Anche la Camera Usa approva il genocidio degli Armeni
La Camera degli Usa martedì 29 ottobre ha approvato a maggioranza quasi assoluta, 405 voti su 435, una risoluzione storica che riconosce un omicidio di massa avvenuto un secolo fa come il genocidio armeno.
Il testo approvato alla Camera è a sostegno della misura “per commemorare il genocidio armeno attraverso il riconoscimento e il ricordo ufficiali”.
Il testo invita ad insegnare sull’argomento e a commemorare il genocidio armeno come pure a rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione.
Ciò che non seppe, o non volle, approvare Obama lo ha fatto Donald Trump.
Il 10 aprile fu la Camera dei Deputati ad approvare con 382 voti a favore, nessun contrario e 43 astenuti, la mozione unitaria per il riconoscimento del genocidio armeno, lo sterminio di un milione e mezzo di persone compiuto dai Giovani Turchi, tra il 1915 e 1917, nei territori dell’Impero Ottomano ai danni della minoranza cristiana.
Il governo italiano si è impegnato “a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”.
In Europa hanno già riconosciuto il genocidio anche Austria, Francia, Germania, Svezia e altre ancora.
Il Parlamento Europeo approvò la risoluzione sul genocidio il 15 aprile 2015 in occasione del centenario dell’inizio della strage ed invitava la Turchia a riconoscere le proprie colpe.
Nel testo della Camera si leggono anche le parole di Papa Francesco che, il 12 aprile 2015, in occasione del centenario del genocidio armeno, ricordava il massacro del popolo armeno chiamandolo “il primo genocidio del XX secolo“, provocando la reazione durissima di Ankara.
Prima di lui, anche Papa Giovanni Paolo II aveva usato il termine “genocidio” per definire la tragedia degli Armeni.
Il partito dei Giovani turchi, Unione e Progresso (Ittihad we Taraqqi), si sviluppa su idee marxiste.
A loro parere l’uguaglianza va intesa come identità ottomana, tutti devono essere ottomani e per essere ottomani bisogna essere turchi e musulmani.
Gli armeni, al contrario, posseggono un’altra cultura millenaria, un altro alfabeta e professano un’altra religione, quella cristiana.
Di conseguenza vanno eliminati.
Il 24 aprile 1915 vengono arrestati gli esponenti principali della cultura armena, deportati in Anatolia e massacrati. Inizia quello che per gli armeni è il Metz Yeghern, il Grande Male.
Gli armeni tra i 18 e i 60 anni vengono chiamati alle armi a causa della guerra in atto.
Il governo emette un decreto che ordina il disarmo di tutti i soldati armeni che vengono destinati in battaglioni del genio.
A gruppi di 100 subiscono l’isolamento e il massacro.
Su 350 militari armeni nessuno si salverà.
Organizzazioni segrete comandate dai medici Mazim e Behaeddin Chackir setacciano i villaggi e rastrellano donne, vecchi e bambini. Una carneficina di dimensione impressionante.
I pochi uomini rimasti vengono convocati nelle gendarmerie dove con la scusa di essere spostati nelle zone di operazioni belliche vengono ammazzati durante in trasferimenti.
Con una legge del 10 giugno 1915 i beni e le proprietà dei deportati sono confiscati.
Le donne che si convertono all’islam e sposano musulmani e affidano i figli allo Stato sono graziate.
A luglio del 1916 il ministro dell’Interno, Mehmed Pasha Talaat, massone sanguinario e gran maestro della Grande Loggia di Turchia, impartisce l’ordine di eliminare i superstiti.
Questi vengono stipati in profonde caverne dentro le quali versano petrolio e dati e alle fiamme.
I corpi straziati rimangono insepolti.
Le chiese sono date alle fiamme con all’interno donne, vecchi e bambini.
A nessuno sarà consentito una sepoltura cristiana.
I pochissimi superstiti si dirigono verso la località desertica di Deir el-Zor, ma anche questi sono destinati allo sterminio. In loro ricordo gli armeni erigono un mausoleo a ricordo dell’olocausto che viene raso al suolo dagli sciacalli assassini dell’Isis nell’autunno 2014.
Gli armeni ricordano il 24 aprile, data inizio delle deportazioni, quale Giornata della Memoria del Genocidio.
la Redazione
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