Violante Gardini, presidente AGIVI: bisogna fare squadra
A Priocca, nel cuore delle Langhe, patria di Barolo e Barbaresco, si è riunita, nei giorni scorsi, l’Assemblea generale di AGIVI, Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani, ed ha eletto la giovane Violante Gardini, proveniente da Montalcino, patria del Brunello.
Un connubio perfetto delle eccellenze enologiche del Made in Italy.
Succede a Federico Terenzi e rimarrà in carica per tre anni, al suo fianco come vicepresidente avrà la tarantina Marzia Varvaglione ed il cuneese Enrico Gobino.
Presidenza al femminile, tanto per non smentire la tradizione familiare visto che la madre, Donatella Cinelli Colombini, è a capo dell’Associazione nazionale Donne del Vino, e nel contempo mamma e figliola sono ai vertici dell’azienda agricola Donatella Cinelli Colombini la cui cantina è Casato Prime Donne di Montalcino.
Che all’interno del mondo vinicolo vi sia maggiore interesse nei confronti del pianeta donna lo si nota scorrendo l’elenco del nuovo consiglio direttivo dell’AGIVI: su undici componenti ben sette sono giovani imprenditrici.
L’AGIVI nasce nel 1989, in seno all’Unione Italiana Vini, con l’intento di essere palestra di formazione e spirito di unione dei vignaioli alla quale è possibile iscriversi fino all’età di 40 anni e rappresenta oltre 14.000 ettari di vigneto specializzato.
Una cassaforte da cui prelevare la futura classe dirigente delle eccellenze vinicole nazionali.
Violante Gardini, trentacinquenne, trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra i filari e le botti dell’azienda materna,
Donatella è stata l’ideatrice di Cantine aperte e le trasmette passione e dedizione pressoché totale verso i vigneti e l’enoturismo. A tal punto che la tesi di laurea in Economia Aziendale a Firenze è dedicata all’enoturismo.
Nel 2008-2009 evidenzia le sue tendenze alla leadership e ricopre l’incarico di presidente dei Leo, i giovani dei Lions, di Toscana.
Violante è responsabile commerciale delle cantine di Donatella, Casato Prime Donne a Montalcino e la Fattoria del Colle a Trequanda. Per una maggiore e migliore padronanza della professione ha girato il globo visitando i principali vigneti dei cinque continenti.
Dal 2013 è presidente del Movimento Turismo del Vino della Toscana, poltrona che abbandonerà per seguire gli impegni nazionali dell’AGIVI.
Appena insediatasi dopo l’elezione avvenuta all’unanimità dichiara: “Credo tantissimo nel fare squadra e all’interno dell’AGIVI intendo applicare lo stesso metodo di lavoro in gruppo che nelle precedenti esperienze mi ha permesso di conseguire risultati importanti ed incrementare il numero dei soci oltre che di organizzare iniziative importanti”.
Basta conoscerla un tantino per comprendere che obiettivi e traguardi programmati devono essere raggiunti con impegno e caparbietà.
Il Made in Italy del nettare divino ha superato previsioni che un paio di decenni addietro erano imprevedibili.
“Oramai in molti Paesi si stappano sempre più bottiglie di bollicine italiane che di champagne, ciò ci riempie di orgoglio e ci gratifica per il lavoro svolto in questi lustri. E la Toscana ha recitato e prosegue a recitare un ruolo primario con eccellenze riconosciute e premiate dappertutto”.
Il vino della Penisola è divenuto leader mondiale anche perché, finalmente, i produttori hanno compreso che per aggredire i mercati esteri è indispensabile fare squadra.
“Ne sono più che convinta. È stato uno dei primi insegnamenti ricevuti da mamma. Ci ho sempre creduto e l’ho sempre messo in pratica. Bisogna essere concreti e guardare avanti. Noi italiani dobbiamo sviluppare maggiormente il senso di Casa Italia, è un particolare che i nostri concorrenti, specie i francesi, attuano ogni qualvolta valicano i loro confini nazionali”.
Purtroppo tale situazione è abbastanza diffusa e non solo tra i vignaioli. Eppure dovrebbero sapere che il brand Made in Italy è sinonimo di eccellenza, di capacità, di professionalità, di orgoglio.
La stagione appena conclusa lascia aperte le finestre dell’ottimismo.
“In alcune zone vi sono state vendemmie leggermente in calo rispetto alla passata stagione, comunque dovremmo aver superato i 44 milioni di ettolitri che confermano l’Italia come primo produttore planetario davanti alla Francia e alla Spagna. La qualità è stata tra il buono e l’ottimo un po’ ovunque per cui vi è spazio per l’ottimismo”.
Per l’export si guarda con maggiore attenzione ai mercati emergenti come la Cina ed il Sud America.
“In alcune regioni sorgono problematiche con i dazi che dovrebbero essere affrontate e risolte dalla classe politica nazionale ed europea. In Cina il nostro vino è sempre più apprezzato e cercato, è un mercato non facile, però siamo in fase di crescita. Per il Sud America la presenza di milioni di immigrati dovrebbe agevolarci, Brasile Argentina Messico sono mercati importanti e molti produttori stanno investendo in quelle regioni”.
Per il 2020 il sorriso e tanto ottimismo non mancheranno.
Bruno Galante
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