L’operazione Sea Watch fu sponsorizzata dai tedeschi
Lentamente vengono a galla le marachelle sui migranti.
L’ultima delle quali l’ha raccontata la ricca e viziata teutonica Carola Rackete che nelle ultime settimane ha monopolizzato le prime pagine della carta stampata continentale.
La biondina germanica durante la fase delle trattative per far sbarcare la cinquantina di immigrati clandestini dalla Sea Watch non ha mai evidenziato un attimo di cedimento quasi fosse un ufficiale della Wehrmacht.
Una ragazzona 31enne che tiene in scacco un governo e sfida gagliardamente il ministro dell’Interno non è da tutti, serve fegato, spudoratezza e spalle coperte.
Alla fine la signorinella di Preetz ha messo nel sacco pure il gip di Agrigento, Giuseppina Vella, che emette il provvedimento di scarcerazione nei confronti della teutonica.
Nel corso di un’intervista alla tv tedesca Zdf, https://www.youtube.com/watch?v=ogjwfSYKXbQ&app=desktop, spiega che dietro tutto quel polverone mediatico internazionale vi era una finalità politica ben dettagliata.
La comandante dell’ong ammette che fu il ministero dell’Interno tedesco a chiederle “di far registrare e portare tutti i clandestini a Lampedusa”.
È il collegamento che mancava per ricostruire l’assalto sferrato dalla Sea Watch al governo italiano che le aveva intimato il divieto di ingresso nelle nostre acque territoriali e di attracco nel porto dell’isola siciliana.
Che tra l’organizzazione non governativa e l’esecutivo guidato dalla Merkel ci fossero dei legami lo lasciava presupporre la presenza della troupe della tv di Stato Ard.
Il sito Journalistenwatch l’aveva definita “una geniale opera di propaganda” che “probabilmente” aveva “l’intento di provocare un confronto con le autorità italiane ad ogni costo”.
La presenza dei due giornalisti della tv di stato Ard aveva spinto ad ipotizzare un diretto coinvolgimento del governo tedesco nelle operazioni di “salvataggio” della Sea Watch.
Qualche giorno più tardi l’ex capo dei servizi segreti tedeschi, Hans-Georg Maaßen, intervistato da Roberto Vivaldelli per InsideOver, aveva ammesso che “alcuni Paesi europei sono segretamente soddisfatti della destabilizzazione” che l’emergenza immigrazione porta in Europa.
La sua vicinanza con l’AfD aveva spinto i più a non dargli retta, anche è chiaro che, per il ruolo ricoperto fino all’anno scorso, ha ancora buone fonti all’interno della struttura di intelligence tedesca.
Forse, davanti all’intervista della Rackete alla Zdf, oggi ripresa dalla Verità, i più inizieranno ad aprire gli occhi.
La Rackete ha, infatti, ammesso che sul proprio tavolo non aveva solo l’opzione di portare gli immigrati al porto di Lampedusa.
La municipalità di Rothenburg aveva proposto, infatti, di mandare un pullman in Italia per recuperare i clandestini e farli registrare in Germania.
“Ma – ha rivelato la capitana – a negare la via terrestre è stato il ministro dell’Interno del nostro Paese”, come conferma anche Tpi News.
La rivelazione della Rackete non contraddicono affatto la linea adottata dal governo tedesco negli ultimi mesi. Anzi la confermano con forza.
Il ministro dell’Interno Horst Seehofer non ha mai mancato di opporsi alla linea dura adottata da Salvini per contrastare l’immigrazione clandestina.
“Matteo, che senso ha di mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?”, ha polemizzato nei giorni scorsi quando la Gregoretti era ancora bloccata davanti al porto di Lampedusa.
Dopo il recente vertice di Helsinki, i due ministri si rivedranno a settembre per fare il punto sull’emergenza immigrazione.
In quell’occasione la Germania ribadirà la propria contrarietà alla chiusura dei porti e presenterà una nuova procedura che metta per iscritto “la necessità del salvataggio in mare”.
La posizione dei tedeschi è subdola: sanno bene, infatti, che se i migranti sbarcano e vengono registrati in Italia, spetterà al nostro Paese l’espulsione dei clandestini nel proprio Paese di origine e la ricollocazione in quei pochi Stati europei che hanno accettato le quote imposte da Bruxelles.
E le recenti rivelazioni sui “dublinanti” rispediti a Roma con voli charter dopo essere stati “storditi e sedati” dimostrano che a Berlino sicuramente non c’è la minima intenzione a collaborare per fermare l’emergenza, ma se possono metterci in difficoltà non si tirano indietro. Anzi, affondano il colpo senza pietà e se ne vantano pure.
Salvarico Malleone
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