La cimice asiatica ha fatto sinora 600 milioni di danni
Servono risorse finanziarie straordinarie per far fronte ad una vera e propria calamità ma anche una politica europea che vigili sull’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici ed applichi le stesse cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati.
Sono stimati in 600 milioni di euro i danni causati dalla cimice asiatica al comparto agricolo in Italia secondo quanto riferito dall’Ispra in audizione in Commissione agricoltura alla Camera dei deputati.
La “cimice marmorata asiatica” arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta che con le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto.
Si tratta di insetti polifagi che dove si sono diffusi hanno decimato i raccolti, distruggendo meli, peri, kiwi, ma anche peschi, ciliegi, albicocchi e piante da vivai con danni alle produzioni ed un pesante impatto occupazionale.
A livello nazionale si attende urgentemente il via libera del ministero dell’Ambiente che, sentiti il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il ministero della Salute, deve emanare le linee guida per il via libera alla vespa samurai nemica naturale della cimice ma ci vorranno anni prima che la lotta sia efficace.
È necessario colmare questo arco di tempo con sostegni adeguati per consentire alle aziende agricole di sopravvivere all’assedio del pericoloso insetto.
Ma la cimice asiatica non è il solo risultato dell’invasione di insetti e organismi alieni portati nelle campagne italiani dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione degli scambi.
Un autentico flagello è il batterio della Xylella che è stato introdotto con molta probabilità dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam ed ha devastato gli uliveti del Salento.
E danni sta facendo anche la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto.
Le castagne hanno invece pagato un conto salatissimo per colpa del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina.
La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è invece minacciata da due insetti killer, il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il coleottero africano (Aethina tumida).
Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di palme.
Piero Vernigo
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