interno: 3.540 tra gennaio e marzo di quest’anno, contro i 2.629 del periodo precedente.
L’inchiesta mette inoltre a confronto i dati con quelli della Grecia di Tsipras che ha firmato l’accordo con Berlino. Sempre secondo i dati del ministero dell’Interno tedesco, il quotidiano spiega che tra gennaio e marzo, a fronte di 557 trasferimenti all’Italia, verso la Grecia ne sono avvenuti appena 4.
Questo è quanto riporta Repubblica.
Piero Vernigo
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