La Francia premia la ricca e viziosa Carola Rackete
Definire ambiguo il comportamento dei francesi di Macron è il minimo che si possa fare. Va detto che in parte qualche colpa ce l’abbiamo noi in quanto abbiamo invertito rotta rispetto al passato remoto e passato prossimo. Con il Pd un accordo lo si trovava sempre e comunque, si trattava solo di trovare la giusta ricompensa. Con questi ragazzotti della lega salviniana è un tantino più arduo anche perché essendo la prima volta che occupano posti chiave governativi di scheletri negli armadi se ne trovano pochi.
La vicenda della barca comandata dalla teutonica Carola Rackete ha fatto il giro del mondo. In un altro paese ciò che ha combinato la 31enne di Preetz sarebbe stato punito in maniera esemplare, in Italia un giudice poco ci è mancato che le assegnasse un encomio solenne. Violare la legge per la Rackete è stato un titolo di merito, un quasi speronamento nei confronti di una motovedetta della Guardia di Finanza è stato quasi ritenuto un giochino goliardico.
In Francia la pensano alla maniera del gip Alessandra Vella.
A Parigi criticano le politiche dell’Italia nei confronti delle Ong del mare che trasbordano i migranti dalla Libia nel mentre che difende con le unghie e coi denti i propri confini dall’immigrazione illegale ha una spiegazione.
Nei giorni scorsi Le Figaro scriveva “mentre la pressione migratoria tende a diminuire ovunque in Europa, essa resta forte in Francia, dove il numero dei clandestini pesa sempre di più sull’intera amministrazione”.
Per il quotidiano francese non vi è nessun problema a definire “clandestini” quelli che in grandissima parte sono richiedenti asilo, poiché le prime due nazionalità fra chi cerca rifugio in Francia sono… quella albanese e quella georgiana!
L’anno scorso il totale delle richieste d’asilo aveva toccato il massimo storico di 120 mila, cifra che dovrebbe essere superata alla fine di quest’anno, ed è davvero curioso che in testa ai paesi dei richiedenti asilo ci siano la Georgia e l’Albania, rispettivamente con 4.417 e 3.772 domande nei primi cinque mesi del 2019.
Entrambe superano l’Afghanistan, che registra 3.674 richieste.
Albanesi e georgiani usufruiscono dell’esenzione del visto nell’ambito di accordi collegati allo spazio Schengen, perciò arrivano facilmente in Francia come turisti e poi alla scadenza dei tre mesi del visto turistico rilasciato all’ingresso dichiarano che la loro sicurezza è minacciata nel paese d’origine e fanno domanda d’asilo. Vanno così a sommarsi ad altre migliaia di richiedenti che stanno prosciugando le casse dello Stato sia per i costi dell’accoglienza che per quelli del sistema giudiziario, messo sotto pressione.
Secondo un rapporto parlamentare, nel dicembre scorso i beneficiari del sussidio per i richiedenti asilo hanno superato per la prima volta nella storia della Francia il numero di 100 mila: non singoli individui, ma coppie o famiglie. L’aumento dei beneficiari rispetto all’anno precedente è stato del 15%. Il sussidio ammonta a 300 euro per coppia, ai quali si aggiungono 220 euro supplementari se i richiedenti devono provvedere da sé a trovarsi un alloggio.
Per questi sussidi lo Stato francese spende mezzo miliardo di euro all’anno. I costi complessivi dell’accoglienza ammontano a oltre 2 miliardi di euro all’anno dal 2014, quando i richiedenti asilo annui erano la metà di quelli attuali.
Il rospo indigeribile per Parigi è che mentre in tutta Europa, Italia compresa, l’afflusso di migranti irregolari conosce una flessione (da 1 milione di immigrati nel 2015 passati quasi tutti attraverso il Mediterraneo si è scesi a 373 mila nel 2016, a 185 mila sia nel 2017 che nel 2018, e probabilmente a una cifra molto minore alla fine del 2019), nel loro paese i numeri tendono invece a crescere, soprattutto a causa di ingressi “di rimbalzo” provenienti dalla Germania e dal Belgio, che applicano gli accordi di Dublino contro la Francia come la Francia li applica contro l’Italia, e di ingressi di clandestini sempre più numerosi dalla Spagna, dopo che il fronte italiano è stato parzialmente tamponato.
Tutto questo esercita una pressione molto forte sulle risorse della Giustizia e degli Interni.
L’altra branca della Pubblica amministrazione che soffre parecchio le vicende relative all’immigrazione è la polizia: ogni anno le forze di sicurezza francesi effettuano controlli su 100 mila cittadini stranieri che non avrebbero diritto di risiedere in Francia: 15 mila vengono espulsi dal territorio nazionale, altri 15 mila accettano di andarsene nel contesto di programmi di partenze “spontanee” o “sovvenzionate”. Gli allontanamenti di stranieri in situazione irregolare costano annualmente alla Francia 500 milioni di euro, quasi tutti (468 milioni) per le espulsioni vere e proprie. Per un costo medio per persona allontanata di ben 14 mila euro.
Per tenere buona l’opinione pubblica interna e internazionale e mostrarsi come i custodi della liberté, égalité, fraternité il Comune di Parigi ha deciso di consegnare alla teutonica ricca e viziata, così riportava Spiegel, la medaglia Grand Vermeil “perseguite dalla giustizia italiana” si legge nel comunicato emesso.
È un’abitudine consolidata quella di consegnare medaglie e ospitalità a quanti sono inseguiti dalla giustizia italiana, vedi Cesare Battisti, Giorgio Pietrostefani, Enrico Villimburgo, Sergio Tornaghi, Marina Petrella, Narciso Manenti, giusto per rammentare gli ergastolani rossi accolti e protetti dalla generosità gallica.
Salvarico Malleone
lei scrive
In un altro paese ciò che ha combinato la 31enne di Preetz sarebbe stato punito in maniera esemplare, in Italia un giudice poco ci è mancato che le assegnasse un encomio solenne. Violare la legge per la Rackete è stato un titolo di merito, un quasi speronamento nei confronti di una motovedetta della Guardia di Finanza è stato quasi ritenuto un giochino goliardico.
saprebbe dirmi di quale paese parla. Altrimenti la sua é solo.opinione e non girnalism9