I comunisti croati si scagliano contro la statua di D’Annunzio
È trascorso un secolo ed ancora i comunisti di ieri e di oggi non perdono occasione per sbraitare e manifestare la loro indole. Dimenticano facilmente le loro malefatte e cercano puntualmente la pagliuzza nell’occhio altrui.
Questa volta sono i rossi della Croazia a sollevare polveroni insignificanti.
La scintilla, a loro dire, è stata volutamente fatta sprigionare da Roberto Dipiazza, primo cittadino di Trieste, per aver autorizzato la sistemazione di una statua di Gabriele D’Annunzio nella città alabardata.
Probabilmente a Zagabria non conoscono bene la storia della cultura della Penisola altrimenti si sarebbero accorti della notorietà del Vate in Italia e in Europa.
“Fu uno dei maggiori esponenti del decadentismo europeo. Dotato di una cultura molto vasta, mostrò un’inesauribile capacità di assimilare le nuove tendenze letterarie e filosofiche, rielaborandole con una raffinata tecnica di scrittura”.
I comunisti della ex Jogoslavia, poco sanno che Mascagni e Pirandello hanno avuto, al pari di milioni di Italiani, la tessera del Pnf.
La Fondazione del Vittoriale ha creduto bene di piazzare sulla pubblica via a Trieste una statua di Gabriele D’Annunzio anche lui in odore di fascismo (in un’epoca in cui gli anti- erano tre di numero), e il governo croato ha protestato ufficialmente.
Perché? Perché siamo nel centenario dell’Impresa di Fiume, impresa dannunziana tolta via, poi, dai cannoni italiani, mica croati. E Fiume non si chiamava ancora Rijeka.
Dunque, cosa cercano i compagni slavi?
Lungi da noi, che detestiamo in egual misura rossi e neri, prendere le parti di un’occupazione, quella fiumana, più goliardica che politica, con tanto di feste pirotecniche, baccanali etero e omo, e coca.
D’Annunzio, nel privato, era quel che era e delle gesta eroiche ed erotiche del Poeta-Soldato tutti sappiamo. Epperò era anche un genio della letteratura e della drammaturgia, e questo devono riconoscerlo pure i croati, i cui geni letterari non possono dire di godere di altrettanta rinomanza. Ci perdonino l’ignoranza.
Premi Nobel e personaggi dell’arte, della cultura, della scienza, che hanno dato lustro al tricolore nei cinque continenti erano anche, dato il tempo, fascisti di tessera, alcuni pure entusiasti, e non mi pare il caso di fare l’elenco delle personalità italiane di rilievo internazionale che col Ventennio furono in vario modo implicate, giacché non ci basterebbe lo spazio.
Sarebbero potuti sorgere dubbi qualora la statua del Vate fosse in posa eretta e col braccio romanamente teso (ma in quel caso ci avrebbe pensato l’Anpi paesana a strillare); invece è seduta, pensosamente intenta a leggere un libro.
Qualche strada più in là, sempre a Trieste, James Joyce e Italo Svevo hanno analoghe statue, tanto che, se continuano così, i triestini si ritroveranno senza più panchine per sedersi.
A Porto Empedocle hanno innalzato una pubblica statua a Montalbano, la creatura di Andrea Camilleri. Che era pure comunista. Ebbene, tutti quegli italiani a cui Montalbano non piaceva mica hanno fatto storie. Mica hanno tirato fuori che i telefilm su Montalbano sono interpretati dal fratello del segretario del Pd, e che l’editore Elvira era tesserata del Pci con tanto di importante incarico nel partito.
I croati si scandalizzano per una statua di D’Annunzio, peraltro sul suolo italico?
Ma su, fate i bravi, ma ci facciano il piacere (riprendendo Totò)! Comico per comico, Walter Chiari e Carlo Campanini, negli sketch dei Fratelli De Rege, si dicevano l’un l’altro: dove vai? Vado a debuttare. E dove? A Fiume. E finiva con: ma vatti a debuttà ar Fiume, va’! È il caso di dirlo.
Anche Walter era stato arruolato nella Rsi.
Claudia Treves
Commenti
I comunisti croati si scagliano contro la statua di D’Annunzio — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>