Tre bambini su quattro non trovano posto negli asili nido
Il governo giallo-rosso intende varare, a partire dal 2020, il bonus nido e il bonus bebé.
Le misure per le famiglie saranno più ricche con il tetto alzato da 1.000 a 1.500 euro, per consentire a tutti i bimbi di accedere alle strutture per la prima infanzia.
Ma il problema in Italia è alla base: mancano gli asili nido.
Sono 13.147 i servizi socio-educativi per l’infanzia che Istat ha censito nell’anno scolastico 2016/2017.
Di questi 11.017 sono asili nido, gli altri 2.130, invece, si dividono fra spazi gioco, servizi in contesto domiciliare e centri per bambini e genitori.
Numeri davvero troppo bassi: i posti disponibili nelle strutture coprono solo il 24% del target, ovvero i bambini residenti in Italia sotto i 3 anni.
Il nostro Paese è ben lontano anche dal 33% di copertura fissato dall’Unione Europea; un parametro minimo stabilito per consentire alle mamme di continuare a lavorare, aiutando a risolvere il problema della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Dal grafico sopra è possibile avere il quadro della situazione con la suddivisione fra strutture pubbliche e private, che comunque non raggiungono nella maggior parte delle regioni la soglia del 33%.
Passando in rassegna regione per regione, la situazione degli asili nido in Italia è disomogenea.
In Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna, Toscana e nella provincia di Trento il parametro posto dalla Ue è rispettato ormai da diversi anni, e in generale nel centro-nord la copertura delle strutture per la prima infanzia non scende sotto percentuali del 30%.
Al sud, invece, l’obiettivo appare lontanissimo, con regioni che non raggiungono nemmeno il 15%, come Calabria e Sicilia.
Un gap di servizi che va dal 7,6% di copertura dei posti sul potenziale in Campania, la regione con il valore più basso, al 44,7% in Valle d’Aosta.
Le strutture private predominano in Umbria, salvagenti che permettono di raggiungere livelli di servizio adeguati.
In Calabria addirittura il 73% degli asili nido è a gestione privata, la stessa cifra percentuale identifica le strutture pubbliche nella provincia autonoma di Trento. Un’altra differenza incolmabile fra nord e sud.
Un miliardo e 475 milioni di euro è questo l’investimento complessivo che i comuni italiani hanno stanziato per i servizi rivolti alla prima infanzia nel 2016, ma il 19,4% è rimborsato attraverso le rette pagate dalle famiglie.
Tra il 2004 e il 2012 le risorse comunali messa a disposizione dagli sili nido in Italia erano passate da 1.1 miliardi a 1.6, un incremento positivo del 47%, cui è seguita una contrazione della spesa nei due anni successivi, poi una stabilizzazione nel triennio 2014-2016.
Anche la gestione degli asili nido direttamente in capo ai comuni è diminuita negli ultimi anni, con la conseguente crescita degli appalti ad associazioni o enti privati.
Nell’anno scolastico 2016/2017 negli asili nido a gestione comunale si sono iscritti 93.200 bambini, contro gli oltre 99.700 contati 4 anni prima: una perdita tutt’altro che trascurabile.
Claudia Treves
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