Il riso dello sfruttamento e le albicocche distribuite gratis
Con l’accordo di libero scambio con il Vietnam l’Unione Europea dà il via libera all’ingresso a dazio zero di 80mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico accusato di essere ottenuto con il lavoro minorile secondo la denuncia del Dipartimento del lavoro statunitense.
L’accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam è stato siglato ad Hanoi il 30 giugno sulla base della “List of Goods Produced by Child Labor or Forced Labor 2018” dell’US Department of Labour.
È una decisione sbagliata e contraddittoria in virtù della difficile situazione del comparto e della decisione dell’Unione Europea che da metà gennaio 2019 ha messo finalmente i dazi sulle importazioni provenienti dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myamar) che fanno concorrenza sleale ai produttori italiani.
Il settore agricolo non deve diventare merce di scambio degli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale e ambientale sui territori.
È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro.
In ballo c’è il primato dell’Italia in Europa dove il nostro Paese è il primo produttore di riso con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende che copre il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica su una superficie coltivata di circa 220mila ettari.
Aziende che garantiscono il rispetto delle leggi e delle regole.
Altra situazione disastrosa è quella delle albicocche
Oltre centomila albicocche Made in Italy offerte gratis a cittadini e turisti per denunciare le speculazioni in atto nelle campagne dove la frutta agli agricoltori viene pagata pochi centesimi al chilo e sugli scaffali della Grande Distribuzione Organizzata la si trova a peso d’oro.
Meglio regalarla per aiutare a combattere il caldo piuttosto che svenderla al di sotto dei costi di produzione con i prezzi che si moltiplicano per colpa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni selvagge di prodotto straniero spacciato per italiano.
L’iniziativa ha avuto inizio in Campania, tra le principali regioni produttrici, dove gli agricoltori all’imbarco degli aliscafi di Sorrento e in piazza Tasso al porto di Pozzuoli e al molo Masuccio di Salerno hanno deciso di regalare frutta estiva sottopagata nelle campagne mentre i prezzi per i consumatori moltiplicano da tre a quattro volte sugli scaffali, dove con il grande caldo aumentano i consumi.
Un omaggio molto apprezzato da italiani e stranieri In una giornata segnata dalla grande afa.
Il simbolo della mobilitazione è l’albicocca, vittima delle gravi distorsioni di mercato lungo tutta la Penisola, dall’Emilia Romagna alla Basilicata dalla Calabria alla Campania.
L’Italia è leader europeo nella produzione di albicocche con un quantitativo di 286mila tonnellate pari a circa il 45% del totale comunitario, davanti a Francia, Spagna e Grecia che hanno invaso il mercato nazionale.
L’obiettivo dell’iniziativa è far conoscere la difficile situazione in cui si trovano gli agricoltori nazionali con i raccolti già colpiti pesantemente dal maltempo ma anche sostenere il consumo di frutta di stagione italiana come le pesche, le nettarine e le albicocche.
Per ottimizzare la spesa, ottenere il miglior rapporto prezzi-qualità e aiutare il proprio territorio e l’occupazione, il consiglio è quello di verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori nei mercati o in fattoria.
Si tratta di un atto di solidarietà a favore degli agricoltori, ma anche di un aiuto al proprio benessere per combattere il caldo con il consumo di alimenti, quali le albicocche, le pesche ed in generale la frutta fresca, indispensabili per la salute e per mantenersi in forma.
Claudia Treves
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