Axun la storica città perduta dell’Etiopia torna alla luce
Recenti scavi in Etiopia hanno portato alla luce una città perduta appartenente ad una delle principali civiltà meno documentate del mondo antico.
Durante i suoi tempi d’oro, dal primo all’ottavo secolo dopo Cristo, il regno africano di Aksum era una potenza certamente da non sottovalutare.
Posta lungo il bordo settentrionale del Mar Rosso, comprendeva Etiopia, Eritrea, Gibuti e Somalia.
Era una società fiorente e complessa che svolse un ruolo importante nel commercio tra l’Impero Romano e l’antica India.
Fu il primo Stato dell’Africa sub-sahariana a coniare proprie monete e anche il primo ad introdurre il Cristianesimo, anche se conosciamo ancora molto poco della sua organizzazione.
Recentemente un gruppo di archeologi ha portato alla luce uno dei siti più importanti di Axum: un vivace centro commerciale e religioso, celato tra la capitale e il Mar Rosso, in una regione denominata Yeha.
Chiamata Beta Samati, che significa “casa del pubblico” nella lingua locale Tigrinya, i resti di quell’insediamento potrebbero aiutare a rivelare alcuni dei misteri che circondano l’ascesa e la caduta di quell’antico impero africano.
Spiega l’archeologo Michael Harrower della Johns Hopkins University: “Questa è una delle più importanti civiltà antiche, ma la gente (nel mondo occidentale) non lo sa. Al di là dell’Egitto e del Sudan, è la prima società complessa o la più grande civiltà in Africa”.
Negli anni ’70, diversi siti di notevole importanza della civiltà di Aksum furono esaminati vicino a Yeha, anche se le aree circostanti rimasero del tutto inesplorate.
Fu attorno al 2011 che gli archeologi vennero informati dai residenti locali di reperti che si intravedevano al di là di quelli già noti e così si è iniziato a cercare nelle colline circostanti.
Ed è proprio su di esse che venne trovato l’antico insediamento di Beta Samati, il quale si trovava a più di tre metri di profondità sotto la superficie.
Mentre sono in atto ulteriori indagini sul nuovo sito, i risultati preliminari sfidano una nozione comune sull’antico impero.
Prima della civiltà aksumita, si pensava che le società di questa regione fossero quasi del tutto scomparse, lasciando dietro sé solo alcuni “piccoli insediamenti rurali”.
Ma gli archeologi ora pensano che in realtà ci sia stata una continuità tra importanti governi pre-aksumiti e aksumiti.
“Il nostro lavoro dimostra che Beta Samati era un grande insediamento densamente popolato situato a sei chilometri e mezzo a nord-est di Yeha, il centro del potere politico della prima struttura complessa (pre-aksumita) dell’Africa sub-sahariana”, scrivono gli autori su Antiquity.
“Le nostre scoperte dimostrano anche che, contrariamente al presunto abbandono della regione di Yeha dopo il periodo pre-aksumita, Beta Samati ha continuato a funzionare come nodo principale sulle rotte commerciali che collegavano il Mediterraneo ad Adulis e Aksum durante il classico, medio e tardo Periodi aksumita”.
Quattro stagioni di scavi tra il 2011 e il 2016 hanno ora prodotto risultati che indicano che questa antica città è stata occupata per circa 1.400 anni e ha svolto un ruolo cruciale nella struttura sociopolitica ed economica della regione.
Nelle mura in pietra, gli esperti hanno trovato diverse monete, iscrizioni, un anello in oro intagliato, chiaramente influenzato dall’arte romana, e una basilica, che stando alla datazione al carbonio di alcuni reperti trovati all’interno, fu costruita nel IV secolo
La struttura di questo edificio è simile ad altre basiliche trovate nella fase tardiva e media della civiltà di Aksum, sebbene alcuni aspetti suggeriscano una data precedente.
All’interno, gli archeologi hanno scoperto prove di rituali, commercio internazionale e cibi di alto valore.
Sono state trovate anche diverse raffigurazioni di bovini e tori, il che è abbastanza insolito e suggerisce una mescolanza di tradizioni pagane e paleocristiane.
La scoperta più importante però, sembra essere un ciondolo in pietra nera, inciso con una croce cristiana e il motto “venerabile”, che è utilizzato ancora oggi.
“Ha dimensioni che fanno pensare che fosse un ciondolo da portare al collo”, ha detto Harrower, “quindi, forse, non è da escludere che lo portasse un prete”.
Verso la fine del regno di questa civiltà, nella regione arrivò l’Islam.
Nel 615 dopo Cristo, il re di Aksum concesse effettivamente rifugio ai primi musulmani e una delle ipotesi è che la civiltà iniziò a declinare, mentre l’Islam prendeva il controllo sul commercio del Mar Rosso.
Claudia Treves
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