Rossi e buonisti, come ogni anno, fanno la guerra al Presepio
È strabiliante la monotonia dei progressisti full-time, dei difensori indomiti della democrazia contro il risorgente fascismo, dei professionisti dell’accoglienza di tutti, purché non siano italiani e cristiani.
Sono noiosamente prevedibili, fanno da cinquant’anni sempre le stesse cose.
E così veniamo alla fiacca laico-liturgia, celebrata soprattutto nelle scuole, del “Non si deve fare il Presepio per rispetto a chi è di altra religione”.
Un’idiozia che ormai da anni è entrata, con il panettone e lo shopping, a far parte del panorama del mese di dicembre.
Questi ripetitori a pappagallo confondono il rispetto con il calabrachismo e con l’annientamento della nostra civiltà (almeno, di quel che ne resta) e forse non considerano che anche loro resteranno annientati.
Ma forse è quello che, in fondo in fondo, desiderano.
Guardate l’immagine, tratta da “Metropolis”, del famoso film del 1927, girato da Fritz Lang.
Gli operai che entrano in fabbrica per il loro turno sono tutti uguali tra loro, e del tutto uguali a quelli che escono.
E tutti sono a testa bassa.
Non più individui, ma parti di un insieme omogeneo, dove è indifferente essere l’uno o l’altro.
Esiste solo una folla inquadrata, e tutti fanno la stessa cosa.
Un incubo, vero?
Certamente, ma per alcuni può essere un desiderio, più o meno cosciente, quello di affondare in un “insieme” omogeneo: spogliati di ogni responsabilità, di ogni individualità, tutto diventa più facile.
Basta obbedire agli ordini e il “Potere” ti garantirà la sopravvivenza.
Considerando poi che sono passati quasi cent’anni da “Metropolis” e il progresso nel frattempo ha galoppato, alle future amebe verrà garantito anche il modello più recente di Smartphone e la connessione internet più veloce. Insomma, la felicità…
Cosa c’entra tutto ciò con la guerra al Presepio?
C’entra, eccome, perché scordarsi che la nostra civiltà è cristiana, e che non esiste una civiltà “non cristiana”, vuol dire porre le premesse perché la società si disfi.
Come infatti vediamo che già accade, giorno per giorno.
Pensiamo a tante cose che per noi sono ovvie e di cui non potremmo fare a meno, dall’istruzione, alla sanità, alle organizzazioni caritative, di pubblico soccorso.
Pensiamo alle meraviglie dell’arte, con cui l’Europa di un tempo, e in particolare l’Italia, hanno nutrito lo spirito di tutto il mondo.
Pensiamo a modelli di socialità e partecipazione in cui ogni individuo poteva dare il meglio di sè stesso, per il progresso individuale e sociale, eccetera eccetera.
Bene, signori lottatori per la libertà e distruttori del Presepio, vi ricordate da dove sono nate tutte queste belle cose?
Provate a studiare un po’ la Storia, a leggere da chi fu riportata la civiltà in un’Europa immersa nelle barbarie dopo la caduta dell’Impero Romano.
Il Presepio non è solo, come hanno detto alcuni politici di buona volontà “un messaggio di pace”.
Il Presepio non si limita a “far parte della nostra cultura”.
Tutte cose vere, ma parziali.
Il Presepio è la rappresentazione della nascita di Cristo, del Redentore.
È l’inizio della Storia della Salvezza.
È il riconoscimento del fatto, così ovvio che non dovrebbe esserci necessità di ricordarlo, che siamo cristiani e che i cristiani hanno ridato la luce al mondo, finché si sono ricordati di essere cristiani.
Togliamoci questi idioti complessi di inferiorità verso le altre “culture” e verso le altre “religioni”. Non esistono altre religioni.
Esiste la Fede cristiana, come custodita dalla Tradizione cattolica, e poi esistono eresie, scismi e altre confusioni.
Non esistono altre “civiltà”, perché la casa, se non è fondata sulla roccia che è Cristo, è destinata a crollare.
Perché mai contiamo gli anni dalla nascita di Cristo?
Esattamente perché la Storia degli uomini ricomincia da quel momento.
A quali altre “culture” dovremmo inchinarci?
A quella dei maomettani, che ha prodotto società crudeli in cui la donna è trattata come un animale da riproduzione?
A quella ebraica, che ancora oggi non riconosce la venuta del Messia?
E lasciamo perdere tante altre credenze idolatriche e selvagge, anche se portate alla ribalta di recente da sacerdoti e vescovi traditori.
Il Presepio non si tocca. Senza la nascita di Cristo, che celebriamo ogni anno e che rappresentiamo con il Presepio, non esisterebbe nulla di umano e di civile.
E infatti, vediamo bene che, quanto più si ripudia la Fede, tanto più la Società sta diventando disumana e incivile.
“Senza di me non potete fare nulla”. Lo ha detto Nostro Signore.
Vale per tutti, anche per gli imbecilli che si affannano a vietare il Presepio.
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