Ottimo e abbondante l’olio 2019, anche a buon prezzo
L’Unesco ha dichiarato il 26 novembre quale Giornata mondiale dell’Ulivo aggiungendola alla lista del suo patrimonio culturale immateriale, decisione n. 40C/66, approvata in occasione della 40a sessione dell’Organizzazione della Conferenza generale a Parigi dal 12 al 27 ottobre 2019.
È un buon segnale per il mondo dell’agricoltura e per il comparto olivicolo in particolare.
Dopo la tremenda annata 2018 dove in alcune zone della Puglia, che da sola produce circa il 60% dell’olio nazionale, vi furono delle perdite oltre il 70% a causa delle gelate e di altre intemperie, per il 2019 i risultati sono abbastanza incoraggianti.
Se nel 2018 la produzione dell’olio nella Penisola è stata intorno alle 175.000 tonnellate, quest’anno si dovrebbe superare la soglia delle 330.000 tonnellate, è quanto sostiene un’indagine di Cia, Italia Olivicola e Aifo (Associazione italiana frantoiani oleari).
La Puglia registra un incremento del 175% ma anche per le altre regioni meridionali i risultati sono allettanti, dati negativi pervengono dal Lazio, -19%, dalla Toscana, -20%, dall’Umbria, -28%, dalla Liguria, 43%, dall’Emilia-Romagna, -50%, dalla Lombardia e dal Veneto, -65.
Due le note stonate in tanta allegria: la discesa del prezzo dell’olio di oliva extravergine e le massicce importazioni dalla Spagna e dalla Tunisia.
I dati della Borsa merci di Bari, da sempre punto di riferimento delle contrattazioni, lo scorso 29 ottobre registrava un prezzo che oscillava tra i 4,50 e 4,60 euro al chilo.
Un mese dopo, il 26 novembre, la stessa Borsa merci registrava una forbice dei prezzi tra i 3,40 e i 3,80 euro al chilo.
Gli agricoltori rumoreggiano perché sotto i 4,50 euro al chilo nessun prezzo può essere giusto perché non remunera quanti privilegiano la qualità.
Vendere un prodotto d’eccellenza a un prezzo stracciato significa non recuperare nemmeno le spese sostenute dagli agricoltori per lavorare e irrigare i terreni e curare le piante.
“Nella nostra zona gli oliveti sono curati in maniera quasi maniacale e sino al momento in cui l’olio non è imbottigliato non trascuriamo il benché minimo particolare. Di conseguenza, mi pare ovvio, che il nostro Evo debba essere venduto ad una cifra congrua”.
Mario Colella vive nella città di uno dei più famosi oli nazionali, Corato dà il nome alla Coratina, la cultivar di olivo lavorata quasi esclusivamente in Puglia e principalmente nel nord barese.
La sua azienda ha festeggiato i 40 anni di anzianità e si è sempre contraddistinta per aver scelto di privilegiare la qualità dell’intera filiera. Se l’olio non è di eccelsa qualità non viene immesso sul mercato, difatti nella passata stagione è rimasto quasi inoperoso.
“Il nostro settore non gode della massima stima da parte della classe politica nazionale e regionale. Quanto è accaduto in Puglia per la xylella ha dell’incredibile, uno scaricabarile sulle responsabilità per un problema che se fosse stato affrontato con urgenza e competenza non avrebbe procurato quel danno immenso che ha generato a centinaia di agricoltori del Salento. Problema che è stato sottovalutato e affrontato con leggerezza e incompetenza”.
Dopo un 2018 traumatico il 2019 ha in parte compensato le perdite della passata stagione.
“La qualità dell’olio di quest’anno è eccezionale, non altrettanto si può dire per le quotazioni del mercato che sono insoddisfacenti. A far ribassare il prezzo ha inciso principalmente l’invasione dell’olio proveniente dalla Spagna e dalla Tunisia che per quanto riguarda la qualità non è assolutamente comparabile al nostro olio. Il secondo fattore è quello della Gdo, grande distribuzione organizzata, che a volte condiziona la commercializzazione”.
Purtroppo, l’Italia è il paese della frammentazione, vi sono una infinità di piccoli produttori che spesso non hanno la capacità di consorziarsi e di fare squadra.
“Infatti, se avessimo la capacità di metterci insieme non subiremmo le condizioni capestro dei grandi acquirenti. Succede anche che in alcuni consorzi e cooperative vi sia gente che non sia produttore per cui il problema lo avverte relativamente, ciò avviene maggiormente al Sud”.
Sugli scaffali capita di vedere l’olio a 3 o 3,50 euro al chilo.
“Sicuramente non si tratta di olio extravergine di oliva di qualità italiana. È praticamente impossibile vendere a quelle cifre un olio degno di essere chiamato tale, dovrebbero intervenire le associazioni di categoria per bloccare simili storture”.
La crisi quest’anno si è riversata sul centro-nord.
“Ogni giorno dalla Puglia partono autotreni carichi di olive diretti al nord, vengono utilizzate per tagliare e compensare le perdite del 2019”.
Ancora non si sono rimarginate le ferite del 2018.
“In Puglia nessun produttore ha ricevuto i compensi per la calamità dello scorso anno”.
In un Paese come il nostro rientra nella quasi normalità.
Bruno Galante
Commenti
Ottimo e abbondante l’olio 2019, anche a buon prezzo — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>