Meglio scioperare che studiare, dicono Saviano e Murgia
I ragazzi italiani vanno male in tutto, la risposta superficiale che asseconda scioperi verdi, profilattici nelle scuole e autogestione non è né seria né accettabile.
I dati dell’OECD(l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, che lavora per costruire politiche che promuovano prosperità, uguaglianza, opportunità e benessere per tutti) sono impietosi.
La pubblicazione dei dati del 7° Rapporto PISA (Programme for International Student Assessment, una valutazione sulle competenze degli studenti), a cui hanno partecipato gli studenti quindicenni 79 paesi hanno messo alla prova lettura, matematica, scienza e la conoscenza generale sulla attualità.
Ebbene: il report specifico sul nostro Paese evidenzia dei problemi non superficiali, soprattutto se inseriti nel contesto italiano nel quale si investe circa i 4% del Pil nella istruzione dei ragazzi ma successivamente circa 250mila giovani emigrano ogni anno.
La prima analisi sulla situazione italiana ci viene fornita sin dal primo capoverso del report a noi dedicato: “Nel 2018, l’Italia ha ottenuto un punteggio inferiore alla media OCSE in lettura e scienze e in linea con la media OCSE in matematica. La prestazione media dell’Italia è diminuita, dopo il 2012, in lettura e in scienze, mentre si è mantenuta stabile (e al di sopra del livello osservato nel 2003 e 2006) in matematica. Il rendimento in lettura è diminuito: in particolare tra le ragazze (ed è rimasto stabile tra i ragazzi). Il rendimento in scienze è diminuito in modo più marcato tra gli studenti con i risultati più elevati, in misura simile sia per i ragazzi sia per le ragazze. In tutti e tre gli ambiti, la prestazione media in Italia è stata inferiore, tra gli altri paesi, a quella di Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Svezia e Regno Unito. L’Italia ha ottenuto un punteggio simile a quello del Portogallo e della Spagna in matematica, ma inferiore a questi due paesi in scienze e inferiore a quello del Portogallo in lettura, e ha ottenuto un punteggio simile a quello della Svizzera in lettura, ma inferiore a quello della Svizzera in matematica”.
Il giudizio è chiaro: le cose vanno male, peggio che in altri paesi europei.
C’è di più, purtroppo: dai risultati dell’indagine emerge chiaramente che “molti studenti che hanno ottenuto risultati elevati hanno ambizioni inferiori a quanto ci si aspetterebbe sulla base del loro rendimento scolastico, soprattutto tra gli studenti con livello alto di rendimento che sono svantaggiati dal punto di vista socio-economico”.
Sfiducia nel futuro, cinismo, mancanza di consapevolezza dei propri talenti, poche ambizioni. Ciò è dovuto anche alle difficoltà economiche.
Colpisce e amareggia che, a fronte di questi risultati, le cui evidenze principali erano certamente note, diversi esponenti dell’attuale Governo promuovano iniziative che, invece di contrastare l’ignoranza e l’indisciplina, le assecondano.
Tutti ricordiamo come il Ministro Fioramonti abbia giustificato dallo scorso settembre gli scioperi scolastici dei venerdì per l’ambiente.
Nei giorni scorsi il Vice Ministro alla Salute Sileri, si è spinto oltre, con la proposta di destinare di 2 milioni di euro per la distribuzione di profilattici gratuiti nelle scuole per “i ragazzi e le ragazze”.
Mentre tutto ciò accade gli astri letterari italiani che fanno?
La scrittrice Michela Murgia invita gli studenti all’occupazione e autogestione scolastica come “esperienza educativa” fondamentale, mentre Saviano esalta le “sardine che nuotano sino a Milano”.
Sia chiaro, il Rapporto OECD-PISA non è la Bibbia, nemmeno il Report FEI del 2016 sulla libertà e qualità educativa lo era, però l’Italia è sempre sotto la media europea e questo è un fatto grave.
La nostra tragedia è data dalla superficialità con cui si affronta la situazione, visto che i quindicenni di oggi saranno la classe dirigente ed il perno portante della società di domani.
Claudia Treves
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