Il Primitivo Terra Aspra si aggiudica il Vino Pop 2019 BIWA
“Semplice ma sanguigno, schietto ma di carattere. È il vino pop, il giusto mix tra genuinità e originalità”, questa la motivazione per cui il Primitivo Terra Aspra Matera Dop 2013 della Tenuta Marino di San Giorgio Lucano nei giorni scorsi ha ricevuto l’ambito riconoscimento come Premio Vino Pop al Centro Congressi Fondazione Cariplo a Milano.
Nel corso della manifestazione sono stati premiati i migliori 50 vini italiani selezionati dal comitato internazionale di Biwa, Best Italian Wine Awards. Giunto oramai all’ottava edizione è divenuto un punto di riferimento per le maggiori etichette delle eccellenze vinicole nazionali.
A far la parte del leone, come sovente accade nel settore, la Toscana, con 15 brand, ed il Piemonte, 10 aziende.
Premiate cantine vinicole con tradizione secolare alle spalle e oramai affermatesi nei cinque continenti, alfieri del Made in Italy che sono riusciti a sorpassare i cugini francesi nei principali mercati esteri.
Tra questi colossi anche qualche vignaiolo che si è presentato alla ribalta nazionale in punta di piedi.
La selezione è avvenuta questa estate attraverso tasting alla cieca eseguito dalla giuria internazionale composta da alcuni tra i più rinomati esperti di vino del pianeta.
Oltre alla classifica delle migliori 50 etichette sono stati riconosciuti quattro Awards, premi speciali fuori classifica.
Ad aggiudicarsi uno dei quattro Awards con il Primitivo Terra Aspra Matera Dop 2013 è stata la Tenuta Marino di San Giorgio Lucano, Matera.
Azienda alla seconda generazione che nasce con Francesco Marino, ma lui preferisce essere chiamato Ciccio, il quale dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso si è dedicato anima e corpo a far crescere e migliorare la sua creatura che inizialmente produce diverse qualità di frutta.
Parte con alcuni ceppi di Aglianico nel 2000 ai quali, negli anni, fanno compagnia gradualmente il Primitivo, il Syrah, il Merlot, poi il Cabernet Sauvignon e infine il Greco. Nel 2007 commercializza la prima etichetta.
Nel frattempo crescono e seguono le orme del padre gli eredi Antonio e Paolo.
Questi sono giorni in cui non ci si può distrarre e nella vigna a volte bisogna portarsi una brandina.
In uno dei ristretti ritagli di tempo abbiamo fatto una chiacchierata con Paolo con il quale ci eravamo salutati velocemente al Centro Congressi meneghino.
“A Milano erano presenti gran parte delle migliori etichette ecologiche italiane e francamente ci speravo ma non me lo aspettavo. È stata una grossa sorpresa e un piacevole imprevisto. Mi sono sentito leggermente orgoglioso per questo riconoscimento soprattutto perché tra i componenti della giuria vi erano rinomati sommelier ed esperti internazionali”.
Una meritata ricompensa per l’impegno profuso e la passione dedicata alla vigna.
“Un premio che va condiviso con quanti dedicano il loro tempo e le loro energie alla nostra terra”.
È un tantino anomalo che ad essere premiato è un vino che nasce e si sviluppa maggiormente nella confinante Puglia.
“La nostra azienda è ubicata a circa 500 metri sul livello del mare e all’interno del Parco Nazionale del Pollino (è il più grande d’Italia), si affaccia sulla diga di Monte Cotugno, che è la più estesa d’Europa in terra battuta, ed in linea d’aria siano ad una trentina di chilometri dal Mar Jonio. Il clima è abbastanza favorevole per diverse specie di vitigni”.
Avete puntato parecchio sul Primitivo.
“Su circa 26 ettari vitati poco meno di un terzo, otto ettari, sono di Primitivo, altrettanti di Aglianico e sul resto vi è Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon e Greco. Ovviamente maggiore attenzione e cura la dedichiamo al Primitivo e all’Aglianico che sino ad oggi ci hanno gratificato non solo dal punto di vista professionale. Una nostra peculiarità è quella di imbottigliare tutto in purezza, un insegnamento tramandatoci da mio padre e che seguiamo attentamente, non siamo particolarmente favorevoli ai blend e alle miscele di due o più tipi di uve. Negli ultimi lustri ci stiamo dedicando al bio che, a nostro parere, coprirà sempre maggiori fette di mercato”.
La cantina è stata costruita di recente.
“È stata ultimata nel 2015, nella parte interrata avviene la maturazione e l’affinamento quasi tutto in botti di rovere francese. Al piano terra la sala degustazione”.
Tu appena superato lo scoglio del diploma di media superiore non hai esitato ed hai preferito rimanere in azienda piuttosto che proseguire con l’università.
“A me la campagna piace, questo posto è un angolo di paradiso, non mi manca niente. Appena diplomato ho frequentato un corso da sommelier ed a 20 anni ero iscritto all’Associazione Italiana Sommelier, è una conoscenza che diventa un ottimo supporto in cantina. Molti giovani oggi in Italia stanno riscoprendo l’agricoltura ed il numero cresce di continuo. Se sino a 30, 40 anni fa la terra era un sacrificio e comportava tante privazioni ora non è più così. Ovvio, ci manca l’esperienza ma la compensiamo con l’entusiasmo e la voglia di apprendere”.
La Tenuta Marino ha conquistato fette di mercato in Italia e in qualche mercato estero.
“Il 70 percento della nostra produzione è destinato al mercato interno, il resto va in gran parte in Germania e negli Stati Uniti. Non ci culliamo sugli allori, abbiamo ottenuto una settantina di premi e riconoscimenti di prestigio ma ciò significa che lavoriamo senza distrarci. Mio padre Ciccio ci ha insegnato e trasmesso l’amore per la terra ma soprattutto che bisogna anteporre la qualità e l’onestà in cantina perché il cliente merita rispetto in quanto è lui che decide il tuo futuro”.
Quest’annata si presenta bene.
“Dovremmo essere al di sopra della media, le prospettive sono positive in quantità e qualità”.
Il desiderio in gestazione?
“Le bollicine. Col metodo classico”.
Si è fatto tardi, gli impegni lo reclamano, un saluto veloce ed un sorriso fugace. Alla prossima.
Bruno Galante
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