La UE ha regalato alle ong oltre 11 miliardi senza rendiconto
Di tanto in tanto si solleva un polverone ma col trascorrere delle ore la discussione si impolvera e torna nell’oblio.
L’ultimo ad aver tentato di scoperchiare il pentolone è il prof Augusto Sinagra, già docente di Diritto internazionale in varie università, in una intervista rilasciata a La Verità.
“La Commissione UE nasconde una illecita attribuzione di fondi. Andrebbe accertato quali sono le associazioni che hanno beneficiato dei finanziamenti ed anche le loro finalità. Vanno valutati gli scopi che devono essere nell’interesse pubblico, non di quello privato. Il bilancio dell’Unione Europea non è un bancomat e se le Ong fanno servizio di deportati dalle coste della Libia all’Italia, non possono ricevere soldi”. È quanto sostiene l’emerito docente catanese.
Nei mesi scorsi era sta la Corte dei Conti europea a formulare dubbi sulle Organizzazioni non governative, sui fondi che ricevono direttamente da Bruxelles e sull’utilizzo che ne fanno. Secondo una stima nel periodo 2014-2017 la Commissione europea pare abbia impegnato la bellezza di 11,3 miliardi di euro affidandone l’esecuzione alle Ong.
Peccato, però, che su come poi siano stati utilizzati questi soldi, c’è un vuoto ciclopico.
Contrariamente a quel che si pensi, non esiste una precisa definizione di Ong.
Non solo: nel sistema contabile della Commissione, il tutto si basa su autodichiarazioni, “ed essendo i controlli effettuati dalla Commissione limitati – scrivono i magistrati contabili – la classificazione di un’entità come Ong risulta inattendebile”.
Da qui nasce un infinito mare magnum, cui si aggiunge l’aggravante che manca un monitoraggio anche nel momento in cui i fondi sono stati assegnati.
Per un progetto, ad esempio, nella banca dati comunitaria si indicava un finanziamento di 14 milioni quando invece la vera cifra doveva essere 11,2 milioni.
In un altro caso, ancora, l’importo del contratto pubblicato nel portale Ue era zero, mentre l’effettivo importo del contratto era di 2 milioni.
Ci si potrebbe affidare al monitoraggio compiuto dall’Onu, a questo punto.
Peccato che pure questo risulta essere assolutamente inefficace.
Nella relazione si legge: “Gli auditor della Corte hanno verificato i dati che gli organismi delle Nazioni Unite cui era stata demandata l’attuazione avevano pubblicato sui sei progetti a gestione indiretta inclusi nel campione di audit. È emerso che, in cinque casi, gli organismi dell’Onu non avevano pubblicato, o avevano pubblicato solo in parte, informazioni sulle sovvenzioni concesse ad Ong con fondi dell’Ue”.
Tra le segnalazioni della Corte spicca anche il fatto che le informazioni raccolte sui fondi Ue la cui attuazione è demandata alle Ong, non sono uniformi.
Cosa vuol dire?
Semplice: siccome i servizi della Commissione controllati gestivano le sovvenzioni utilizzando sistemi diversi, con conseguenti variazioni riguardo alla quantità di informazioni disponibili sui finanziamenti forniti ai beneficiari, le informazioni raccolte non sono uniformi e non sempre permettono la registrazione dei fondi ricevuti da tutti i beneficiari di un contratto.
Non solo zero trasparenza, dunque, ma vera e propria impossibilità ad essere trasparenti.
Da qui nascono le inevitabili raccomandazioni che la Corte indirizza direttamente alla Commissione Ue.
Bisogna necessariamente “migliorare l’attendibilità delle informazioni sulle Ong nel proprio sistema contabile”, “migliorare le informazioni raccolte sui fondi”, “adottare un approccio uniforme alla pubblicazione di dettagli sui fondi forniti alle Ong” e, ancora, “verificare che gli organismi delle Nazioni Unite pubblichino dati completi e accurati sui contratti aggiudicati a Ong utilizzando fondi dell’Ue”.
Ovvio che lo stimolo economico a viaggiare nel Mediterraneo diventa una sirena alla quale è difficile resistere.
I nuovi parrucconi di Bruxelles sempre attenti alle virgole quando c’è da badare all’austerity avranno la volontà di spulciare i libri contabili di questi buonisti e caritatevoli salvatori di giovanotti alla ricerca dell’eldorado?
Raimondo Adimaro
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